VALERIO SCANU
Post n°11 pubblicato il 14 Novembre 2009 da channelfy
|
Una notte d’estate due fanciulle cheyenne stavano sdraiate fuori dalla loro tenda, guardando le stelle. “Guarda quella!”disse la Prima fanciulla. “E’ la più luminosa di tutte. Mi piacerebbe sposarla”. Il giorno dopo,mentre le due fanciulle raccoglievano la legna, videro un porcospino che si arrampicava su un albero. “Voglio prenderlo”disse la Prima fanciulla, arrampicandosi dietro di lui. Il porcospino continuava a salire senza farsi prendere e Prima fanciulla lo seguiva.”Vieni giù,vieni giù!” implorava la Seconda fanciulla,ma in breve Prima fanciulla arrivò troppo in alto per poterla udire. L’albero, un pino, continuava a crescere finché raggiunse il mondo celeste. Prima fanciulla si mise a piangere dalla paura, perché era salita troppo in alto. Allora si udì una voce: ”Non piangere. Sono Stella Splendente, e vorrei sposarti.” Così Prima fanciulla e Stella Splendente si sposarono.Stella Splendente disse alla sua sposa che avrebbero potuto fare tutto quello che voleva nel mondo celeste, però se avesse raccolto le rape bianche che crescevano in quel luogo, sarebbe successo qualcosa di male. Vissero insieme felici, e presto, ebbero un bambino. Ma Prima fanciulla era molto curiosa riguardo alle rape bianche e, un giorno, ne raccolse una. Nel mondo celeste si formò un buco, attraverso il quale si poteva vedere la terra lontana lontana.Desiderosa di rivedere la sua casa d’origine, Prima fanciulla, intrecciò una fune di fili d’erba; sembrava abbastanza lunga da arrivare fino a terra, e così Prima fanciulla cominciò a scendere attraverso il buco, con il suo bambino in braccio. Ma quando Prima fanciulla arrivò in fondo alla fune, vide che il terreno era ancora molto più sotto.Si aggrappò disperatamente, ma alla fine le mancarono le forze e cadde. Morì, ma il bambino, che era fatto di pietra di stelle, sopravvisse. Una mamma stornello portò il bimbo nel suo nido e lo nutrì insieme ai suoi piccoli. Chiamò il bimbo Stella Cadente. Il ragazzo cresceva in fretta e aveva imparato a correre tanto veloce da tener dietro al volo degli uccelli. Ma la mamma stornello era triste perché il ragazzo non aveva le ali. Quando si avvicinò l’inverno, e per gli stornelli arrivò il momento di volare a Sud, sapeva che lui non avrebbe potuto compiere a piedi un viaggio così lungo. "Fammi un arco e delle frecce e mi arrangerò da solo" le disse Stella Cadente. Portando con sé l’arco e le frecce degli stornelli, camminò lungo un fiume e giunse all’accampamento di sua madre.Vide una vecchia e le disse: "Nonna, ho sete". "Non posso darti acqua." gli rispose la vecchia. "Nel fiume c’è un mostro che mangia tutti quelli che si avvicinano!". Ma Stella Cadente aveva la gola così secca, che si fece dare un secchio di pelle di bisonte ed un mestolo di corno di bisonte ed andò al fiume.Appena immerse il mestolo nell’acqua, apparve un mostro enorme, che aprì la bocca e lo ingoiò. Rannicchiato per la paura in fondo allo stomaco del mostro, Stella Cadente, trovò tutte le altre persone che il mostro aveva ingoiato vive. La madre di Stella Cadente era una giovane Cheyenne, ma suo padre era una stella e lui era fatto di pietra di stelle, così con un pugno fece un buco nel fianco del mostro, uccidendolo. Tutti strisciarono fuori e Stella Cadente li ricondusse all’accampamento. Allora,Stella Cadente, andò dalla vecchia e le disse: "Nonna, ho fame". "Non ho cibo da darti. Ogni volta che gli uomini vanno a caccia, un corvo bianco avvisa i bisonti che stanno arrivando". "Non ti preoccupare per questo". disse Stella Cadente. "Procurami una pelle di bisonte e due corridori veloci". Ai corridori disse: "Dovete far finta di volermi colpire." Stella Cadente indossò la vecchia pelle di bisonte e raggiunse la mandria. Quando i due corridori si avvicinarono, il corvo bianco volò in alto gridando: "Correte, arrivano i cacciatori!" La mandria fuggì e Stella Cadente nella sua vecchia pelle di bisonte li seguì. I corridori lanciarono le loro frecce e Stella Cadente si lasciò cadere, come se fosse stato morto. Il corvo bianco volò sopra di lui, dicendo: "Perché andavi così piano?". Il corvo volava sempre più vicino e Stella Cadente allungò il braccio da sotto la pelle di bisonte e lo afferrò per le zampe. Trionfante, portò l’uccello all’accampamento e ne fece dono al capo che annunciò: "Porterò questo uccello alla mia tenda, lo legherò in alto e lo affumicherò fino a farlo morire".Da quel giorno, gli Cheyenne poterono cacciare tutti i bisonti di cui avevano bisogno, e non soffrirono più la fame. Tutti furono così riconoscenti a Stella Cadente, che gli diedero una tenda tutta per lui e la più bella fanciulla della tribù per moglie. E ogni notte Stella Splendente, padre di Stella Cadente, brillava su di loro dal cielo, benedicendoli, con la sua luce.
|
|
|
Quest'Amore
Questo amore Questo amore Così violento Così fragile Così tenero Così disperato Questo amore Bello come il giorno E cattivo come il tempo Quando il tempo è cattivo Questo amore così vero Questo amore cosí bello Così felice Così gaio E così beffardo Tremante di paura come un bambino al buio E così sicuro di sé Come un uomo tranquillo nel cuore della notte Questo amore che impauriva gli altri Che li faceva parlare Che li faceva impallidire Questo amore spiato Perché noi lo spiavamo Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato Questo amore tutto intero Ancora così vivo E tutto soleggiato E' tuo E' mio E' stato quel che è stato Questa cosa sempre nuova E che non è mai cambiata Vera come una pianta Tremante come un uccello Calda e viva come l'estate Noi possiamo tutti e due Andare e ritornare Noi possiamo dimenticare E quindi riaddormentarci Risvegliarci soffrire invecchiare Addormentarci ancora Sognare la morte Svegliarci sorridere e ridere E ringiovanire il nostro amore è là Testardo come un asino Vivo come il desiderio Crudele come la memoria Sciocco come i rimpianti Tenero come il ricordo Freddo come il marmo Bello come il giorno Fragile come un bambino Ci guarda sorridendo E ci parla senza dir nulla E io tremante l'ascolto E grido Grido per te Grido per me Ti supplico Per te per me per tutti coloro che si amano E che si sono amati Sì io gli grido Per te per me e per tutti gli altri Che non conosco Fermati là Là dove sei Là dove sei stato altre volte Fermati Non muoverti Non andartene Noi che siamo amati Noi ti abbiamo dimenticato Tu non dimenticarci Non avevamo che te sulla terra Non lasciarci diventare gelidi Anche se molto lontano sempre E non importa dove Dacci un segno di vita Molto più tardi ai margini di un bosco Nella foresta della memoria Alzati subito Tendici la mano E salvaci.
|
La favola del gatto Maone Se un giorno i vostri bambini dovessero avere la febbre ( capita purtroppo) fate loro compagnia, non lasciate la televisione accesa nella cameretta, ma sedetevi accanto al letto e raccontategli questa favola. Da quando era morto suo padre, la bambina era rimasta a vivere con la matrigna e la sorellastra che la trattavano in casa sua come una serva. Uno dei compiti più duri che le erano stati imposti era quello di lavare i panni al torrente. Era dura soprattutto d' inverno. E proprio in una di quelle fredde giornate la piccola dovette andare a lavare una montagna di roba. Ben presto le si gelarono le mani . Cercava anche di cantare, ma il fiato le si gelava in bocca . Aveva così freddo che non le riusciva di stringere il sapone, tanto che alla fine le cadde nell’acqua e fu subito trasportato dalla corrente. Disperata, la bambina si mise a correre sulla riva, correva e piangeva, pensando a quanto la matrigna l’avrebbe sgridata e picchiata. Ad un certo punto però incontrò una vecchina che le chiese: “Perché corri bambina ? e parché piangi così?” “Perché m’è caduto il sapone nell’acqua e se non lo trovo prima di sera la mia matrigna mi picchierà e mi manderà a letto senza cena” “Prova ad andare alla casa dei gatti” disse la vecchina” Là c’è il Gatto Maone, vedrai che lui ti aiuterà.” “Ma dov’è questa casa?” disse la piccola con un barlume di speranza. “E’ laggiù , dietro quella collinetta”. La bimba si mise a correre ancora più svelta, non vedendo l’ora di poter trovare qualcuno che l’aiutasse. Passata la collinetta , vide un castello in mezzo agli alberi e pensò che quella doveva essere la casa dei gatti. Una volta giunta davanti al portone bussò pianissimo , con le mani ancora gelate, e le venne ad aprire un gatto: “Che cerchi, bambina, alla casa dei gatti?” “Cerco il Gatto Maone perché m’è caduto il sapone nell’acqua e quella vecchietta m’ha detto che lui mi può aiutare...” “Ah, cerchi il Gatto Maone...Allora va’ più su” La bambina iniziò a fare le scale , che però non finivano mai . Ad un certo punto vide un gattino che stava lavando le scale , ma il secchio era addirittura più grosso di lui e il povero gattino non riusciva neanche a bagnare lo straccio. “Dai a me, che ti aiuto io” dissa la piccola .E in poco tempo le scale erano perfettamente lavate. Continuando a salire incontrò un altro gatto che con una grossa pala cercava di riempire una caldaia di carbone, in una stanza fumosa e caldissima , tanto che mancava il fiato. “Ma che fai gattino? Sei troppo piccolo per questo lavoro...dammi la pala che ti aiuto io...” Il gattino le diede la pala e la piccina , sudando e faticando, mise tutto il carbone nella caldaia. “Ma dov’è il Gatto Maone? Povera me , è passato tanto tempo , fra poco farà notte ...il mio sapone ...povera me...” “Il Gatto Maone è più su...fai un altro po’ di scale e lo troverai.” La bimba si inerpicò di nuovo su per quelle scale col cuore in subbuglio. Ad un certo punto incontrò un gattino che , in piedi sopra ad uno sgabello, stava impastando una grossa quantità di pane nella madia. “Ma ...gattino...che fai? Sei così piccolo...hai le zampette così piccole...come farai ad impastare quella montagna? “ “E’ il pane di noi gatti ... sai , siamo tanti ...” “Ma su, scansati che ti dò una mano “ disse la bambina . Ed impastò a dovere tutta la montagna di pasta e preparò pure i filoni e li mise sulla tavola. Poi le tornò in mente il sapone...e riprese a correre su per le scale. Era ormai arrivata al decimo piano quando finalmente entrò in una grande sala , lucida di marmi e di specchi , con un trono al centro, su cui era seduto un grosso gatto dal pelo lungo e la corona in testa. “Buongiorno” disse la piccina” E’ lei il gatto Maone?” “Sì bambina, sono io. Che cosa vuoi da me?” E la piccola gli raccontò tutto, del sapone e della vecchina e della matrigna e delle botte che avrebbe preso per colpa di quel sapone che le era scivolato di mano. Il Gatto Maone chiamò tutti i gatti a raccolta e chiese loro che cosa pensavano della bambina. “Con me è stata bravissima ! Ha lavato le scale al posto mio , e io non le avevo neanche chiesto niente!” disse il primo gattino. “ Oh, è stata tanto buona anche con me...Mi ha aiutato a mettere tutto il carbone nella caldaia ...e non glielo avevo neanche chiesto!” disse il secondo gattino. “Oh , con me è stata ancora più buona...mi ha aiutato ad impastare il pane ed ha fatto tutti i filoni, pronti per la cottura ! Ed non glielo avevo neanche chiesto!” Disse il terzo gattino. “Basta” fece il Gatto Maone ” ho capito “. “Ecco bambina, questo è il tuo sapone e poi voglio farti anche un regalo: prendi questo pacco, contiene un vestito bellissimo,e domattina mettilo prima che faccia giorno.Poi quando sentirai ragliare l’asino non ti voltare, ma quando sentirai cantare il gallo voltati. Ora va a casa , ti farò portare dai miei gatti sulla mia carrozza” Infatti fece in un battibaleno, poco dopo la piccina era già a casa nella sua cameretta. Al mattino prestissimo, si svegliò si infilò il vestito che era davvero bellissimo, era fatto di cielo con raggi di sole davanti e raggi di luna dietro . Era ancora lì tutta incantata a guardarsi, quando sentì ragliare l’asino . La bimba ricordò le parole del Gatto Maone e non si voltò, ma quando sentì cantare il gallo si voltò e subito le comparve una stella in fronte , così bella che le illuminava il volto , facendola apparire splendente. La matrigna che passava davanti alla sua cameretta , vide quella luce che filtrava da sotto la porta e stupita l’aprì. Quale non fu la sua meraviglia nel vedere la figliastra con un tale vestito e con quella stella sulla fronte ! Volle sapere tutto, naturalmente, e la bambina le raccontò il come e il perché per filo e per segno. La matrigna allora chiamò sua figlia e le disse: “Svelta, vai anche tu al fiume , fai cadere il sapone nell’acqua e poi vai dal Gatto Maone, alla casa dei gatti . Lui darà anche a te questo splendido vestito e la stella in fronte !” La ragazzina era riluttante, non le piaceva tanto l’idea di andare al fiume con quel freddo, ma sapeva che con sua madre non c’era niente da fare se non ubbidire. Arrivata al fiume fece cadere il sapone di proposito e si avviò lungo la riva. Incontrò anche lei la vecchina che le chiese: “Dove vai fanciulla?” “Ma cosa te ne imprta a te dove vado , brutta vecchiaccia! Fatti gli affari tuoi e stai lontana da me:” Siccome la sorellastra le aveva detto dove si trovava la casa dei gatti , continuò a camminare verso quella direzione finché non la vide. Arrivata al portone cominciò a bussare e siccome non le aprirono subito prese a tirar calci alla porta e a strillare: “Gatti! Gattacci ! ma dove siete ?” Finalmente le aprì il gatto guardiano: “ Che cosa vuoi bambina?” “Pussa via brutto gatto, fammi passare” e si mise a salire di corsa verso i piani alti. Quando vide il gatto che stava lavando le scale si mise a ridere: “Oh bella! guarda ‘sto gatto quant’è ridicolo ! ma pussa via bestiaccia .” E dette una calcio al gatto e al secchio che rotolarono giù per le scale. Quando vide il gatto che caricava il carbone per poco non si fece venire un malore per il gran ridere: “Ma non lo vedi che non arrivi neanche al portello ? come pretendi di fare ‘sto lavoro? Aspetta che ti aiuto io ....” Lo prese per la collottola e lo buttò dentro la cadaia. Più in su, incontrò il gatto che faceva il pane e anche qui si fermò a schernire il povero gatto : ”Ma guardate, un gatto che vuol fare il fornaio ! S'è mai vista una cosa più ridicola di questa? Guarda come si fa il pane...” Prese il gatto per la coda e lo lanciò sopra la pasta dove poi il gatto cominciò ad affondare. Dai e dai giunse infine alla sala del Gatto Maone. “Che cosa cerchi bambina , alla casa dei gatti?” “ Senti gattaccio, non farmi perdere altro tempo. Sono venuta a prendere il sapone, il vestito e la stella” Allora il Gatto Maone chiamò tutti i gatti e chiese loro che cosa pensavano di quella bambina. “Per carità “ disse il primo” A me ha dato un calcio e mi ha scaraventato giù per le scale ...E poi non le avevo fatto niente!” “E a me allora?” fece il secondo” Mi ha buttato nella caldaia insiema al carbone ...Perché poi?..non le avevo fatto niente ! ” “ Anche con me si è comportata male” disse il terzo” Mi ha buttato nella pasta del pane, ma anche io non le avevo fatto niente...Stavo lì che impastavo...” “Ho capito” disse il Gatto Maone “ Ecco il tuo sapone , bambina. Ed ecco il tuo vestito , è qui nella scatola , mettilo domani mattina presto, quando è ancora buio ..E mi raccomando , quando senti cantare il gallo non ti voltare , ma quando senti ragliare l’asino, voltati.” La bambina prese il suo pacco e si diresse verso casa, senza neanche salutare. Al mattino dopo , si svegliò che era ancora notte e si mise il vestito . Poi aspettò che cantasse il gallo e lei non si voltò, quando invece sentì ragliare l’asino si voltò ....e le cominciò a spuntare in fronte una brutta codaccia d’asino che più la tagliava e più cresceva. Inoltre, quando fu giorno si accorse che anche il suo vestito era orribile: fatto di stracci , pieno di toppe ed era pure puzzolente , sapeva di stallatico... La madre cercò di levarglielo , ma per quanto si sforzasse, non ne fu capace , tanto che alla fine per non sentire più quell’ odore terribile la scacciò di casa e sua figlia finì per fare la raminga nei boschi . Con la sua coda d’asino sulla fronte e il suo vestito di stracci. La sorellastra invece, splendida nel suo vestito di cielo , che aveva il sole davanti e la luna dietro , e con la sua stella luminosa in fronte, presto fu chiesta in sposa dal principe che la condusse al suo castello, dove visse amata e lodata da tutti per tutta la vita. PS: La morale di questa favola è la seguente ( non ditela ai vostri bambini tanto la capiranno da soli , a voi invece la devo spiegare) : possiamo fingere di essere chiunque , possiamo far finta di essere cantanti e ci crederanno, possiamo far finta di essere cuochi e ci crederanno, possiamo far finta di essere pittori e ci crederanno, ma non possiamo far finta di essere buoni perché al Gatto Maone nulla sfugge.
|
Amore non e' amore (Shakespeare)
Amore non e' amore se muta quando scopre un mutamento Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro si allontana. Oh, no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai; amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio; se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato. William Shakespeare |
AREA PERSONALE
MENU
TAG
CERCA IN QUESTO BLOG
CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG
I messaggi sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
I MIEI LINK PREFERITI
ULTIMI COMMENTI
Se
Se un giorno
ti venisse voglia di piangere...
Chiamami.
Non prometto di farti ridere,
ma potrei piangere con te...
Se un giorno
tu decidessi di scappare,
non esitare a chiamarmi.
Non prometto di chiederti di restare,
ma potrei scappare con te.
Se un giorno
ti venisse voglia
di non parlare con nessuno...
chiamami.
In quel momento
prometto di starmene zitto.
Ma…Se un giorno tu mi chiamassi
e non rispondessi...
Vienimi incontro di corsa...
forse Io ho bisogno di te!
Inviato da: sole.cp
il 09/09/2009 alle 09:01
Inviato da: meryalipervolare
il 14/07/2009 alle 20:31
Inviato da: lupa0dgl
il 06/04/2009 alle 10:17
Inviato da: gletjzia
il 04/04/2009 alle 22:24
Inviato da: Giles2004
il 15/03/2009 alle 11:52