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O Signore, la cui voce sento
nei venti
e il cui respiro dà vita
a tutto il mondo,
ascoltami.
Vengo davanti a Te,
uno dei tuoi tanti figli.
Sono piccolo e debole:
ho bisogno della tua forza
e della tua saggezza.
Lasciami camminare
tra le cose più belle
e fa’ che i miei occhi ammirino
il tramonto rosso e oro.
Fa’ che le mie mani rispettino
ciò che tu hai creato,
e le mie orecchie siano acute
nell'udire la tua voce.
Fammi saggio,
così che io conosca le cose
che tu hai insegnato,
le lezioni che hai nascosto
in ogni foglia, in ogni roccia.
Cerco forza,
non per essere superiore
ai miei fratelli,
ma per essere abile a combattere
il mio più grande nemico: me stesso.
Fa’ che io sia sempre pronto
a venire con Te,
con mani pulite e occhi diritti,
così che quando la vita svanisce
come la luce del tramonto,
il mio spirito possa venire
a Te senza vergogna.
Preghiera di Yellow Lark, capo indiano Sioux
Da bambini si è se stessi e si sa e si capisce tutto, come dei piccoli profeti. Poi all'improvviso accade qualcosa e si cessa di essere se stessi, si diventa ciò che gli altri costringono a essere. Si perde la saggezza, e l'anima. Jean Rhys
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« SOLIDARIETÀ | Affidarsi ad un Angelo » |
Sembra assurdo andare tranquilli a dormire e svegliarsi con la devastazione sull’uscio di casa: l’angoscia e lo smarrimento sono fatali come il desiderare in qualche modo di sentirci tra noi solidali. Così da spartire l’ amarezza della constatazione, e la sorpresa dello scampato frangente.
In effetti se il solo pensiero della morte avvilisce e ci fa sentire angosciati, quando essa poi si concretizza vicina diventa come un segnale, un pungolo di riflessione. E se poi lambisce un manipolo di ignari fratelli, ci sentiamo tutti accostati in un unico sentimento da condividere e rifocillare. Forse che c’è bisogno della sua atroce presenza per renderci più sensibili l’un verso l’altro, e quindi più umani?
Chi si sofferma sulla polemica in questi momenti, penso si stia perdendo l’ennesima occasione di un recupero, o forse costoro lo fanno apposta per spostare l’attenzione dal vero all’ artefatto, per non cambiare la prospettiva dei pensieri, e rendersi consci che il normale è dalla parte opposta da cui lo si cercava?
E comunque il destino quando si presenta e pretende un funesto conteggio è sempre sconvolgimento.
In momenti come questi la realtà ci chiede una sola cosa: di ritornare in noi, e meditare sul significato unico dell’essere e dell’adoperarsi,
A voi che mi leggete mi scuso per la crudezza , ma credo che questo sia il modo più sentito di partecipare al sacrificio di chi ha lasciato la sua vita: fare in modo che pianti una traccia feconda nella nostra percezione del reale.
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