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Post n°135 pubblicato il 03 Settembre 2009 da gizzoragno
Una notte insonne, luccichio di luna su un mare magico, e rischiare con gli amici. Tutta una magia, intorno. Resistere non si può. Notte calda, aria profumata, insegnamenti preziosi contro la velocità con la quale si offuscano gli occhi dei bambini. Quaggiù è tutto un inseguimento, e poi una sosta, un furto. Poi ancora alzarsi, spostarsi. Lo sguardo perduto oltremare, dentro effetti speciali di scintille sull’acqua, incantato da lucciole tardive immaginarie, così mi trovi in sere come questa, con poche note suonate piano in punta di dita. Nessun altro pensiero, solo il respiro di tutto: sono dentro i polmoni della vita. Evaporerà un giorno questo profumo sospeso. La luce si farà più bassa, i colori un poco meno brillanti. Non importa, ho vissuto quel che c’era. E quasi non mi sono bastati i sensi. E troppo poca è la sensibilità della mia pellicola, ho certamente perso infinite sfumature emozionanti. Imbottirsi di vaghi pensieri di stagioni che si inseguono, di un giro di vento sopra il quale salire, sopra il quale ballare, mano alla mano, questo mi succede, in notti come questa. Le fessure tra le mie dita chiuse lasciano scorrere questo tempo senza riuscire a trattenerlo, ma avvertendo la sua consistenza tutta. Un granello alla volta. Un sorso alla volta. Il mio sorriso, ed il tuo, rubati alla notte, versati al sicuro in un conto cifrato nella banca dei ricordi. Abbraccio ognuno di voi, ogni volta. Sento questa musica che sta uscendo dalla mia voce, dalle parole distribuite al volo una dopo l’altra. Passione. Come si può contenere tutto questo? Rimango sotto l’onda delle emozioni, fluttuo li dentro, ad un pelo dalla superficie dove tira il vento. Comodo, poi affamato, poi inquieto. Poi ancora a dirigere la tavola dei colori, degli elementi, dei suoni che si affollano tutto intorno in questo gran galà. Anche ora, con altre foto stampate già lontane nel tempo, e altri chilometri alle spalle vissuti con capelli più lunghi sono qui a registrare ogni variazione della luce all’uscita dal lavoro; scivolo dentro il ciclo di tutto, mi lascio cullare. Pronto anche ai vuoti d’aria se ci sarà da volare, o agli scossoni se mi muoverò sulla terra. Lascio salire i brividi, e tolgo i fermi alla mia vita. E sorrido. Ancora.
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