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ARLECCHINO...di GRAZIA ILARDO ANGELS
Post n°69 pubblicato il 06 Giugno 2011 da gli_internauti
Ecco una storia d'amore adolescenziale con tratti di commedia dell'arte
In un villaggio di pochi abitanti c’era un college frequentato da un gruppo di ragazzi ricchi. In quella scuola ci andava anche Arlecchino, che aveva vinto una borsa di studio. In paese si respirava aria di festa: stava arrivando il Carnevale! Tutti avevano già pronto i vestiti: c’era chi si sarebbe travestito da Principe Azzurro, chi da Corsaro Nero, e così via… Arlecchino, invece, il vestito non ce l’aveva e quando vide tutti quei vestiti scoppiò a piangere e scappò verso casa. Quando la nonna lo vide piangere, gli chiese: “Arlecchino, perché piangi?”. “Nonna, nonna, domani ci sarà la festa di Carnevale e la ragazza che mi piace sta con un ragazzo che è il capitano della squadra di football”, spiegò Arlecchino. La nonna suggerì: “Và a dormire adesso che è tardi…”. Arlecchino piangendo andò a letto. La nonna cucì tutta la notte e gli fece il vestito di Carnevale con tanti spezzoni di stoffa colorata e gli preparò anche una bella maschera per coprire il volto. Quando Arlecchino si svegliò trovò la nonna accovacciata sulla sedia e con il vestito e la maschera in mano. “Nonna, nonna, svegliati!” gridò Arlecchino. “Ma come, non hai dormito tutta la notte per cucirmi questo bel vestito?”. “Si” disse la nonna. “Tieni, è tutto per te!”. “Ma è bellissimo!” disse Arlecchino, ammirando tutti quei colori. Poi lo indossò, si infilò la maschera e chiese alla nonna: “Come mi sta?”. “Benissimo tesoro mio!” rispose la nonna. E così Arlecchino si avviò verso la festa tutto felice. Strada facendo, più si avvicinava alla musica della festa, più si sentiva teso. Alla fine giunse di fronte al palazzo e iniziò a salire una lunga scala fatta di tantissimi gradini di marmo luccicante. Arrivato sulla soglia, tutti si fermarono per ammirarlo e mormorarono: “Ma chi sarà mai?”. Fu in quel momento che Arlecchino vide la sua amata e, per la timidezza, scappò immediatamente fuori al terrazzo e lei lo rincorse chiedendogli: “Ma tu chi sei?”. “Sono una maschera” rispose Arlecchino. La ragazza gli chiese: “Ti va di ballare?”. E ballarono tutta la notte. Alla fine arrivò il momento di togliersi le maschere e Arlecchino stava per andarsene via, quando lei lo afferrò per una mano e gli disse: “Non andare via, io t’amo!”. Arlecchino tristemente le rispose: “Tu sei innamorata della mia maschera, non di me…” Ma la ragazza gli sfilò la maschera e sorridendo gli disse: “Io sono innamorata di questi begli occhioni celesti!”. “Ma come, hai notato i miei occhi?” chiese Arlecchino. “Si, li ho notati da sempre, a scuola”, spiegò lei, “anche se in educazione fisica sei un pappamolle, mi piaci lo stesso”. E fu così che si baciarono e vissero felici e contenti.
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