Cerca in questo BlogI miei Blog AmiciChi puņ scrivere sul blog
Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
|
Post n°10 pubblicato il 24 Giugno 2010 da angeloglobulirossi
TEMPO DI CREDERE Primo Mazzolari
LUNEDÌ DI PASQUA A testimoniare la predilezione di don Primo Mazzolari per i due discepoli di Emmaus, riportiamo, per cortese concessione, una sua "predica" del Lunedì di Pasqua del 1957: una "predica" del parroco di Bozzolo, colta dalla sua viva voce, pronunciata con la fervida improvvisazione del pastore d'anime, senza la preoccupazione dello scritto (ma quando mai, in don Primo, c'è divario tra la parola e lo scritto?). Le prediche dei giorni pasquali del 1957 sono state pubblicate a cura di Benigno Zaccagnini e di monsignor Guido Astori nel quinto anniversario della scomparsa. «Sono le parole - scrive Benigno Zaccagnini - che don Mazzolari ha pronunciato per la sua gente in una di quelle Settimane Sante in cui liturgia e devozione rendevano suggestiva, in Bozzolo, la cerimonia pasquale. Era la voce di un "povero prete di campagna" - come amava definirsi don Primo - ma noi sentivamo in essa un immenso patrimonio di fede, di ansia, di sofferenze, un impegno senza limiti per la libertà e la giustizia. La sua parola ... passava attraverso il vaglio di un'esperienza vissuta in una trincea avanzata; era una parola che entrava in ogni cuore e per ognuno - dal ricco al povero, dal politico al letterato, dal poeta all'operaio e al contadino aveva un tono e un calore che inducevano a meditare, ad animare ... ». Commenta mons. Astori, che di don Mazzolari fu amico devoto dall'adolescenza al tramonto:
In lui la liturgia dei giorni più sacri aveva un'efficacia profonda e singolare. La chiesa era preparata con grande sobrietà, ma con cura amorevole. I bambini, che egli sapeva davvero educare ad un senso di pietà squisita, diventavano suoi validi cooperatori nello svolgimento delle funzioni. Tutto il popolo subiva il fascino dell'ambiente sacro e sentiva la potenza del Sacerdote che parlava con tanto ardore». Ed ecco I'"Emmaus" del 1957. "Tempo di sperare" lo intitoleremmo, dopo il "Tempo di credere" del 1940. Una speranza interamente affidata alla libertà dell'uomo, alla sua inesausta capacità di rinnovarsi. Questo tema trova espressione in una prosa straordinariamente scarna e trasparente : «Non poteva la Provvidenza fare sì che tutto l'anno fosse primavera ... che le foglie rimanessero sempre sugli alberi ... ?». «Voi sapete cos'è il Paradiso?... ». Miei cari fratelli, in questa seconda festività di Pasqua voglio farvi riflettere - e rifletto io con voi - su alcuni particolari del mistero della passione, della morte e della resurrezione del Signore. Nel Vangelo che avete sentito cantare (in latino, purtroppo!) si parla di due discepoli che, usciti dal Cenacolo, si avviarono verso Emmaus, un borgo non molto lontano da Gerusalemme. Camminando, parlavano dei grandi avvenimenti di quei giorni. Erano delle persone accorate. Avevano la tristezza di quanto era accaduto e, soprattutto, avevano l'immensa tristezza di aver perduto il Maestro. Lungo la strada sono raggiunti da un misterioso personaggio che era poi il Cristo, il quale raccoglie la loro pena, ed un po' alla volta mette nel loro animo la speranza che avevano perduta ... Gesù, costretto a fare animo ai suoi figlioli che avevano perduto la fiducia in Lui. Ecco un particolare che mi fa pensare alla misteriosa maniera con cui il Signore si comporta con noi, e che noi, nella nostra poca intelligenza, tante volte deprechiamo. Per esempio:
Il Signore Gesù ha un suo metodo, un modo d'agire e di comportarsi che non va d'accordo con la nostra logica. La nostra maniera di ragionare ci sembra molto più intelligente, molto più efficace e più utile della sua ed esige minor dispendio e minore sforzo. Volete un altro esempio tratto dalla natura ?
Noi, che siamo gente molto ragionevole, avremmo messo insieme un mondo fatto a questa maniera, ma avremmo tolto la bellezza alle cose, perché la bellezza di ogni creatura è nella sua capacità di rinnovarsi.
Guardate come si è comportato il Signore anche nei riguardi della nostra anima.
Io non so se questo sarebbe una gioia per l'uomo. Dio non ci impedisce di fare il male, ma fa una cosa più grande:
Io trovo che questo metodo del Signore è molto bello e mi fa sentire ancora di più la sua infinita potenza e la sua infinita bontà. Non è soltanto un modo conforme alla nostra natura umana, ma è proprio il più bel modo, il più rispettoso dei modi, il più paterno, dei modi. Perché noi vogliamo tanto bene ai nostri genitori ? Certo, essi ci ammoniscono, ci rimproverano, ci indicano la strada buona. Ma quando noi sbagliamo e veniamo meno ai nostri doveri, i primi a capirci e a perdonarci sono loro, i nostri genitori. Donde questo affetto particolare verso nostro padre e nostra madre, se non da questa capacità che è tutta loro, di saper compatire, aiutare e perdonare? Non è che non vedano i nostri difetti, che non capiscano i nostri torti, che non ne misurino la gravità. Ma no: lo sanno, li vedono e ne soffrono. Eppure, nel gran bene che ci vogliono, compatiscono e perdonano. E così fa il Signore! Non ci costringe ad essere buoni.
Ecco il senso di libertà che noi vediamo consacrato dal mistero della passione, della morte e della resurrezione di Gesù. Voi mi direte: ma allora saremo sempre da capo e ci saranno sempre delle miserie nel mondo, perché ci saran sempre delle teste che non ragionano, delle pecore che andranno fuori strada, dei cristiani che rinnegheranno il Cristo, della gente che non troverà mai la strada buona. Certo ! ... Vorreste voi mettere nel mondo una legge diversa da quella del Cristo? Se il Signore ci sopporta come siamo, il Signore rispetta la nostra libertà, le nostre ribellioni, le nostre resistenze. Vorreste voi obbligare la gente a camminare quando non ha voglia di camminare ? Cosa ne fareste di una religione da galeotti, di una Chiesa prigione? Che cosa ne fareste di un mondo in cui tutti fossero costretti a seguire una stessa regola, a camminare allo stesso modo, a vestirsi alla stessa maniera, a cantare dietro ordine, a camminare dietro ordine ? ... Ci sono purtroppo di quelli che vorrebbero rifare il mondo e trovare la salvezza a questa maniera. Essi dimenticano che Dio è il custode della libertà umana. Egli è garante della libertà, contro l'uniformità degli uomini, contro il desiderio di fare del mondo una caserma per poter far stare tutti bene.
Non vi piace ? Non siete contenti di essere trattati con tanta bontà, con tanta larghezza e con tanta libertà? Non siete contenti di non essere costretti a fare il bene, a fare il galantuomo? Voi siete liberi! Potete spergiurare, potete dire menzogne; potete commettere tutto quello che volete!... Il Signore è in croce proprio per questo: muore in croce perché noi non siamo buoni. Egli non è indifferente, come non è indifferente vostra madre se non vi prende per il collo e non vi costringe a stare in casa quando voi volete andare a perdervi. Ecco quello che io vorrei che voi capiste come una delle lezioni più grandi della misericordia di Dio.
C'è soltanto un invito: l'invito divino che ha la capacità di rifare, di rimettere a posto, di ricostruire.
Noi possiamo diventare cattivi, ma Cristo rimane infinitamente buono e infinitamente aperto alle nostre miserie. Vale di più saper ricostruire che distruggere. E questo è il segno più bello della bontà onnipotente ed inesausta di colui che è venuto ad aprire il Paradiso su questa terra. Voi sapete cos'è il Paradiso ?
DA: http://www.atma-o-jibon.org/italiano3/tempo_di_credere29.htm
https://blog.libero.it/globulirossi/trackback.php?msg=8983218 I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio: Nessun Trackback Commenti al Post:
Nessun Commento
|