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Democrazia e rappresentanza

Post n°12 pubblicato il 24 Luglio 2005 da lukasky

sacro e profano

Nel nostro tempo, la parola Democrazia ha acquisito una forza e una valenza religiosa, quasi la valenza del "sacro". E’ in forza di tale forza sacrale è avvenuto che il termine abbia perduto di chiarezza  per assumere una sua ambiguità complessa e ha permesso e permette a chiunque di farne l’uso più consono ai propri fini immediati con implicazioni ed in contesti opposti, per cui molti l’hanno frequentemente potuto usare sfruttando le gratificazioni e le legittimazioni che potevano derivare dall’una e dall’altra fonte, dall’una e dall’altra versione: e, così facendo, si sono sforzati di provocare, o hanno anche provocato, eventi storici, fatti politici, nutriti di una sconcertante ambiguità, perché radicalmente opposti e distanti anni luce come motivazione ideologica.

La nozione sociale di "democrazia"  ancora oggi rimane quella di cui hanno avuto percezione gli uomini della prima metà dell’800, dopo la Rivoluzione francese, strumento politico della "società borghese", che si presenta a raffronto della situazione storicamente precedente  e verso la quale si afferma come società tendenzialmente aperta. L’idea di "società borghese", lo si sa, ha, come Giano, due facce. Da un lato sanziona la rottura delle gerarchie fisse e delle "esclusioni" della società aristocratica, ma allo stesso tempo produce nuove disuguaglianze che sono viste come fonte di nuove esclusioni.

Uno degli strumenti delle nuove disuguaglianze è costituito dall’esercizio della rappresentanza indiretta, attraverso la quale si esercita il sistema del governo parlamentare, di chiara matrice borghese. Man mano che evolve lo stato della società, che sempre più si qualifica come “società di massa” appare evidente la crisi di rappresentanza del mandato politico rispetto alla totalità della società e quindi il principio di legittimazione popolare che giustifica l’accentramento del potere in una élite di rappresentanti. Robert Dahl, per esempio, costruisce gran parte del suo modello di democrazia sulla base della individuazione di cinque elementi indispensabili alla validità di una democrazia bene intesa. Questi elementi sono la partecipazione effettiva e comunicativa di tutti i membri, la parità del voto, il diritto alla informazione, la possibilità del controllo dell’ordine del giorno (cioè delle cose di cui si deve decidere) e la universalità del suffragio. Cose tutte lontane dall’effettiva capacità e della stessa visibilità dei rappresentati. La realtà dei regimi democratici, anche quelli più maturi, smentisce in modo eloquente sia l'ideale dell'uguale partecipazione degli individui al processo decisionale sia la tesi che la democrazia rappresentativa può essere in linea di principio estesa alle aree della società civile fino ad oggi rimaste impermeabili al metodo democratico di formazione delle decisioni collettive.  Mark Warren accetta la nota tesi di Bobbio che la democrazia non ha saputo mantenere sei importanti promesse: la sovranità dei cittadini; rappresentanti che perseguono l'interesse della nazione e non di gruppi particolari; la sconfitta del potere oligarchico; il controllo di tutti gli spazi in cui si esercita un potere che prende decisioni vincolanti per un intero gruppo sociale; l'eliminazione dei poteri invisibili; l'educazione alla cittadinanza. E' oggetto di grande preoccupazione l'osservazione dell'aggravarsi di un  quadro degenerativo della legittimazione della èlite per un processo di coagulazione del potere (quella che Popper chiamerebbe la tendenza all'evoluzione verso una società chiusa).Si assiste infatti al fenomeno del consolidamento della classe di potere come classe professionalmente dedita alla politica, che solo per tale fatto si omogeneizza in senso trasversale come classe autoreferente e corporativa, dedita prevalentemente al consolidamento del proprio potere. In tale logica esiste una situazione di permanente conflitto d'interessi tra rappresentanti e rappresentati, giustificata dal fatto che per consolidare il proprio potere i rappresentanti sono costretti a tradire l'obbligo di lealtà verso i loro rappresentati. D'altra parte l'interesse dei rappresentanti è quello di far causa comune per il riconoscimento del massimo potere al loro organo ed ai loro membri. Da quì l'esigenza di utilizzare al massimo grado a livello collettivo la superiorità del proprio organo. Centralità del parlamento, localizazione della sovranità nel loro ambito, così da trasformare il concetto giuridico con un funambolismo logico, Per cui da organo dei rappresentanti della sovranità il parlamento diviene esso stesso organo della sovranità, "superiorem non recognoscens". Per altro verso i loro componenti tendono a valorizzare al massimo grado a livello individuale il contenuto di poteri loro attribuiti e non si peritano di autoconcedersi privilegi di ogni ordine (impunità, determinazione di prebende, privilegi fiscali, ecc.). Risultando progressimavemente per effetto dell'elevazione della media culturale dei cittadini sempre più difficile non lasciare nudo il re, per cui sempre più labile diviene darne  una giustificazione morale, è stato richiesto di utilizzare a soccorso l'eterno equivoco della sacralità della democrazia . Il concetto utilizzato è lo stesso che ci viene dal diritto canonico. Il concilio con l'elezione legittima il Papa come successore di Pietro in virtù dello Spirito Santo che interviene sull'assemblea del conclave e ne determina la transustanzione sacrale. Nello stesso modo nell'immaginario  del personale professionale politico la volontà popolare espressa nel momento del voto diventa essa stessa legittimazione a trasferire l'esercizio della sovranità dai rappresentati ai loro rappresentanti, e i rappresentati  consumata ogni loro ulteriore capacità politica con  il voto perdono ogni capacità attiva  e da cittadini elettori diventano per un periodo di letargo volitivo più o meno lungo sudditi fedeli.

 
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Commenti al Post:
scorpione3it
scorpione3it il 28/07/05 alle 22:36 via WEB
Perfettamente d'accordo
(Rispondi)
sampiero_p
sampiero_p il 01/09/05 alle 20:06 via WEB
Caro lukasky, spero che abbia trascorso bene le vacanze. E' ora che torni a scrivere...
(Rispondi)
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