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Tishomingo blues

Post n°40 pubblicato il 20 Aprile 2008 da variazionegoldberg

Non conoscevo Elmore Leonard, anche se ho comprato questo noir qualche tempo fa (saranno due anni, forse, addirittura....ma spesso faccio così: so che prima o poi arriva il momento di leggerli).
Me lo ha consigliato un'amica che di noir se ne intende, visto che condivide con me la passione per Izzo....(siamo sempre più propensi a pensare che "se ne intendano" quelli che la pensano come noi...).
Si svolge nel sud degli USA, delta del Mississipi, terra di blues e di confederati; proprio durante la preparazione della rievocazione di una battaglia fra unionisti e confederati arriva uno spiantato tuffatore senza radici, che involontariamente assiste ad un omicidio e viene coinvolto in una parallela guerra per il controllo dello spaccio e altri traffici nella zona.
Mi è piaciuto, secchi e molto serrati i dialoghi, fatti davvero bene, ovvio bozzettismo nei personaggi.
Ao' jamericanisoffforti, diceva Alberto Sordi....mi colpisce sempre una cosa: la vita ridotta ai minimi termini. E' facilissimo innamorarsi, uccidere, andarsene, non c'è nulla che trattiene e che lega alla vita e alle persone.
I personaggi vogliono vivere ma non gli importa granchè....e l'amore vuol dire desiderare, sentirsi a proprio agio, avere un posto dove tornare alla sera e una persona che aspetta.
E dall'altra parte i confini di tutto sono molto ampi, quelli di un continente che ti consente sempre di scegliere un altro posto (e un altro posto è buono tanto quanto quello che hai appena lasciato); quelli dei legami sentimentali che consentono di scegliere un'altra donna quando si è stanchi di quella con cui si vive (ed è sufficiente trovarne una con la quale "si sta bene"); quelli della vita stessa, perchè si sceglie di vivere o di morire (almeno nei noir) senza dare troppo valore al gesto, ad una scelta che è quasi più un istinto che qualcosa in cui si cerca di capire cosa si mette in gioco; e alla fine quelli dei principi, che semplicemente non ci sono: a guidare la vita sono le convenienze e gli istinti e il tempo è sempre quello presente, non c'è passato e non c'è futuro (l'unico che "vive nel passato" è una macchietta, rievoca continuamente in maniera ossessiva, e anche un po' umoristica, i 18 anni trascorsi a lanciare nella Major League di baseball).
Queste caratteristiche si ritrovano un po' in tutti i noir americani che mi è capitato di leggere, da Ellroy a Jim Thompson, a Bunker, ma Leonard forse riduce ancora di più i personaggi a primordiali caratteri, la paura, l'ambizione, la furbizia, la ricerca di un amore semplice e soddisfacente.
Tra l'altro, mi è sembrato tradotto benissimo, con espressioni gergali che rendono in maniera molto efficace il (probabile) gergo colloquiale utilizzato dall'autore.
Insomma, ripeterò l'esperienza, anche se preferisco i personaggi più tormentati e sfaccettati (Fabio Montale forse è irripetibile).

 
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