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Andy Warhol


Dopo aver girato qualche museo nel nord Italia, mi sono convinto che a Parma c'è un gioiello che potrebbe essere valorizzato ancora più di quanto non si sia fatto fin'ora.Si tratta del museo Magnani Rocca, ai piedi delle colline, a nemmeno venti chilometri dalla città: una casa padronale in un parco magnifico, il museo permanente situato nelle ampie stanze, un'ala dedicata alle mostre "itineranti".Interessante la mostre su Andy Warhol e la Factory (conoscevo l'artista soprattutto attraverso i Velvet Underground e Lou Reed, quindi lo conoscevo davvero poco): una riflessione sul significato della produzione artistica nell'epoca del consumo, in un rimando continuo fra ripetibilità dell'opera d'arte e uso dei prodotti più commerciali.Nell'epoca in cui l'arte popolare è riproducibile il ruolo dell'artista consiste nel riprodurre per rendere emblematico, rappresentativo di un'epoca, "artistico", un oggetto, un fotogramma, una scatola di zuppa Campbell, una sedia elettrica.I ritratti sono molto interessanti, e forse non è un caso che per una delle produzioni più importanti Warhol abbia scelto la riscrittura seriale di una caratteristica somatica che, inconfondibilmente, ci parla di identità e di unicità. Per il resto, un grande Goya, un delizioso Durer (Madonna col Bambino) e alcune delle acqueforti più belle (straordinaria, anche per la densità simbolica, la "melancholia"), van Dyck, Gentile da Fabriano, Ghirlandaio, Filippo Lippi, Tiziano addirittura, per arrivare a Cezanne, Braque, Matisse, Morandi, Carrà, Severini....insomma, un grande museo di piccoli capolavori. Mi ha fatto molto piacere riscontrare tante presenze in un museo (ma anche in un giardino; tra l'altro, a un chilometro, inerpicandosi per una bella stradina collinare, si arriva alla Trattoria Capelli, ottima davvero. Il mio amico Gnaffo, critico gastronomico, un po' di tempo fa sosteneva fosse la migliore di tutta la provincia); d'altra parte, troppa gente che intasava le sale. Meglio così