variazionegoldberg

Noir


Mi piace, il noir: temo sia rimasto uno dei pochissimi "generi" ancora vitali nel panorama letterario ormai un po' asfittico da qualche anno (naturalmente se non leggete le quarte di copertina, perchè lì qualsiasi romanzo è descritto sempre in termini mirabolanti, citando qualche rivista o qualche illustre critico che, evidentemente, il romanzo proprio non l'ha letto...). Il noir ha superato i confini di un romanzo "di genere", forse ritenuto in passato minore; ma ora che anche il romanzo è diventato in un certo modo minore, anche il noir ha acquisito credibilità e, soprattutto, estrema commerciabilità. L'ultimo che ho letto è sotto i venti di nettuno, della Vargas. Come al solito, si tratta di un romanzo avvincente, ma secondo me molto inferiore rispetto ai due precedenti che avevo letto (io sono il tenebroso e parti in fretta e non tornare). Intanto, un inizio abbastanza stentato, fatica a mettersi in moto; i personaggi, a volte poco sfaccettati, con una tendenza alla troppo solida tipizzazione, che giocano magari un ruolo determinante in alcuni frangenti, poi all'improvviso scompaiono e non se ne sa più nulla; un riferimento non sempre chiaro allo schema seguito dall'assassino, ed anche qualcosa di artificioso, di eccessivamente costruito, di lezioso nel riferimento a questo schema. Insomma, l'ho trovato decisamente meno equilibrato rispetto ai precedenti (quelli che ho letto, almeno). Poi, i noir li leggo tutti volentieri, e anche questo alla fine mi è piaciuto. L'ho trovato un po' frusto, un po' logoro, meno brillante rispetto agli altri. Fra i miei preferiti ci sono i tre di Izzo (Casino totale, Chourmo il cuore di Marsiglia e Solea): li trovo semplicemente bellissimi e struggenti. Bellissimo, e un po' oltre il "genere", è Le anime grigie di Claudel, che ho letto solo poco tempo fa. Altri che mi sono piaciuti sono quelli di Carlotto sull'Alligatore, i tre primi di Lucarelli (ma anche gli altri), i primi quattro di Camilleri (che poi è sempre piacevolissimo, ma mi ha leggermente stufato), ed anche Carofiglio non mi è dispiaciuto. Divertente, amaro e intelligente è Hector Belascoaran di Paco Ignacio Taibo II. Poi mi sono piaciuti Jim Thompson, il grande James Ellroy, ma anche Derek Raymond e Henning Mankell. Mi sono dimenticato sicuramente di qualcuno, altri non li ho proprio letti... P.S. certo, dimenticavo uno dei più grandi, Manchette.....