variazionegoldberg

Ricominciamo


Mi va di iniziare questo post con una citazione di Pappalardo, tratta dalla sua più celebre (e ho il sospetto unica) canzone.Oppure, potremmo ricominciare da tre, ma tre "cosa"? Mi verrebbe da dire "oc, pazenzia e bus dal cul", il motto che campeggia nel mio stemma di famiglia (quattro campi verdi, separati da una zappa e un forcone incrociati, con mucca brucante). Oppure Albertosi, Burgnich, Facchetti; Zoff, Gentile, Cabrini (risalgo addirittura ad un Cudicini, Anquilletti, Schnellinger del 1969....).Non sono in grado di interpretare nulla, di queste elezioni, se non il fatto che con grandissima evidenza una netta maggioranza ha scelto di farsi guidare dal centrodestra e dal suo vate-venditore.Certo, diventa difficile orientarsi nelle varie accuse che vengono mosse da tutti contro tutti: quanto alla scomparsa della sinistra dal parlamento, non credo si possa rinunciare a qualche dato obiettivo.Limitandoci ai voti per la Camera, l'Ulivo alle precedenti politiche aveva preso il 31,271 %; Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi, insieme, arrivavano a poco più del 10 % (5,843 Rifondazione, 2,317 C.I. e 2,056 Verdi); Italia dei Valori 2,298 %.E' evidente che gli elettori di Rifondazione, C.I. e Verdi sono passati solamente in minima parte a votare PD, che ha il 33,174 % dei voti, nemmeno due punti in più rispetto al 2006, mentre Rifondazione, C.I. e Verdi insieme ora arrivano solamente al 3.084 % (avrebbero forse ottenuto un punto in più se i voti di due liste "affini" del partito comunista del lavoro allo 0,571 e della sinistra critica allo 0,459 si fossero orientate all'arcobaleno).Inutile commentare l'enorme successo della Lega, che ha quasi raddoppiato i voti (dal 4,580 all'8,297), mentre in realtà FI e AN insieme non hanno ottenuto un risultato del tutto simile a quello del 2006 (allora FI era al 23,717 % e AN al 12,327 %, insieme avevano poco più del 36 %, mentre il PdL ha ottenuto il 37,388 %).Alcune altre constatazioni: l'appello al non voto è un nonsenso, quando si muovono non il 20 % dei voti, ma sì e no il 3 %. Non votare, in queste condizioni, offre un vantaggio ulteriore, di cui non aveva bisogno, a chi già ha il favore dei pronostici. Il non voto, al quale hanno aderito diversi amici che hanno sempre votato Rifondazione o Verdi, ha semplicemente privato la Camera di rappresentanti di forze che sono presenti in tutti i Parlamenti d'Europa, senza inviare alcun messaggio di alcun genere.Ho sempre pensato che la via democratica parlamentare forzata per l'Italia (quasi un gioco di parole...) fosse quella della rappresentanza di molti partiti e di molte idee, magari con uno sbarramento (e il quattro per cento poteva anche essere sensato). L'Italia e chi l'ha governata fino ad ora (con pochi lodevoli intermezzi) ha dimostrato di avere una concezione della vita politica più simile a quella del campionato di calcio che ad un confronto democratico: in sostanza, chi vince si prende tutto, gli altri devono fare opposizione "costruttiva", cioè devono dare ragione a chi vince (altrimenti diventano distruttivi e molesti....). Dovere discutere con molti ha lo svantaggio di impedire l'assunzione di decisioni rapide e di imporre mediazioni non sempre coerenti con l'intento che si persegue; ma ha senza dubbio il vantaggio di imporre la considerazione anche delle idee della minoranza. E in Italia, dove se sei maggioranza esisti e se sei minoranza scompari perchè la democrazia è, appunto, come il campionato di calcio, forse qualche cautela nel proporre il maggioritario e il bipartitismo ce la dobbiamo avere.La scomparsa dalla scena parlamentare di molti partiti, in passato tutt'altro che minori, indubbiamente impoverisce tantissimo il dibattito, se ancora riteniamo che il parlamento possa essere il luogo in cui si discute delle diverse prospettazioni e idee politiche, e si fanno le leggi che di queste idee sono espressione. E d’altra parte non vedo in quale altro luogo si possa incidere sull’azione di governo: nella piazza, che gli stessi operai hanno dimostrato di voler disertare?Mi sembra poi difficile affermare che la sinistra è stata distrutta dal PD che ha polarizzato la campagna elettorale. Mi sembra invece più facile affermare che la sinistra non ha più votato per la sinistra, mentre gli assetti di PD e PdL mi sembrano del tutto stabili e consolidati.Insomma, gli operai non votano più a sinistra.Due ultime considerazioni.La sinistra, tutta la sinistra, ha dato per scontato il voto operaio: è successo anche nelle amministrative di due anni fa nella mia città. Invece non è scontato che chi ha idee di sinistra voti sempre a sinistra. Uno degli errori, secondo me, del gruppo (cosiddetto) dirigente è stato proprio quello di dare per scontato questo fatto, senza pensare che ormai i voti te li devi conquistare anche a sinistra, e non più solo al centro; gli sforzi li devi fare anche per convincere gli operai che con te hanno speranza, che miglioreranno la loro situazione, che vivranno più sicuri. Capisco che chi non ha vissuto nelle periferie industriali o nei paesi della bassa padana non si possa rendere conto della situazione, ma qualche sforzo bisogna farlo, perché altrimenti davvero diventa indifferente votare Lega o PD, anzi: magari la Lega promette qualche cosa che al cittadino comune può interessare, anche se di sinistra.La seconda considerazione riguarda la completa catastrofe generazionale del gruppo dirigente della sinistra. Mi rendo conto che si tratta di un giudizio estremamente drastico, ma penso che la loro esperienza di vita e la loro concezione dei rapporti e della realtà sia del tutto inadeguata a dare risposte alle questioni più urgenti e, soprattutto, alle questioni poste dai cittadini della sinistra operaia.Il gruppo dirigente del PD (e forse anche quello del sindacato) ha dimostrato non ora, ma già dal 96, di non essere in grado di capire cosa stia succedendo, perché ha due riferimenti fondamentali che ora sono insufficiente per leggere la realtà e per parlare allagggggénte: la logica del conflitto industriale degli anni ’70 e la rincorsa alla borghesia di centro, magari con qualche velleità intellettuale.Analizzando poi moltissimi provvedimenti legislativi adottati dai governi di sinistra, anche di riforma dell’amministrazione, ci si rende conto che questi non hanno la minima idea delle realtà sulle quali vanno ad incidere, ma hanno solo tantissime idee, magari prese da altri modelli e poi trasposte in un contesto che è del tutto inadatto a recepirle.Infine, mi pare che una certa propensione all’eccesso strategico, una esagerata preoccupazione per il consenso, abbiano limitato la possibilità di esprimere idee e proposte che, fossero state più nette, sarebbero state meglio comprese.E allora da dove si ricomincia ?