Creato da variazionegoldberg il 28/01/2008
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Roma: perchè Rutelli?

Post n°43 pubblicato il 28 Aprile 2008 da variazionegoldberg

Non me lo so spiegare, diceva una straziante canzone di qualche tempo fa.
Quello che non mi spiego è non tanto la sconfitta di Rutelli, quanto la sua candidatura.
Com'è possibile pensare di proporre di nuovo uno che è stato sindaco per molti (alcuni dicono troppi) anni, ha lo stile e probabilmente anche le abitudini di vita di un pariolino, e non è manco appassionato di jazz, di basket o di America come il suo collega....cosa può dire alla gente Rutelli? soprattutto, cosa può dire di più rispetto ad Alemanno? E che cosa sa di quelli che vivono al Palmiro Togliatti, o all'Anagnina, o in qualche "Tor" oltre il raccordo anulare? Sicuramente, ma proprio di sicuro, non ne sa nulla, se non gli hanno scritto qualcosa i suoi consiglieri.
Da uno di destra ti potresti aspettare un certo fighettismo, un certo perbenismo paternalistico verso i meno abbienti, ma non c'è dubbio: in uno che si professa "di sinistra" tutto questo sta sui coglioni.
Poi, confesso di essere pochissimo informato sulle iniziative e le proposte politiche di Rutelli, perchè una certa repulsione "d'immagine" mi impedisce di affrontare un'analisi più approfondita. Io però non ne ricordo nemmeno una. Non riesco a superare l'immagine di Rutelli in vespa con la Palombelli dietro di lui (a proposito, ma avete mai avuto occasione di assistere al superamento del luogo comune da parte della Palombelli ? io, mai....l'ho sempre considerata il termometro del "luogo comune di sinistra"; poi, magari, proprio perchè di sinistra, per un vizio mio, avrei preteso qualche scatto di intelligenza e di fantasia in più, ma mi rendo conto che ormai è un vizio e basta).
Come si può pretendere che la gente comune voti per Rutelli? bisogna davvero essere degli illusi per pensare che candidati del genere possano conquistare la fiducia della ggggèèèèntè.
E questo è un altro problema: l'assoluto scollamento fra la classe dirigente del partito (e della sinistra) e i loro elettori, anche potenziali.

 
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L'ultima missione

Post n°42 pubblicato il 28 Aprile 2008 da variazionegoldberg

La sala piccola del cinema Quattro Fontane a Roma è davvero piccola, tanto che le tre lampadine verdi con la scritta "uscita di sicurezza" sono sufficienti ad illuminarla un po' troppo. Ma è un piccola sala da settanta posti in cui si può godere della visione di film come questo, nella centrale via Quattro Fontane (Piazza Barberini, via Veneto, da quelle parti, insomma....).
Gli ingredienti sono noti, forse anche scontanti per un noir: il poliziotto alcolizzato, un grande dolore da scontare, un serial killer, un’ossessione per la cattura che diventa l’unica ragione di vita.
Due cerchi narrativi si saldano poi alla fine: la caccia al killer e la storia personale del poliziotto, da una parte, la riscoperta della vita da parte di una potenziale vittima di un vecchio omicida arrestato dal poliziotto stesso.
Personaggi pieni di ombre, come il film, duro, notturno, piovoso come non ti aspetteresti dall’ambientazione, la mediterranea Marsiglia.
Un ritmo tirato, cattivo, scandito dai primi piani dei protagonisti, tutti bravi, ma Auteuil davvero bravissimo; le due traiettorie narrative (quella del poliziotto e della ragazza) giocate parallelamente e con un dosaggio sapiente ed equilibrato di passato e presente, le immagini dure, ridotte all’essenziale, un noir in cui Marsiglia è lo sfondo ma non la protagonista, contrariamente a quanto avviene in altre narrazioni (pensiamo ad Izzo, prima di tutto).
La telecamera mai piatta e descrittiva, sempre a sottolineare i particolari e le scene, il punto di vista mai scontato senza diventare artificioso e innaturale.
Non mi è sembrata innaturale nemmeno la redenzione finale; chi è perduto era già perduto prima, chi era aperto alla vita continua ad esserlo, anche qui messaggio semplice ed elementare, a scalfire solamente un poco la disperazione che il protagonista porta con sé per tutto il film.
Insomma, l’ho trovato un film decisamente fatto bene, interessante, artigianalmente perfetto. Certo, non originalissimo, forse anche con un occhio a svariati hard boiled e noir del passato.
Poi, se vi capita di uscire e andare verso piazza Barberini per una pizza, evitate la prima pizzeria (nota catena presente a Roma), prezzi altissimi, pizza pessima, birra scadente (anche la rossa che è la mia preferita). Ma anche un paio di acciughe annegate nella mozzarella non mi hanno tolto il senso di sazietà dovuto al film.

 
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Diario elettorale

Post n°41 pubblicato il 22 Aprile 2008 da variazionegoldberg

Vittoria, vittoria, grande vittoria.
Con Scagliola, Marcellone Dellù, Mariano Asticella, Cesare Tremiti, Tondi e qualche altro amico in semilibertà o in affidamento ai servizi sociali abbiamo festeggiato per tutta la notte, qui nella capitale Ouagadougou.
Finalmente il nostro sogno si è avverato, ritorniamo al governo!
Marcellone ha ricevuto un sacco di telefonate dalla Sicilia, tutti elettori che si congratulavano e lo invitavano a raggiungerli al più presto, tutta gente rispettabile: al termine della conversazione Marcellone faceva un piccolo inchino e diceva “baciolemaniavossia”.
Mariano non smetteva di suonare tarantelle e canzoni popolari napoletante, Scagliola come sempre non lo sopportava e a un certo punto, quando la melodia si è fatta più lamentosa, ha sferrato un calcio al manico dello strumento spezzandolo in due. Mariano è rimasto esterrefatto. Mi sono detto “una rissa proprio la sera della vittoria no”, vedevo che Mariano fremeva, lo sguardo fisso alle corde che penzolavano inutili sul legno, sollevava lentamente il capo e lo sguardo, a raggiungere l’autore dello scempio…. e all’improvviso è scoppiato a piangere come un bambino. E’ sensibile, Mariano, è un musicista, non riesce a capire come si possano usare modi da rude teppista di periferia industriale, cosa che per la verità capita spesso a Scagliola.
Lo abbiamo consolato io e Marcellone, passandogli il braccio sulla spalla, uno da una parte e uno dall’altra. Dopo qualche minuto Mariano si è calmato, limitandosi ad inveire contro Scagliola. “Screanzato insensibile”, gli diceva, e si vedeva che Scagliola, che in fondo ha un cuore tenero, ne era colpito e iniziava a provare insostenibili rimorsi per il gesto inqualificabile.
Ci ha pensato Cesarone Tremiti a riportare l’allegria, gridando col suo modo allegro e coinvolgente “a stronzi, e piantatela de litigà. E noi che je famo ar PD?”. Non tutti lo capiscono, Cesarone, e qualcuno pensa che sia un grezzo burino, ma noi che lo conosciamo da trent’anni o più sappiamo che ha un cuore d’oro. Ci siamo alzati tutti in piedi e abbracciandoci abbiamo iniziato a saltellare cantando “je romperemo er culo” sull’aria di “quel mazzolin di fiori”. Tondi si limitava a battere le mani, sorridendo estasiato (è un poeta e tende ad essere più contemplativo che attivo).
Anche Asticella ha dimenticato i rancori, lui e Scagliola si sono stretti in un fortissimo abbraccio, poi si sono guardati teneramente negli occhi umidi di commozione. Quasi nessuno si è accorto che dopo qualche istante Scagliola ha baciato insistentemente Mariano sulla bocca, e questi, dopo qualche attimo di sorpresa, ha ricambiato l’effusione. Che teneri ! La gioia elettorale si somma alla gioia di vedere che l’amore è sbocciato fra due degli amici più cari !
Anche questa volta ci ha pensato Cesarone a compattare il gruppo, per uscire sulla terrazza, richiamando delicatamente Scagliola e Mariano: “a froci, ‘ndo ‘nnate, venite sur balcone”.
E così, di fronte alla notte della città eterna, pensavo alle dure lotte del passato, alla gloria che ci aspetta e al duro lavoro che dovremo svolgere con i nostri alleati per modernizzare il Paese, alle morte stagioni e alla presente e viva (dev’essere un verso di Trilussa o di quell’altro, Luther King o come si chiama, mi è venuto in mente così, dal profondo di qualche ricordo d’infanzia; mi sia consentito citare una dotta composizione, in questo giorno di festa).
Marcellone, dopo un paio di brindisi, ha proposto “e adesso, ci vuole proprio il puttan tour! Come ai vecchi tempi!”. Era un’idea divertente, già stavamo per indossare i cappotti, quando due amici in semilibertà ci ricordarono che non era il caso che si facessero vedere in simili circostanze; e d’altra parte Scagliola ci rammentò che avrebbe potuto essere imbarazzante incontrare qualche portavoce o esponente dell’ex maggioranza, che magari si stava facendo un giretto (giusto perché stava sulla via di casa) e scambiava due chiacchiere con qualche trans per scacciare la malinconia della sconfitta.
Notai che Tondi, che se ne stava sempre in disparte ed era un poeta, era arrossito tutto ed il suo sguardo lucido vagava fra il senso del peccato e la tentazione della carne. Ma anche il suo smarrimento ebbe fine quando Tremiti, rovistando in uno scatolone dietro il televisore, trovò qualche vecchia cassetta. Era sempre stato un intenditore, da vero romano e frequentatore di Cinecittà, e ricordava di avere conservato alcuni dei titoli più importanti della produzione cinematografica italiana, che ha donato all’Arte con la ti maiuscola Autori come Visconti, Fellini, Antonioni, Bertolucci. Come in ogni vera democrazia decidemmo di mettere ai voti la scelta del film da vedere, anche se prima dello scrutinio mi sentii in dovere di mettere in guardia gli amici dai brogli che certamente sarebbero stati posti in essere, e li invitai a vigilare con grande attenzione: vinse “Una vacanza del cactus”, soprattutto per gli indimenticabili protagonisti (Annamaria Rizzoli, Bombolo e Cannavale, Aldo Maccione, Alvaro Vitali, Renzo Montagnani), ma confesso di avere votato per “La bella Antonia, prima monaca e poi dimonia”, sia per la protagonista (Edwige Fenech), sia per l’interesse che ho sempre avuto verso il monachesimo cluniacense e la rinascita spirituale dell’Europa, dopo i secoli oscuri delle invasioni barbariche. Ho chiesto la verifica dei voti (quando ci sono di mezzo Cesarone e Marcellone diventa davvero difficile fidarsi…anche se sono cari ragazzi e non farebbero male a una mosca), ma Tondi mi ha convinto che era il volere della provvidenza.
Seguimmo la proiezione con estrema attenzione, anche perché forniva utilissime indicazioni per la futura attività di governo, trattando temi di estrema attualità (la coltivazione dei cactus nelle zone insulari e costiere meridionali, di competenza del Ministero delle Politiche Agricole; l’organizzazione della rete dei trasporti pubblici e l’emergenza nei giorni del grande esodo durante le vacanze estive) e con uno sguardo senza dubbio particolare.
Al termine della proiezione ci rendemmo conto che Tondi si era appartato, senza dubbio per prendere appunti (quel ragazzo ha un sacco di idee: se solo superasse la timidezza….); Scagliola e Asticella si stavano limonando come due ragazzini al cinema; Marcellone Dellù si era pesantemente addormentato sul divano, con la pappagorgia che vibrava mentre russava; Tremiti stava sempre al telefono col presidente della Lazio, dicendo “te faccio ‘n provvedimento che nun paghi manco quer poco de tasse, se mio fijo parte titolare”. Sempre preoccupati per i figli, questi genitori: ne so qualcosa io, con Pierfulvio……
Chiamai Tremiti per ricordargli che il film era terminato e che doveva iniziare il cineforum. Cesarone si scusò e richiamò tutti all’ordine con un gutturale “a cojoni, ve stà a tirà er pistolino ? credo de no, tranne che ai due piccioncini….a Tondi, a ‘n do stavi, te stavi a toccà? mo’ te vojo vedè ar cineforum, cos’hai imparato dar filme”.
Marcellone si riscosse e si passò una mano sugli occhi, Asticella e Scagliola si sedettero sul divano l’uno di fianco all’altro tenendosi per mano; tutti presero posto, anche quelli in semilibertà, e iniziò una approfondita discussione sul piano sequenza, sul metodo Stanislavski e sulle influenze della Nouvelle Vague sulla recitazione di Annamaria Rizzoli.
Che commozione, a vederli così, tutti insieme, che discutevano animatamente ma civilmente; ciascuno portava il proprio contributo e, se si eccettua un focolaio di rissa fra Cesarone e Asticella, subito sedato, partecipava in comunione con gli altri al medesimo progetto.
Certamente il nostro sarà un governo meraviglioso…..e adesso tutti a letto, che domani devo incontrare i leader degli altri partiti vincitori delle elezioni.

 
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Tishomingo blues

Post n°40 pubblicato il 20 Aprile 2008 da variazionegoldberg

Non conoscevo Elmore Leonard, anche se ho comprato questo noir qualche tempo fa (saranno due anni, forse, addirittura....ma spesso faccio così: so che prima o poi arriva il momento di leggerli).
Me lo ha consigliato un'amica che di noir se ne intende, visto che condivide con me la passione per Izzo....(siamo sempre più propensi a pensare che "se ne intendano" quelli che la pensano come noi...).
Si svolge nel sud degli USA, delta del Mississipi, terra di blues e di confederati; proprio durante la preparazione della rievocazione di una battaglia fra unionisti e confederati arriva uno spiantato tuffatore senza radici, che involontariamente assiste ad un omicidio e viene coinvolto in una parallela guerra per il controllo dello spaccio e altri traffici nella zona.
Mi è piaciuto, secchi e molto serrati i dialoghi, fatti davvero bene, ovvio bozzettismo nei personaggi.
Ao' jamericanisoffforti, diceva Alberto Sordi....mi colpisce sempre una cosa: la vita ridotta ai minimi termini. E' facilissimo innamorarsi, uccidere, andarsene, non c'è nulla che trattiene e che lega alla vita e alle persone.
I personaggi vogliono vivere ma non gli importa granchè....e l'amore vuol dire desiderare, sentirsi a proprio agio, avere un posto dove tornare alla sera e una persona che aspetta.
E dall'altra parte i confini di tutto sono molto ampi, quelli di un continente che ti consente sempre di scegliere un altro posto (e un altro posto è buono tanto quanto quello che hai appena lasciato); quelli dei legami sentimentali che consentono di scegliere un'altra donna quando si è stanchi di quella con cui si vive (ed è sufficiente trovarne una con la quale "si sta bene"); quelli della vita stessa, perchè si sceglie di vivere o di morire (almeno nei noir) senza dare troppo valore al gesto, ad una scelta che è quasi più un istinto che qualcosa in cui si cerca di capire cosa si mette in gioco; e alla fine quelli dei principi, che semplicemente non ci sono: a guidare la vita sono le convenienze e gli istinti e il tempo è sempre quello presente, non c'è passato e non c'è futuro (l'unico che "vive nel passato" è una macchietta, rievoca continuamente in maniera ossessiva, e anche un po' umoristica, i 18 anni trascorsi a lanciare nella Major League di baseball).
Queste caratteristiche si ritrovano un po' in tutti i noir americani che mi è capitato di leggere, da Ellroy a Jim Thompson, a Bunker, ma Leonard forse riduce ancora di più i personaggi a primordiali caratteri, la paura, l'ambizione, la furbizia, la ricerca di un amore semplice e soddisfacente.
Tra l'altro, mi è sembrato tradotto benissimo, con espressioni gergali che rendono in maniera molto efficace il (probabile) gergo colloquiale utilizzato dall'autore.
Insomma, ripeterò l'esperienza, anche se preferisco i personaggi più tormentati e sfaccettati (Fabio Montale forse è irripetibile).

 
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Una sera...

Post n°39 pubblicato il 20 Aprile 2008 da variazionegoldberg




...stavo ascoltando alla radio Supersonic, una trasmissione musicale con proposte, molto diverse da quelle che ascoltavo di solito, da "pistola" delle scuole medie. Il conduttore quella sera parla di un nuovo fenomeno di cui ancora in Italia non si sa nulla: "è appena uscito negli Stati Uniti il suo nuovo disco ed è già un grandissimo successo". Mette la canzone che dà il titolo all'album. Per me il rock è iniziato da quel momento. Era born to run.

 
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Altra cantante straordinaria

Post n°37 pubblicato il 19 Aprile 2008 da variazionegoldberg




Altra voce stupenda (insieme ai Madredeus, anche loro fantastici)

 
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Maria Bethania e Gonzaguinha

Post n°36 pubblicato il 17 Aprile 2008 da variazionegoldberg




Gonzaguinha è l'autore; che dire di Maria Bethania se non che è straordinaria?
ci resta comunque la musica....

 
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Ricominciamo

Post n°35 pubblicato il 17 Aprile 2008 da variazionegoldberg

Mi va di iniziare questo post con una citazione di Pappalardo, tratta dalla sua più celebre (e ho il sospetto unica) canzone.

Oppure, potremmo ricominciare da tre, ma tre "cosa"? Mi verrebbe da dire "oc, pazenzia e bus dal cul", il motto che campeggia nel mio stemma di famiglia (quattro campi verdi, separati da una zappa e un forcone incrociati, con mucca brucante). Oppure Albertosi, Burgnich, Facchetti; Zoff, Gentile, Cabrini (risalgo addirittura ad un Cudicini, Anquilletti, Schnellinger del 1969....).

Non sono in grado di interpretare nulla, di queste elezioni, se non il fatto che con grandissima evidenza una netta maggioranza ha scelto di farsi guidare dal centrodestra e dal suo vate-venditore.

Certo, diventa difficile orientarsi nelle varie accuse che vengono mosse da tutti contro tutti: quanto alla scomparsa della sinistra dal parlamento, non credo si possa rinunciare a qualche dato obiettivo.

Limitandoci ai voti per la Camera, l'Ulivo alle precedenti politiche aveva preso il 31,271 %; Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi, insieme, arrivavano a poco più del 10 % (5,843 Rifondazione, 2,317 C.I. e 2,056 Verdi); Italia dei Valori 2,298 %.

E' evidente che gli elettori di Rifondazione, C.I. e Verdi sono passati solamente in minima parte a votare PD, che ha il 33,174 % dei voti, nemmeno due punti in più rispetto al 2006, mentre Rifondazione, C.I. e Verdi insieme ora arrivano solamente al 3.084 % (avrebbero forse ottenuto un punto in più se i voti di due liste "affini" del partito comunista del lavoro allo 0,571 e della sinistra critica allo 0,459 si fossero orientate all'arcobaleno).

Inutile commentare l'enorme successo della Lega, che ha quasi raddoppiato i voti (dal 4,580 all'8,297), mentre in realtà FI e AN insieme non hanno ottenuto un risultato del tutto simile a quello del 2006 (allora FI era al 23,717 % e AN al 12,327 %, insieme avevano poco più del 36 %, mentre il PdL ha ottenuto il 37,388 %).

Alcune altre constatazioni: l'appello al non voto è un nonsenso, quando si muovono non il 20 % dei voti, ma sì e no il 3 %. Non votare, in queste condizioni, offre un vantaggio ulteriore, di cui non aveva bisogno, a chi già ha il favore dei pronostici. Il non voto, al quale hanno aderito diversi amici che hanno sempre votato Rifondazione o Verdi, ha semplicemente privato la Camera di rappresentanti di forze che sono presenti in tutti i Parlamenti d'Europa, senza inviare alcun messaggio di alcun genere.

Ho sempre pensato che la via democratica parlamentare forzata per l'Italia (quasi un gioco di parole...) fosse quella della rappresentanza di molti partiti e di molte idee, magari con uno sbarramento (e il quattro per cento poteva anche essere sensato). L'Italia e chi l'ha governata fino ad ora (con pochi lodevoli intermezzi) ha dimostrato di avere una concezione della vita politica più simile a quella del campionato di calcio che ad un confronto democratico: in sostanza, chi vince si prende tutto, gli altri devono fare opposizione "costruttiva", cioè devono dare ragione a chi vince (altrimenti diventano distruttivi e molesti....). Dovere discutere con molti ha lo svantaggio di impedire l'assunzione di decisioni rapide e di imporre mediazioni non sempre coerenti con l'intento che si persegue; ma ha senza dubbio il vantaggio di imporre la considerazione anche delle idee della minoranza. E in Italia, dove se sei maggioranza esisti e se sei minoranza scompari perchè la democrazia è, appunto, come il campionato di calcio, forse qualche cautela nel proporre il maggioritario e il bipartitismo ce la dobbiamo avere.

La scomparsa dalla scena parlamentare di molti partiti, in passato tutt'altro che minori, indubbiamente impoverisce tantissimo il dibattito, se ancora riteniamo che il parlamento possa essere il luogo in cui si discute delle diverse prospettazioni e idee politiche, e si fanno le leggi che di queste idee sono espressione. E d’altra parte non vedo in quale altro luogo si possa incidere sull’azione di governo: nella piazza, che gli stessi operai hanno dimostrato di voler disertare?

Mi sembra poi difficile affermare che la sinistra è stata distrutta dal PD che ha polarizzato la campagna elettorale. Mi sembra invece più facile affermare che la sinistra non ha più votato per la sinistra, mentre gli assetti di PD e PdL mi sembrano del tutto stabili e consolidati.

Insomma, gli operai non votano più a sinistra.

Due ultime considerazioni.

La sinistra, tutta la sinistra, ha dato per scontato il voto operaio: è successo anche nelle amministrative di due anni fa nella mia città. Invece non è scontato che chi ha idee di sinistra voti sempre a sinistra. Uno degli errori, secondo me, del gruppo (cosiddetto) dirigente è stato proprio quello di dare per scontato questo fatto, senza pensare che ormai i voti te li devi conquistare anche a sinistra, e non più solo al centro; gli sforzi li devi fare anche per convincere gli operai che con te hanno speranza, che miglioreranno la loro situazione, che vivranno più sicuri. Capisco che chi non ha vissuto nelle periferie industriali o nei paesi della bassa padana non si possa rendere conto della situazione, ma qualche sforzo bisogna farlo, perché altrimenti davvero diventa indifferente votare Lega o PD, anzi: magari la Lega promette qualche cosa che al cittadino comune può interessare, anche se di sinistra.

La seconda considerazione riguarda la completa catastrofe generazionale del gruppo dirigente della sinistra. Mi rendo conto che si tratta di un giudizio estremamente drastico, ma penso che la loro esperienza di vita e la loro concezione dei rapporti e della realtà sia del tutto inadeguata a dare risposte alle questioni più urgenti e, soprattutto, alle questioni poste dai cittadini della sinistra operaia.

Il gruppo dirigente del PD (e forse anche quello del sindacato) ha dimostrato non ora, ma già dal 96, di non essere in grado di capire cosa stia succedendo, perché ha due riferimenti fondamentali che ora sono insufficiente per leggere la realtà e per parlare allagggggénte: la logica del conflitto industriale degli anni ’70 e la rincorsa alla borghesia di centro, magari con qualche velleità intellettuale.

Analizzando poi moltissimi provvedimenti legislativi adottati dai governi di sinistra, anche di riforma dell’amministrazione, ci si rende conto che questi non hanno la minima idea delle realtà sulle quali vanno ad incidere, ma hanno solo tantissime idee, magari prese da altri modelli e poi trasposte in un contesto che è del tutto inadatto a recepirle.

Infine, mi pare che una certa propensione all’eccesso strategico, una esagerata preoccupazione per il consenso, abbiano limitato la possibilità di esprimere idee e proposte che, fossero state più nette, sarebbero state meglio comprese.

E allora da dove si ricomincia ?

 
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Senza parole

Post n°34 pubblicato il 15 Aprile 2008 da variazionegoldberg

Triste triste
troppo triste è questa sera,
questa sera, lunga sera.
Ho trovato
una nave che salpava
ed ho chiesto dove andava.
Nel porto delle illusioni,
mi disse quel capitano.
Terra terra
forse cerco una chimera,
questa sera, eterna sera.

Non mi vengono in mente che i versi del grande Piero Ciampi e di "Livorno"; un altro blog, molto bello e interessante, si è limitato a riprodurre l'urlo di Munch.

E non ho dubbi sul fatto che qualcuno ci stia conducendo nel porto delle illusioni...

 
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Salute mentale

Post n°33 pubblicato il 09 Aprile 2008 da variazionegoldberg

Oggi si è presentato un nuovo paziente al Centro di Salute Mentale.
A volte è molto difficile individuare i comportamenti patologici in situazioni e atteggiamenti che potrebbero apparire anche normali.
Assieme allo psichiatra abbiamo sottoposto il paziente ad una attenta analisi, trascorrendo con lui quasi un intero pomeriggio. Sono emersi tanti elementi problematici che inducono a collocarne la personalità, quanto meno, in una zona di confine fra la malattia mentale e il semplice disagio.
Ecco alcuni dei comportamenti riscontrati.
a) Difficoltà di adattamento al contesto in cui agisce, con gravi problemi di comprensione dello stesso. Molto spesso gli capita di ritrovarsi in situazioni tali da richiedere un controllo preciso delle proprie azioni, ma interpretando in maniera del tutto personale e soggettiva il contesto, tende ad agire seguendo una linea di comportamento del tutto avulsa dalla situazione stessa ed anzi, molto spesso del tutto incompatibile (ad esempio, ad una importante riunione, di fronte al fotografo che stava per immortalare il gruppo dei partecipanti al momento dello scatto ha fatto le corna con la mano dietro la testa del vicino).
b) Erronea convinzione che, nelle situazioni ora citate, il suo atteggiamento sia giudicato divertente dagli altri.
Purtroppo, l'incomprensione della situazione in cui agisce lo porta a ritenere che il suo comportamento sia pienamente accettato. Quando gli si rivolgono delle critiche tende ad affermare che tutti gli altri non hanno capito il contesto, mentre lui è l'unico che lo ha compreso esattamente (ad esempio, tutti gli altri ritenevano di presenziare ad una riunione di capi di governo, mentre lui riteneva di essere in gita scolastica).
c) Indifferenza alle cause seconde. Come mostrò Levy Bruhl, la mentalità primitiva è caratterizzata dall'indifferenza alle cause seconde, mentre viene dato rilievo solo alle cause prime (un dio che ha provocato l'inondazione; un comportamento sacrilego che ha provocato la siccità). Nel caso in esame il paziente manifesta un'ossessiva indifferenza alle serie causali, asserendo in maniera ripetitiva e meccanica che "è tutta colpa dei comunisti", nel caso di eventi negativi; che è tutto merito del suo talento di seduttore di donne, nel caso di eventi positivi.
d) Incapacità di assumere responsabilità. Il paziente rifiuta di assumere qualsiasi responsabilità per le azioni che ha compiuto, manifestando una personalità non ancora compiutamente sviluppata ed arrestatasi all'epoca della preadolescenza. Le responsabilità sono sempre di altri, anche quando le azioni sono state da lui stesso compiute (è colpa dell'arbitro quando perde una partita di calcio; è colpa di chi riporta le sue frasi quando queste risultano assurde; è colpa del compagno di banco quando chiacchiera a scuola).
Connessa alla totale incapacità di assumere responsabilità è la radicata convinzione della propria impunità e della ingiustizia di qualsiasi sanzione per le condotte disdicevoli.
e) Esagerata e irrealistica aspettativa circa il proprio ruolo nella storia. Come molti pazienti affetti da gravi patologie, il caso che stiamo esaminando ritiene di dover riverstire un ruolo provvidenziale e di primissimo piano nella storia dell'Uomo. Mancando una piena e totale identificazione con un singolo personaggio del passato (il classico Napoleone, ad esempio), tende a rivestire la propria personalità di elementi di grandezza storica frutto di invenzione e, nondimento, dei quali pare essere irrealisticamente convinto. Ritiene di poter salvare il mondo, manifestando parziali identificazioni, anche di natura erotico-mistica, di volta in volta, con Gesù Cristo, Amleto, John Holmes, Nicola Arigliano e Chicco Evani.
f) Dipendenza dal giudizio degli altri e necessità di approvazione. La personalità problematica del paziente si manifesta spessissimo nell'ossessione per il giudizio altrui. Il paziente spesso è soverchiato dalla indefettibile necessità di acquisire il consenso altrui, senza il quale non può vivere. Dopo due ore di permanenza nel Centro di Salute Mentale aveva già indetto una consultazione (un sondaggio, lo chiamava lui) fra tutti gli assistiti presenti, volto a conoscere il loro orientamento circa una sua candidatura alla guida del Centro di Salute Mentale, una volta spodestato il primario. Solo un altro paziente ha osato chiedergli se lui avesse conoscenze in materia psichiatrica. Lui ha reagito in maniera ostentatamente offesa, dando in escandescenze e richiamando tutti gli altri pazienti ad unirsi per rintuzzare il complotto (qualcuno pare abbia udito,nella confusione, "complotto comunista").
g) Convinzione che altri soggetti appartenenti a gruppi antagonisti manifestino problemi psichiatrici. Come purtroppo accade spessissimo, e come dipinto da tante storielle (che peraltro lui stesso ama raccontare, quasi come fossero il più saldo retroterra culturale dal quale attingere insegnamenti morali e regole di condotta), il paziente ha la convinzione che altre persone siano "matte", mentre lui sono è perfettamente sano.
Tale ribaltamento della realtà pare un'evidente distorsione dovuta alla necessità di proteggere la propria personalità da quelle che vengono percepite come minacce esterne (ad esempio, azioni giudiziarie persecutorie; diffamazioni da parte di giornalisti).
h) Tendenza a modellare la realtà secondo i propri interessi. Il vissuto soggettivo del paziente, ed i bisogni che questi manifesta apertamente, prevalgono totalmente sulla realtà obiettiva, alla quale vengono sovrapposti i benefici che il paziente stesso si attende di ricevere. In sostanza, la realtà effettiva è quella che gli porta maggiore beneficio, il resto deve essere ricondotto, con un'adeguata opera di convinzione o manipolazione, ad una conformità ai propri interessi che il paziente ritiene necessaria (ad esempio, ritiene che non si debba smettere di tenere comportamenti contrari ad alcune leggi- come evadere le tasse, avere contatti o offrire vantaggi a persone implicate in organizzazioni malavitose, utilizzare il telefono per imporre scelte vantaggiose a funzionari e amministratori statali- bensì che si debbano cambiare le leggi, percepite come ingiuste perchè contrarie agli interessi del paziente).
La sintomatologia ora rapidamente riassunta induce a ritenere il paziente del tutto inidoneo a svolgere qualsiasi attività pubbica e ad assumere incarichi di responsabilità e conduzione, anche solo in realtà istituzionali e aziendali di minima dimensione.
Pare necessario però effettuare un controllo per comprendere il motivo per cui il paziente ripeta ossessivamente che vuole diventare Presidente del Consiglio.

 
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Noir

Post n°32 pubblicato il 04 Aprile 2008 da variazionegoldberg

Mi piace, il noir: temo sia rimasto uno dei pochissimi "generi" ancora vitali nel panorama letterario ormai un po' asfittico da qualche anno (naturalmente se non leggete le quarte di copertina, perchè lì qualsiasi romanzo è descritto sempre in termini mirabolanti, citando qualche rivista o qualche illustre critico che, evidentemente, il romanzo proprio non l'ha letto...). Il noir ha superato i confini di un romanzo "di genere", forse ritenuto in passato minore; ma ora che anche il romanzo è diventato in un certo modo minore, anche il noir ha acquisito credibilità e, soprattutto, estrema commerciabilità. L'ultimo che ho letto è sotto i venti di nettuno, della Vargas. Come al solito, si tratta di un romanzo avvincente, ma secondo me molto inferiore rispetto ai due precedenti che avevo letto (io sono il tenebroso e parti in fretta e non tornare). Intanto, un inizio abbastanza stentato, fatica a mettersi in moto; i personaggi, a volte poco sfaccettati, con una tendenza alla troppo solida tipizzazione, che giocano magari un ruolo determinante in alcuni frangenti, poi all'improvviso scompaiono e non se ne sa più nulla; un riferimento non sempre chiaro allo schema seguito dall'assassino, ed anche qualcosa di artificioso, di eccessivamente costruito, di lezioso nel riferimento a questo schema. Insomma, l'ho trovato decisamente meno equilibrato rispetto ai precedenti (quelli che ho letto, almeno). Poi, i noir li leggo tutti volentieri, e anche questo alla fine mi è piaciuto. L'ho trovato un po' frusto, un po' logoro, meno brillante rispetto agli altri. Fra i miei preferiti ci sono i tre di Izzo (Casino totale, Chourmo il cuore di Marsiglia e Solea): li trovo semplicemente bellissimi e struggenti. Bellissimo, e un po' oltre il "genere", è Le anime grigie di Claudel, che ho letto solo poco tempo fa. Altri che mi sono piaciuti sono quelli di Carlotto sull'Alligatore, i tre primi di Lucarelli (ma anche gli altri), i primi quattro di Camilleri (che poi è sempre piacevolissimo, ma mi ha leggermente stufato), ed anche Carofiglio non mi è dispiaciuto. Divertente, amaro e intelligente è Hector Belascoaran di Paco Ignacio Taibo II. Poi mi sono piaciuti Jim Thompson, il grande James Ellroy, ma anche Derek Raymond e Henning Mankell. Mi sono dimenticato sicuramente di qualcuno, altri non li ho proprio letti...

P.S. certo, dimenticavo uno dei più grandi, Manchette.....

 
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Fisco

Post n°31 pubblicato il 03 Aprile 2008 da variazionegoldberg

Non Fincenzo Fisco, bensì quello di cui pretenderebbe di parlare un candidato a guidare il nostro (per modo di dire) Paese.

Su un blog sempre molto interessante si parla di questo e delle dichiarazioni di quel tale candidato, che conferma (lo aveva già detto molto tempo fa, e molte volte) di provare una certa simpatia per gli evasori fiscali. In realtà probabilmente è vero che le reali, effettive espressioni verbali utilizzate non corrispondono esattamente a quelle riportate o sintetizzate dalla stampa (Berlusconi "giustifica" l'evasione, intitolava il quotidiano La Stampa). E' anche vero che la battaglia contro l'evasione non è di destra o di sinistra, bensì solo a favore degli onesti e contro i disonesti.

Non ci si può nascondere, però, che nella lotta all'evasione fiscale contino in misura determinante gli atteggiamenti di chi dovrebbe dirigerla, 'sta benedetta lotta. Se nei contribuenti si ingenera la convinzione che chi evade le imposte sarà prima di tutto ricercato, poi perseguito, infine sanzionato probabilmente l'evasione diminuirà, perchè ci saranno sempre meno persone che riterranno conveniente (anche in quanto poco rischioso) evadere il fisco.

Il messaggio di B. è pericolosissimo, non tanto perchè non sia vero che bisogna rivedere il sistema fiscale, quanto perchè lancia un inequivocabile messaggio di "empatia" fra chi dovrebbe combattere l'evasione fiscale, che è comportamento contrario alla legge, e chi tale comportamento pone in essere. In sostanza, è come se il generale dei Carabinieri dicesse che i mafiosi sbagliano, ma tutto sommato li capisce: quale lotta alla mafia ci attenderemmo da un atteggiamento del genere? Certamente non inflessibile e determinata.

La pericolosità è dovuta al messaggio "subliminale": esiste una legge ingiusta, bisogna applicarla ma tutto sommato si possono comprendere e condividere i motivi per cui non viene rispettata. Quale lotta all'evasione si può iniziare, su tali presupposti ? Assolutamente nessuna.

Ma c'è anche un altro aspetto che trovo oltremodo fastidioso e insidioso (e che B. condivide con almeno parte dei suoi andagonisti o presunti tali): quello che ha detto dell'evasione fiscale e della comprensione degli evasori è una tipica affermazione "da bar". Va sempre peggio, le tasse sono sempre più alte, tutto sommato capisco chi decide di evadere, sono loro che ti costringono: quante volte abbiamo percepito questi discorsi nei bar, sul filobus, in coda all'uffidio postale.

In questo caso mi sembra che il luogo comune, elevato a posizione politica in quanto espressa da un possibile (ahimè, probabile) presidente del consiglio, abbia solo lo scopo di illudere coloro che questi discorsi li fanno veramente (e giustamente) al bar, molto spesso perchè subiscono sul serio una pressione fiscale esagerata. Ma dire sono con voi non vuole certo dire proporre soluzioni, o discutere un problema, anzi: in questo caso il segnale va nella direzione di un tolleranza dell'evasione, nutrita di una forte simpatia per comportamenti illeciti. Precisiamo, infine, che sono problemi che toccano magari da vicinissimo la piccola impresa artigiana, ma certamente non chi ha espresso queste posizioni per dimostrare la propria vicinanza ad un certo tessuto sociale e produttivo.

E poi, adesso basta, la prossima volta parlo di sesso....

 
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Claudio

Post n°30 pubblicato il 01 Aprile 2008 da variazionegoldberg

Era un saggio e un onesto.
Ho provato per la prima volta la sensazione, rispetto alla cosa più possibile e ineluttabile che esista, del "non è possibile".
Era un caro amico e faceva il suo mestiere con passione e grande competenza. Era generoso.
Sapete cosa vuol dire il rimpianto di quella telefonata che non ho fatto, che ho rimandato a un momento in cui avessi avuto più tempo e maggiore calma per parlare e salutarlo.
Non sarebbe cambiato nulla, ma a ritornare indietro mi sarebbe sembrato come un ultimo saluto....e a ritornare indietro gli potremmo dire che ci manca e che siamo stati fortunati ad averlo conosciuto.
"L'errore è in ciò che non si è fatto, nell'incertezza che ha fatto esitare".

 
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Bisogni primari

Post n°29 pubblicato il 31 Marzo 2008 da variazionegoldberg

Confessiamolo, amici, abbiamo bisogno di lui. Non che lui abbia voglia di incontrare quotidianamente quel coglionazzo di B., che magari deve anche nominare, premio di fedeltà, portavoce; andare a pranzo con D'A. e con F. e parlare di regate, di cui non capisce nulla, perchè pensa il suo equipaggio a tutto, e mentre gli altri faticano a strambare lui si gusta l'ottimo fritto misto del cuoco personale con Pre. e con Fin. (manca solo un lettera....anche se tutti 'sti laziali, diciamolo, gli stanno un po' sui coglioni); magari deve anche trascorrere una serata a teatro con la M., sgallettata com'è e ormai un po' passata di cottura, invece che alla selezione delle nuove vallette per quel nuovo fantastico format di Canale 5.
Secondo voi ha voglia di ascoltare, rigido come un baccalà, i concerti brandeburghesi (rendendo omaggio nell'intervista ad Helmut Kohl, e domandandosi, cribbio, come cazzo facesse un cancelliere a trovare il tempo per scrivere quella spazzatura, e rimpiangendo una serata al disco bar di Forte dei Marmi, lui al pianoforte e voce, Mariano alla chitarra, e un sacco di figa intorno.....); e che necessità può avere di presenziare alla mostra di Cezanne, riflettendo che la vita è ben amara: per un centrocampista del suo talento, finire ad imbrattare quelle inguardabili tele....come se Kakà da domani si mettesse a scrivere poesie (ma si appunta mentalmente di telefonare a Galliani per dirgli di controllare che Kakà non scriva poesie...non si sa mai che finisca come 'sto Cezanne, che poi le poesie non le pubblica nessuno e Kakà non lo piazza nemmeno al Pievemodolena...).
Insomma, nessuno glie lo fa fare: come Giovanna d'Arco, come San Francesco, come San Paolo, come Emilio Fede, sente una voce che lo chiama...Silviooooooooo; e lui non ci può far nulla, per il bene comune si sacrifica, perchè abbiamo bisogno di lui.....
anche se non ce ne siamo ancora accorti.

 
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