Golden Velvet

Tappeto


Ed eccoci qui...Quarantacinque giorni sono passati da quando ho lasciato la tua mano, ma l'attesa non è stata tanto lunga quanto quei venti interminabili minuti davanti alla stazione. Il tempo pareva dilatarsi all'infinito, continuando a farsi beffe di noi.E ora, mentre sei a casa per la doccia, sento il bisogno di fermare queste riflessioni. Un'immagine mi accompagna da quando sono partita per venirti incontro, molto curiosa. Questo periodo di decisioni, di scelte, di dispiaceri e di speranze mi è sembrato arduo e faticoso come scalare una montagna. Tante volte mi sono chiesta se non fosse più giusto rinunciare a quei sogni ancora in via di definizione, chiudere la porta e continuare sulla strada che stavo percorrendo. Mi è sembrato tutto così difficile, e invece quell'immagine mi permette ora di comprendere questo moto dentro che mi spinge verso di te senza possibile alternativa.Ho visto la mia vita srotolarsi davanti ai miei occhi, come un tappeto. E se qualche dubbio ancora indugiava, come un tarlo, nella mente, si è sciolto come un debole fiocco di neve sotto il sole d'Agosto nell'attimo stesso in cui sei apparso, borsone in spalla, tra le auto e la gente. Seduta immobile sul sedile dell'auto, ho sentito il cuore schiudersi e mi ha pervasa una sensazione di luce calda e dolce che, dal petto, si è diffusa in tutto il corpo come una colata di miele.Non ho mai provato niente di simile in vita mia, mai.E non ho ancora una definizione su cosa sei, e forse non l'avrò mai. Sei estraneo a qualsiasi emozione provata finora, hai aperto una finestra su un mondo nuovo, inesplorato. Sei il dottor I., il mio dottor I. L'unico pensiero che riesco a formulare, in questo tumulto di sentimenti, è che la mia attesa è stata molto più lunga di questi mesi. Io credo di averti aspettato per 33 anni. Io aspettavo te. Perciò quando ci siamo visti la prima volta non è stato un conoscersi, ma un riconoscersi.