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Nascita di un immagine-simbolo per il mio paese

Post n°4 pubblicato il 03 Febbraio 2008 da zosasign
 

  Nel 2003 vinco un concorso per la creazione del Gonfalone Comunale del paese di Galtellì, antico borgo medievale al centro del Golfo di Orosei in Provincia di Nuoro.

Il percorso per lo studio del mio stemma comunale inizia con un’accurata ricerca delle immagini-icone che hanno reso importante il mio paese sia dal punto di vista ambientale che storico e culturale.

Queste sono, indubbiamente le immagini che rappresentano la vita di Galtellì fin dalla sua nascita e che ne hanno condizionato la crescita sino ai nostri giorni.

Prime fra tutte la vasta piana creata dal fiume Cedrino, compagno di “avventure e disavventure” del galtellinese, fonte di disagi nei suoi numerosi straripamenti e nei pericolosi insetti portatori di malattie che la popolavano, ma anche fonte di benessere per quanto riguarda le fertili terre che donava agli abitanti, tanto da formare generazioni e generazioni di abili agricoltori rinomati in tutto il circondario per i coloratissimi orti che animano tuttora la nostra pianura, ma soprattutto per i cereali.

Come primi elementi caratterizzanti il mio studio per lo stemma comunale ho scelto perciò la pianura, rappresentata da una linea retta con sfondo verde nella parte bassa dello scudo, e tre spighe di grano a destra in posizione centrale.

In un ambiente così favorevole, ricco di bellezze ambientali e specie animali non poteva che nascere un borgo ricco e importante che, a partire dal Neolitico, si stabilì ai piedi del Monte Tuttavista attraversando secoli e culture fino a giorni nostri. 

Ma è intorno al XI secolo che Galtellì acquista importanza per la sua vicinanza al Castello Medievale da cui, secondo alcuni storici, prende il nome (Galtellì Galtellum Castelli). Quale monumento architettonico è più adatto a rappresentare il Paese nella mia ricerca?

L’edificio oggi è ridotto purtroppo, allo stato di rudere, ma abbiamo una ricostruzione grafica eseguita nel lontano 1358 dagli aragonesi, al momento, probabilmente, del suo massimo splendore.

Ciò che ha contraddistinto grandemente i galtellinesi nell’arco dei secoli è, anche, l’ininterrotta fede religiosa e le innumerevoli tradizioni ad essa legate, tramandate da padre in figlio, che hanno consentito, a differenza di altri paesi, di conservare immutati nel tempo i nostri tesori di arte religiosa, ereditati dal medioevo quando Galtellì era Sede di Diocesi e Curatoria del Giudicato di Gallura.

L’immagine che ha attirato la mia attenzione è sicuramente un piccolo altorilievo sito in una tomba di un Vescovo nei resti della nuova Cattedrale, nel recinto Sacro di San Pietro. Esso rappresentava una voluta o “riccio” di un Bastone Pastorale. Dopo essermi accertato della possibilità di utilizzare forme e figure attinenti alla cultura cristiana presso l’Archivio Storico Araldico Italiano e presso altri esperti del settore ho deciso il mio simbolo.

Ultima, non per importanza, icona che a mio parere rappresenta il Paese è un libro aperto, in omaggio ai numerosi studiosi e scrittori che hanno raccontato le gesta, i ricordi e le bellezze di Galtellì su pagine e pagine che più volte hanno attraversato il mare permettendo a un piccolo borgo di contadini di uscire dall’anonimato e diventare anche Parco Letterario.

Grazie a questi possiamo notare sempre più spesso: gruppi di turisti e appassionati passeggiare nelle viuzze strette e tortuose circondate da piccole e vecchie case alla ricerca di atmosfere fantastiche negli ambienti descritti dalla Deledda, da S.Satta ecc; intenditori alla scoperta degli immensi tesori custoditi nelle cappelle delle piccole Chiese e alla ricerca dei diversi siti archeologici descritti da Monsignor Ottorino Alberti, L.Vacca, Cambedda, Pirodda, Serra, Gramigna, ecc.; storici desiderosi di nuove informazioni appagati dalle letture dei testi del Fara, Spano, De la Marmora, Marcello, Carta ecc..





Soluzione Compositiva

La cuspide rivolta verso il basso nell’emblema comunale accoglie perfettamente la forma di un libro aperto in fase di scrittura, creando una sorta di base che avvolge l’insieme della composizione.

Emergono dal retro del libro, in posizione centrale, il “riccio pastorale” e la spiga, rappresentanti il potere religioso e la prevalente fonte di reddito nella storia dei galtellinesi.

Sullo sfondo, nella parte bassa, la verde pianura sovrastata dal grandioso castello rappresentato dagli aragonesi nel 1358.

Le figure sono tracciate con linee semplici e marcate per non creare confusione e disordine alla composizione per renderla chiara e comprensiva anche in scala minore.

I colori utilizzati sono il verde nella pianura, il bianco e il grigio nel libro e nel castello, il giallo oro nella spiga e l’azzurro del cielo.

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Commenti al Post:
ciaobettina
ciaobettina il 30/03/08 alle 14:30 via WEB
La Sardegna è bellissima, soprattutto le zone meno turistiche.
 
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