Creato da zosasign il 30/01/2008

autoproduzionidesign

esperienze d'artista-artigiano.........................Luca Cosseddu

 

 

Stella Oro White...

Post n°9 pubblicato il 04 Febbraio 2008 da zosasign
 

proseguo con la ricerca di un nuovo artigianato locale,
questa volta Oro bianco e acquamarine...

 
 
 

Esempi della serie "Incastri Animali"

Post n°8 pubblicato il 03 Febbraio 2008 da zosasign
 

ecco due esempi della collezione "Incastri Animali"

due oggetti dal taglio lineare in corno di Bue nero,
dalle superfici alternate lucide a specchio e satinate.
Un anello impreziosito da 2 brillanti e un pendente
con incassata una tormalina verde,
castoni e accessori in Oro 750

 
 
 

Avedda 'e mare

Post n°7 pubblicato il 03 Febbraio 2008 da zosasign
 

S'avedda 'e mare è semplicemente un opercolo di conchiglia
che veniva incassato nei gioielli tradizionali sardi e si pensava
protegesse dal malocchio.

Questo anello in Argento 800, realizzato nel 2005, rappresenta il
primo di una lunga serie, 
S'Avedda (opercolo) non è sarda ma viene dai
mari delle Filippine.
I successivi  li ho realizzati tutti con opercoli ritrovati nelle spiagge
del golfo di Orosei, più piccoli ma più interessanti per via delle tonalità
madreperlacee che assumono.

 
 
 

Stella Oro...

Post n°6 pubblicato il 03 Febbraio 2008 da zosasign
 

Studio per la creazione di un nuovo artigianato orafo con forme e linee che ricordano i gioielli dell'area  mediterranea.
Simulazione fotografica

 
 
 

Nascita di un immagine-simbolo per il mio paese

Post n°4 pubblicato il 03 Febbraio 2008 da zosasign
 
Foto di zosasign

  Nel 2003 vinco un concorso per la creazione del Gonfalone Comunale del paese di Galtellì, antico borgo medievale al centro del Golfo di Orosei in Provincia di Nuoro.

Il percorso per lo studio del mio stemma comunale inizia con un’accurata ricerca delle immagini-icone che hanno reso importante il mio paese sia dal punto di vista ambientale che storico e culturale.

Queste sono, indubbiamente le immagini che rappresentano la vita di Galtellì fin dalla sua nascita e che ne hanno condizionato la crescita sino ai nostri giorni.

Prime fra tutte la vasta piana creata dal fiume Cedrino, compagno di “avventure e disavventure” del galtellinese, fonte di disagi nei suoi numerosi straripamenti e nei pericolosi insetti portatori di malattie che la popolavano, ma anche fonte di benessere per quanto riguarda le fertili terre che donava agli abitanti, tanto da formare generazioni e generazioni di abili agricoltori rinomati in tutto il circondario per i coloratissimi orti che animano tuttora la nostra pianura, ma soprattutto per i cereali.

Come primi elementi caratterizzanti il mio studio per lo stemma comunale ho scelto perciò la pianura, rappresentata da una linea retta con sfondo verde nella parte bassa dello scudo, e tre spighe di grano a destra in posizione centrale.

In un ambiente così favorevole, ricco di bellezze ambientali e specie animali non poteva che nascere un borgo ricco e importante che, a partire dal Neolitico, si stabilì ai piedi del Monte Tuttavista attraversando secoli e culture fino a giorni nostri. 

Ma è intorno al XI secolo che Galtellì acquista importanza per la sua vicinanza al Castello Medievale da cui, secondo alcuni storici, prende il nome (Galtellì Galtellum Castelli). Quale monumento architettonico è più adatto a rappresentare il Paese nella mia ricerca?

L’edificio oggi è ridotto purtroppo, allo stato di rudere, ma abbiamo una ricostruzione grafica eseguita nel lontano 1358 dagli aragonesi, al momento, probabilmente, del suo massimo splendore.

Ciò che ha contraddistinto grandemente i galtellinesi nell’arco dei secoli è, anche, l’ininterrotta fede religiosa e le innumerevoli tradizioni ad essa legate, tramandate da padre in figlio, che hanno consentito, a differenza di altri paesi, di conservare immutati nel tempo i nostri tesori di arte religiosa, ereditati dal medioevo quando Galtellì era Sede di Diocesi e Curatoria del Giudicato di Gallura.

L’immagine che ha attirato la mia attenzione è sicuramente un piccolo altorilievo sito in una tomba di un Vescovo nei resti della nuova Cattedrale, nel recinto Sacro di San Pietro. Esso rappresentava una voluta o “riccio” di un Bastone Pastorale. Dopo essermi accertato della possibilità di utilizzare forme e figure attinenti alla cultura cristiana presso l’Archivio Storico Araldico Italiano e presso altri esperti del settore ho deciso il mio simbolo.

Ultima, non per importanza, icona che a mio parere rappresenta il Paese è un libro aperto, in omaggio ai numerosi studiosi e scrittori che hanno raccontato le gesta, i ricordi e le bellezze di Galtellì su pagine e pagine che più volte hanno attraversato il mare permettendo a un piccolo borgo di contadini di uscire dall’anonimato e diventare anche Parco Letterario.

Grazie a questi possiamo notare sempre più spesso: gruppi di turisti e appassionati passeggiare nelle viuzze strette e tortuose circondate da piccole e vecchie case alla ricerca di atmosfere fantastiche negli ambienti descritti dalla Deledda, da S.Satta ecc; intenditori alla scoperta degli immensi tesori custoditi nelle cappelle delle piccole Chiese e alla ricerca dei diversi siti archeologici descritti da Monsignor Ottorino Alberti, L.Vacca, Cambedda, Pirodda, Serra, Gramigna, ecc.; storici desiderosi di nuove informazioni appagati dalle letture dei testi del Fara, Spano, De la Marmora, Marcello, Carta ecc..





Soluzione Compositiva

La cuspide rivolta verso il basso nell’emblema comunale accoglie perfettamente la forma di un libro aperto in fase di scrittura, creando una sorta di base che avvolge l’insieme della composizione.

Emergono dal retro del libro, in posizione centrale, il “riccio pastorale” e la spiga, rappresentanti il potere religioso e la prevalente fonte di reddito nella storia dei galtellinesi.

Sullo sfondo, nella parte bassa, la verde pianura sovrastata dal grandioso castello rappresentato dagli aragonesi nel 1358.

Le figure sono tracciate con linee semplici e marcate per non creare confusione e disordine alla composizione per renderla chiara e comprensiva anche in scala minore.

I colori utilizzati sono il verde nella pianura, il bianco e il grigio nel libro e nel castello, il giallo oro nella spiga e l’azzurro del cielo.

 
 
 

Sbalzo e Cesello

Post n°3 pubblicato il 03 Febbraio 2008 da zosasign
 
Tag: Tecnica
Foto di zosasign

Tecnica antica ma di moderno fascino, lo sbalzo e il cesello dei metalli
ha caratterizzato i miei gioielli sin dalle origini.

 
 
 

Materiali alternativi - IncastriAnimali

Post n°2 pubblicato il 01 Febbraio 2008 da zosasign
 
Foto di zosasign

Da sempre affascinato dall'uso in gioielleria dei più svariati materiali, nel 2005 inizio a sperimentare le possibilità espressive del corno di muflone e di montone, materiali utilizzati anticamente nella realizzazione di manici di "Lesorias" (coltelli a serramanico sardi).
Abbino al materiale "povero", lucidato a specchio e scolpito in linee essenziali, Oro, Argento e pietre semipreziose.

  

 
 
 

Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 31 Gennaio 2008 da zosasign
Foto di zosasign

Ok, avrei dovuto farlo prima ma, nell'attesa dell'uscita del mio sito dall' Hard Disc di un amico, ho deciso di presentarmi in rete con un blog:

crogiuolo di idee, senzazioni, calderone di immagini ed esperienze alla continua ricerca di forme, materiali e colori. 

 
 
 
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La legge n.633 dello Stato Italiano tutela i diritti d'autore.
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"Un gioiello è un oggetto prezioso, un oggetto raro,
qualcosa che ha un valore e non sempre un prezzo;
qualcosa che ha funzioni decorative e talvolta pratiche come i famosi sigilli ad anello.
Un gioiello con funzioni decorative ha anche un valore culturale,
dipende dal livello culturale di chi lo ha progettato...

Che cosa determina allora il valore?
Il materiale o l'intervento dell'autore?
... Ci sono dipinti di grandi maestri che valgono come gioielli.
Se uno di questi fosse dipinto su seta invece che su tela, varrebbe di più?...
Argento e avorio su di una pelle molto abbronzata è meglio del banale oro...
Ci sono materiali carichi di messaggi, evocativi, insoliti.
Accostamenti che fanno pensare o che ci collegano a mondi scomparsi,
materiali non necessariamente costosissimi ma combinati,
formati, assemblati con grande cultura..."

Bruno Munari

 
 

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