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Pook

Post n°77 pubblicato il 07 Settembre 2008 da nemuskaiser

Quando Pook penso' che poteva morire inizio' a morire.

Era una esperienza nuova per lui dunque non se la prese piu' di tanto e si immerse nel cuore della foresta, nel luogo sacro dove anche gli animali temono di venire, e si sdraio' alla base di una quercia attendendo la fine. Non aveva una consapevolezza del "dopo" e quindi non se ne preoccupava. Pook dopotutto era un folletto.

L'inizio della fine di Pook coincise con l'arrivo dell'uomo alla fattoria. Indossava solo un sacco giallo e logoro e dei sandali, trascinandosi stanco ma determinato su un bastone nodoso. Pook l'aveva percepito appena si era avvicinato alla foresta (come non poteva?) e non poteva esimersi dal giocargli qualche scherzo. Si avvicino' silenziosamente alle sue spalle, invisibile tra i cespugli, e mosse le radici dei vicini alberi per farlo cadere. Certo, era vecchio e poteva farsi male (anche se Pook non comprendeva il concetto umano di "farsi male" e dopotutto non gli importava) ma questo rendeva la burla ancora piu' divertente. Naturalmente non poteva muovere le radici visibilmente ma poteva fare in modo che fossero nel punto giusto al momento giusto. L'uomo inciampò, come previsto e la bocca di Pook si allungò verso l'alto prima di accorgersi che l'uomo non era caduto. No, non era esatto: dalla sua posizione doveva per forza cadere, come erano caduti tutti coloro a cui aveva giocato la beffa (Pook non era a conoscenza del fatto che un fenomeno ripetuto nelle medesime condizioni e che dava i medesimi risultati veniva considerato una prova scientifica e non gliene importava: per lui era una questione di istinto). No, il vecchio non era caduto. Era come se qualcosa o qualcuno l'avesse sorretto. Beh, non proprio sorretto. Era come se il suo corpo si fosse trovato in una posizione giusta al momento giusto. Pook sconsolato e deluso vide l'uomo mormorare qualcosa prima di dirigersi verso la casa di rocce del contadino. Mentre l'uomo bussava alla porta Pook sogghigno': il contadino cacciava via tutti i mendicanti ed il vecchio sicuramente lo era. Il contadino apri' la porta, e come al solito il suo sguardo era duro. Naturalmente lo era! La sua terra faticava a dare frutto nonostante il suo duro lavoro. Pook c'entrava qualcosa ma non del tutto, tantoche' si limitava a punzecchiare il coltivatore con i suoi scherzi quando appariva piu' stanco. Il contadino parlo' ed il vecchio rispose. Fu allora che il contadino mosse le mani sul suo corpo addolcendo lo sguardo ed invitando -quasi implorando- il vecchio di entrare. Pook non capi' come cio' fosse possibile.

Nei giorni seguenti l'uomo parlo' con il contadino, sua moglie e sua figlia, talvolta con dolcezza e talvolta con severita' (Pook si stupi' di quel tono che aveva sentito solo dal contadino quando redarguiva sua figlia o sua moglie). In breve il contadino smise di compiere gli scongiuri che sua nonna gli aveva insegnato (il che fece felice Pook poiche' quei gesti e quelle parole qualcosa gli facevano) e fece togliere dalla moglie gli amuleti sulla porta e nella casa, sostituendoli con un altro molto semplice. Inizialmente la donna fu restia ma bastarono poche parole del vecchio affinche' cambiasse idea. E Pook comincio' a sentirsi male.

L'uomo se ne ando' poco tempo dopo dirigendosi dove vi erano le tante case insieme, prima pero' pronuncio' delle parole sul contadino, sulla sua famiglia e sui suoi possedimenti. Il tempo passo' ed il raccolto si fece abbondante anche se il contadino non lavorava piu' come prima. Anzi, molto spesso partiva la mattina presto per andare al posto delle tante case insieme portando alcune pietre per tornare solo dopo l'ora del pasto. Pook avvertiva il cambiamento ma non poteva spiegarlo. Sempre piu' raramente la moglie gli portava dei doni propiziatori. Solo la figlia parlava ancora con lui durante le sue passeggiate nella foresta ma anche questo fini' quando il contadino se ne accorse. Frugo' i Luoghi Nascosti della bambina-donna e scopri' i suoi ultimi amuleti, bruciandoli. La figlia pianse per qualche tempo sino a che il padre, con voce dolce, le parlo' indicando i nuovi amuleti. La bambina-donna sgrano' gli occhi incredula e sorrise. Imitando i gesti propriziatori del padre si inginocchio d'innanzi all'amuleto. Allora Pook si senti' tanto debole come mai lo era stato.

Pook apri' gli occhi, avvertendo un movimento. Era troppo stanco per individuare il punto preciso ma sapeva che era vicino. Infine apparve tra i tronchi. Era un uomo, sebbene non riuscisse a capire se fosse un bambino-uomo, un uomo-uomo od un vecchio-uomo. Aveva qualcosa del quasi morto-uomo sebbene non sapesse spiegare cosa. Era vestito da viaggiatore sebbene avesse l'aria di appartenere alla foresta (e Pook non si spiegava come). Poco aveva d'importanza: avrebbe aspettato che lo straniero si allontanasse per non essere piu'. Ma lo straniero lo fisso', quando Pook sapeva di non poter essere fissato. Poteva essere intravisto con la coda dell'occhio dagli uomini comuni ma di certo non osservato. I druidi lo potevano fare, le sacerdotesse della Terra e della Luna anche ma quest'uomo non lo era. "Mi dispiace, ma e' inevitabile piccolo amico" sussurro' delicatamente l'uomo, avvicinandosi ed inginocchiandosi di fronte al folletto, segno di gentilezza e non certo di sottomissione. "A Nord Thor e' fuggito ed il Ragnarok non avverra'. Ad est i loup garou si rendono conto che i loro giorni di inusitata ferocia sono finiti ed i wampyr si tengono lontani dalle case su cui vi e' il simbolo. Anche al di la' del mare un giorno cambiera' e le tzisimine urleranno ancora per poco il loro dolore". Pook poco capiva di questi nomi ma ne comprendeva appieno il significato. Il concetto di "specie" gli era alieno, dopotutto tutti erano cio' che erano, come si poteva unire o dividere per categorie? "Perche' cio' accade? I vecchi dominatori di queste terre lasciavano i contadini credere cio' che volevano. Eravamo tanti-tanti del Piccolo Popolo e tanti-tantissimi degli altri Popoli ma ne vedo sempre di meno. E forse capisco il perche' e poiche' capisco il perche' li seguiro'". Lo straniero sorrise con amarezza e scosse la testa. "Perche' per far si' che un mondo nasca un altro deve morire. Perche' l'Uomo deve prendere atto e consapevolezza di se stesso, delle sue responsabilita' e del suo potere deve aver fede. Sino a che voi dell'Altra Stirpe gli sarete cosi' vicini egli non potra' maturare, protetto dalla paura giustificata di tutto cio' che lo circonda. No, e' tempo di crescere". Pook socchiuse gli occhi, stanco. "Vuoi dire che il Piccolo Popolo e le altre genti non saranno piu'? Non vi sara' piu' chi si ricordera' dei nostri scherzi e dei nostri canti e dei nostri consigli? Chi dara' emozione e fantasia e spavento agli uomini stanchi? Chi li fara' vivere se non noi?". Lo straniero si erse in tutta la sua maestosa forma e la sua figura sembro' emanare un'aura. "No, piccolo amico. L'Altra Stirpe non svanira' mai del tutto perche' vi sara' sempre chi credera' in voi ma e' tempo che l'Uomo smetta di affidarsi a voi. Trovera nell'Unico cio' di cui necessita durante la notte, nel suo vuoto giaciglio. Forse un giorno l'Uomo sara' pronto ad accettare la propria esistenza e la vostra su basi euguali e non di supporto reciproco. Forse." Lo straniero spiego' le sue candide ali e decollo' tra i rami. Pook sorrise, percependo la realta'. "Io...non...credo...agli...".

E Pook non fu piu' Pook.

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