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High School Student

Post n°43 pubblicato il 20 Marzo 2007 da graziejas
Foto di graziejas

Da grande non voglio fare uno di quei lavori in cui ti senti semplicemente una marionetta, vittima di un sistema che non può essre sotto il tuo controllo e con il quale non puoi avere niente a che spartire, a meno che tu non sia disposto a subitlo passivamente. Non puoi combatterlo... o lo accetti e sei dentro o lo rifiuti e sei fuori. E io sono tanto fuori!
Ieri stavo riflettendo su quello che sono e che sono stato e inevitalbilmente la mia mente è stata catapultata a quando ero un semplice studente liceale. Una delle tante, forse troppe, tacchette di una società che ti aprirà le porta, che ha bisogno di te, perchè tu sei il futuro, tu sei la società.
I professori usavano indossare abiti sagomati e guidare auto d'epoca... piccolo omaggio velato (e spesso non troppo velato) alla vecchia società, mica quella in cui noi saremo re, sudditi e universalmente protagonisti.
D'altro canto le mode passano ma la gente resta: quindi chi sa se ancora il mio liceo, quello che per me ha rappresentato il più grande spartiacque della mia vita, forse il mio maestro di vita per eccellenza, chi sa se si presenta ancora in vesti ottocentesche con somma maestà. Chi sa se c'è ancora lo sfegatato politico intenzionato a scioperare (non importa tanto il motivo quanto la sostanza), chi sa se ci sono ancora i litigi tra compagni e compagne, chi sa se ancora ci sono i leccaculo in prima fila e i disperati (da salvare, non da ammazzare) in ultima. Chi sa se i soliti ignoti non si presentano all'interrogazione di greco, chi sa se ci sono ancora gli "amori sui banchi di scuola" (spesso per non dire sempre, grandi amori associati a grandissime sofferenze). In fin dei conti questo era il mio liceo!
E chi sa se ci sono ancora io! Quel Marco che combatteva (perdendo, sia chiaro)contro un sistema che non lo convinceva, contro quelle convenzioni a cui non voleva adeguarsi, contro tutti e contro tutto... dopo tutto ancora una volta questo era il mio liceo. Chi sa se ci sono ancora quei professori prennemente mestruati (frustrati mi pareva troppo banale come termine) con l'unico scopo nella vita di vedere la pena e la sofferenza del povero burattino di turno nelle loro mani duranti una interrogazione in stile anni 50. Chi sa se ci sono ancora i sognatori, quelli che pensano davvero di poterlo cambiare quel sistema... quelli come me, che non si arrendono neanche di fronte all'evidenza di una sconfitta pressochè inevitabile. Poi ci saranno quelli con "la chitarra in mano" i quali a loro volta avranno trovato un modo per esprimere se stessi, salvo poi omologarsi al prototipo dell'incravattato nell'ufficio minaccioso del papi. Questo era il mio liceo e non sono convinto che ora sia poi molto diverso... ragazze impaurite dalla verginità che stanno per perdere, ragazzi che al contrario non vedono l'ora di dire addio alla stessa. Le sigarette consumate alacremente all'intervallo, talora nel bel mezzo di un cortile rinfrescato, tal'altra chiuso nei cessi degli scantinati, perchè lì i dittatori non ci possono venire... è terreno per la servitù.
Insomma per cambiare il sistema bisognerebbe esserci dentro, ma poi è ancora il sistema che ti ricambia e il ciclo è infinito... bisognerebbe essere professori... altra strada della vita, non la mia...

 
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