Del Vago

A-rod passa da casa mia ieri mattina. Io sto ancora dormendo. Lui non sale a svegliarmi: perchè? Mi aspettavo che lo facesse. Un volto diverso ad ogni risveglio mi rallegrerebbe. A-rod saluta i portieri e subito se ne va. Io, che sto assaporando i sogni tattili e lunghi della piena mattina, sogni sui quali ho qualche arbitrio (troncare, rigenerare, solitamente prolungare), forse sento la sua voce, attraverso la porta. Ma intanto qualcosa ha deciso per me di dare altro tempo al piccolo cinema onirico, così resto nel letto. A-rod che l'altra mattina se ne è andato senza vedermi ora sta meglio, leggo, leggo e sto meglio anch'io. Perchè, stavo male? No. Ma ora sto ancora meglio: buone notizie dalla sera.

Scarabocchi di oggi
"Amo la tua nuca, poichè è la sola parte del tuo corpo che potessi guardare senza essere visto". Così potrei dire ad almeno tre o quattro deliziose, in questa stessa stanza. La mia osservazione amorosa, prima tranciata, poi ricacciata in basso, si ricostituisce dello stesso stupore di quando avevo sedici anni. Ogni cosa ritorna, ai sensi:  cento epifanie al giorno. Se una donna non ha vita e fianchi, non la vedo neppure. E stasera sono persino quasi sicuro di aver trovato chi inseguire. Se domani mi sarò già dimenticato di lei, poco male.