Del Vago

Conversazione con l'ispettore delle imposte intorno alla poesia


13/12Ho imbastito le occasioni per un lunghissimo pomeriggio in Milano. Ogni giorno dell'autunno che finisce risplende ai miei occhi, persino nel nevischio che affolla le mie ciglia sulla salita buia e pietrosa di via Piamarta.Da oggi mi presenterò dicendo "Scrivo per una rivista di cinema", e non avrò cura se il mio viso invecchia precocemente. Cedo all'egolatria che mi ha preservato per mesi interi di nasi sanguinanti, ma oggi davvero la crisi è finita. Goodbye 2005, as known as anno del Surrealismo. Tredici dicembre, capita che ho da far passare tre ore vuote vuote. Il genere di occasioni che adoro. La mia redingote è però troppo leggera per girarsene all'aperto. Mi porto in Sormani, non c'ero mai stato. E' poco semplice capirci qualcosa, qui dentro. Vorrei leggere un libro, questa è una biblioteca, ma come maledizione si fa? Dopo venti minuti abbondanti di smarrimento sono però seduto ad un tavolaccio ed ammiro la prosa candida di Breton, in un volume malmesso. Così malmesso che mi sembra che quel libro l'abbia forgiato Breton con le sue stesse mani. Nadja, dolcissima Nadja, femminilità da deliquio, intelligenza altissima fin da manicomio. Leggo e sottoscrivo: fino a nuovo ordine sono favorevole a ciò che mantiene l'equivoco, che ostacola la classificazione degli oggetti e delle persone.Quanto poco ho dormito questa notte? E quanto sono ripugnanti gli individui del mio sesso? Ho il medesimo stordimento di una sera d'euforia e d'amore. In effetti sono innamorato, nel mio modo panico, di nessuna e di tutte, e accetto le parole del mondo. Non ho definito forse l'olimpo della mia poesia? Io sono lì in mezzo, e ammiro, e ammiro, e spero.