revolucion

Post N° 446


Uruguay, in carcere l'ex dittatore L'ex dittatore Juan María Bordaberry si è costituito la mattina del 17 novembre, mentre il suo ex ministro degli Esteri, Juan Carlos Blanco, era finito dietro le sbarre la sera prima. Contro i due, il giudice Roberto Timbal aveva spiccato ordine di cattura per l'omicidio dei parlamentari Zelmar Michelini ed Héctor Gutiérrez Ruiz e dei militanti tupamaros Rosario Barredo e William Whitelaw. La decisione del magistrato era fortemente attesa dagli organismi di difesa dei diritti umani, che l'hanno salutata come il primo segno tangibile di un cambiamento di rotta.I responsabili di crimini di lesa umanità godono tuttora della protezione offerta dalla Ley de Caducidad, approvata durante la presidenza Sanguinetti e ratificata in seguito da un referendum. Una legge che neppure l'arrivo del Frente Amplio al governo ha finora cancellato. Ma qualche spiraglio si era già aperto l'11 settembre, con il rinvio a giudizio - per la prima volta nella storia del paese - di due ex poliziotti e sei ex militari (un settimo, Juan Antonio Rodríguez Buratti, aveva preferito suicidarsi quando gli agenti si erano presentati alla sua abitazione per condurlo in carcere). "L'11 settembre sarà considerata una data storica in Uruguay perché la giustizia ha iniziato il suo corso e si è spezzato quel tabù che permetteva il persistere dell'impunità", aveva detto il generale a riposo Víctor Licandro (fondatore negli anni Settanta, insieme a Líber Seregni, del Frente Amplio), alla giornalista messicana Stella Calloni. Licandro aveva anche commentato le proteste con cui alcuni militari avevano accolto l'avvio dei procedimenti giudiziari: "All'interno dell'istituzione non si è generato un anticorpo. Esiste un marcato corporativismo perché vi sono nonni, padri, figli e nipoti arroccati sulla stessa posizione, per questo si chiudono e continuano a sostenere, contro tutte le evidenze, che quello che hanno fatto durante la dittatura lo hanno fatto per salvare la patria".Sempre a settembre il comandante in capo dell'esercito, Carlos Díaz, aveva riconosciuto che nel 1976 erano stati uccisi più di venti oppositori, trasportati dall'Argentina con uno dei cosiddetti "voli della morte". E venivano chiamati in causa non solo i vertici militari, ma i politici degli anni della democrazia. "Ci sono stati governi che non hanno indagato né posto sotto processo quanti hanno permesso simili atrocità", aveva affermato Guillermo Paysee, del Serpaj (Servicio Paz y Justicia) uruguayano. E il colonnello a riposo Gilberto Vázquez, tra i primi arrestati, rincarava la dose accusando il presidente Julio María Sanguinetti di aver ordinato la cosiddetta operación zanahoria per rimuovere e far sparire i resti dei detenuti assassinati.