Ali d'aquila
persone cristiane lesbiche, gay, bisessuali, transessuali di Palermo
DALLA "CARTA DEI VALORI" DEL GRUPPO ALI D'AQUILA
Il gruppo "Ali d'Aquila" nasce nel Natale 2008 col desiderio di creare un luogo di accoglienza e di preghiera per le persone omosessuali, per favorire una riconciliazione con se stessi, con Dio e con la Chiesa.
Ci incontriamo nell'ascolto reciproco, nella condivisione delle nostre esperienze, nell'accettazione delle nostre umane diversità, con l'amore dei fratelli, mettendo a frutto quei talenti, doni e carismi che Dio ha donato a ciascuno per la crescita del gruppo.
Poniamo Cristo al centro della nostra stessa esistenza, lasciandoci interrogare dalla Sua Parola per la nostra crescita, umana e spirituale, in una continua e instancabile ricerca della Verità che ci rende liberi.
Vogliamo percorrere un cammino di riconciliazione con la Chiesa, attraverso il dialogo, il confronto e la conoscenza reciproca, nella consapevolezza che la dimensione omoaffettiva è un valore e può ben costituire un percorso di crescita e di approfondimento per vivere, senza pregiudizi, una relazione autentica con l'altro.
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BIBBIA E OMOSESSUALITA' - La Genesi
Post n°62 pubblicato il 05 Dicembre 2010 da gruppoalidaquila
L'Antico Testamento e l'Omosessualità 1) I RESOCONTI DELLA CREAZIONE (Genesi 1,26-28 e 2,24-25) (di Victor Paul Furnish - tratto dal Libro: Bibbia e Omosessualità - Ed. Claudiana) Nella Genesi vi sono due racconti che descrivono la creazione: uno più antico, il cosiddetto racconto yahwista, in Genesi 2 e 3, e uno più tardo, il cosiddetto racconto sacerdotale, in Genesi 1. Entrambi sono stati chiamati in causa nel dibattito sull'omosessualità, per ciò che dicono della creazione divina di "maschio e femmina" e del congiungimento sessuale dell'uomo e della donna. Il primo passo che discuteremo è tratto dal racconto più tardo, quello sacerdotale (Genesi 1,26-28), mentre il secondo proviene dal racconto più antico, quello yahwista (Genesi 2,24). Genesi 1,26-28 Secondo un'interpretazione di questi versetti, l'affermazione sull'essere creati "maschio e femmina" (v. 27b) sarebbe strettamente connessa sia alla precedente affermazione sull'essere creati a immagine e somiglianza di Dio (vv. 26-27a), sia alla benedizione che segue: "Siate fecondi e moltiplicatevi" (v. 28). Se così fosse, sembrerebbe che l'"eterosessualità" è parte di ciò che significa essere fatti "a immagine di Dio", e che qualsiasi tipo di relazione omosessuale sarebbe una violazione di tale immagine divina. Ma leggere il passo in questo modo equivale a fraintenderlo, per diverse ragioni. PRIMO, Genesi 1 tratta della natura e del genere umano in genere. Qui la parola ebraica adam si riferisce a tutta l'umanità, e la sua traduzione più corretta è "genere umano" (es. NRSV), che viene inteso come comprendente sia il "maschio" che la "femmina". Questo racconto non prende in considerazione la cultura umana (si noti che i termini sociali "uomo" e "donna" non vi compaiono), individui o situazioni particolari, circostanze storiche o questioni etiche. E' specificamente interessato alla creazione da parte di Dio dell'ordine naturale, e pertanto a ciò che è tipico della condizione umana. SECONDO, questo è un racconto "eziologico", narrato per spiegare perchè le cose sono così come sono, non per prescrivere che cosa le persone dovrebbero fare. In questo racconto, il proposito dei redattori sacerdotali era di spiegare perchè le specie e i generi vengano tenuti opportunamente separati (il fondamento del sistema sacerdotale di purità rituale): perchè furono creati separati. E in particolare a questi redattori premeva mostrare perchè il giorno si Shabbath è separato da tutti gli altri e va perciò mantenuto "santo": perchè il settimo giorno Dio si riposò. TERZO, l'affermazione riguardo la creazione a immagine e "somiglianza" di Dio intende porre in risalto che l'umanità è separata dal resto della creazione in virtù della relazione particolare che la lega a Dio. Tale relazione è condivisa da tutti i membri della specie umana, maschi e femmine. Nulla viene detto come la specie umana sia a somiglianza di Dio, solo che questa "somiglianza" è ciò che distingue la specie umana dalle altre specie. Quindi, la peculiarità della specie umana non risiede nell'esser stata creata "maschio e femmina" e messa in grado di riprodursi. Proprio sotto questo profilo la specie umana è uguale a ogni altra specie creata, e diversa da Dio. Non s'intende certo dire che la sessualità differenziata e la capacità riproduttiva di cui è stata dotata ogni specie creata siano caratteristiche condivise anche da Dio. Di tutte le divinità dell'antico Vicino Oriente, infatti, solo il Dio d'Israele era considerato asessuato. Genesi 2,24 "Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne". Alcuni interpreti hanno ravvisato in questa affermazione il fondamento di tutti "gli lementi costitutivi del matrimonio", tra cui il suo carattere monogamico, basato su un patto, ed eterosessuale. Ma questa interpretazione legge nel testo assai più di quanto essa in realtà dica, o persino presupponga, e non tiene conto della funzione del racconto in cui esso è inserito. Come il racconto sacerdotale di Genesi 1, il racconto della creazione di Genesi 2 e 3 si prefigge di spiegare perchè le cose sono come sono e accadono in un certo modo. In questo racconto più antico , però, l'attenzione non è rivolta all'ordine naturale ma alla società. Di conseguenza, qui non viene detto nulla a proposito della creazione di "maschio e femmina" (termini biologici) o della creazione della "donna" dall'"uomo" (termini sociali), affinchè l'uomo possa avere un aiuto adatto a lui; Genesi 3, poi, è quasi interamente dedicato a spiegare perchè l'uomo e la donna hanno ruoli e compiti distinti nella società. La tesi di Genesi 2,23-25 consiste nello spiegare che l'uomo è (tipicamente) attratto dalla donna e gode del congiungimento fisico con lei perchè Dio ha creato la donna traendola dalle ossa e dalla carne dell'uomo. L'orientamento patriarcale del brano è evidente, e così anche il suo dare per scontato che il desiderio "eterosessuale" sia universale. Non si fa parola dei desideri sessuali della donna, nè si tiene conto di quanti sono incapaci di avere rapporti sessuali, o sono privi di partner, o sono attratti dal loro stesso sesso. Vale la pena notare, comunque, che questo passo non prescrive nè dà presupposta una relazione "monogama" tra uomo e donna, e che non fa commenti sul "matrimonio" in quanto tale. L'obbiettivo di questi versetti è molto più limitato: spiegare perchè, di solito, un uomo è indotto a lasciare i propri consanguinei per unirsi sessualmente a una donna. TEOLOGIA DELLA CREAZIONE (di Choon-Leong Seow - tratto dal Libro: Bibbia e Omosessualità - Ed. Claudiana) Bisogna ammettere che i sette testi biblici - sette in tutta la Bibbia - che menzionano le pratiche omosessuali, o forse vi alludono, sono tutti negativi. In questa negatività, essi riflettono un pregiudizio a favore dell'eterosessualità che nell'antico Oriente era ampiamente diffuso. Le decisioni etiche cristiane non possono però basarsi su questi sette testi, perchè l'applicazione di ciascuno di essi presenta molte difficoltà. E' necessario un diverso orientamento testuale. Se si deve decidere se l'omosessulità sia o meno uno stile di vita accettabile, questa decisione va presa su basi teologiche. E' quindi comprensibile che molti esegeti si siano rivolti alla teologia veterotestamentaria della creazione. Alcuni hanno dedotto dal racconto della creazione di Genesi 1 che i racconti eterosessuali sono normativi: Dio creò gli esseri umani maschi e femmine, e ordinò loro: "siate fecondi e moltiplicatevi" (Genesi 1,28). E' stato però osservato che Genesi 1,26-28 non riguarda le relazioni sociali. Le creature umane non vi sono descritte come "uomo e donna", o "marito e moglie", ma come "maschio e femmina". E' in Genesi 2 che le creature umane sono caratterizzate dai termini sociologici "uomo e donna". Dal punto di vista esegetico è evidente che l'argomento centrale di Genesi 1,26-28 è la biologia e non la sociologia. Inoltre, il testo non tratta di orientamento sessuale; tratta della condizione particolare degli esseri umani rispetto alle creature della terra. A differenza di queste, gli esseri umani sono creati a immagine e somiglianza di Dio; sono innalzati al di sopra di tutte le altre creature e descritti come un riflesso della divinità. A giudicare da quanto sappiamo dagli altri "testi sulla creazione" dell'antico Vicino Oriente, questo significa che agli esseri umani è stata conferita una dignità e una sovranità analoghe a quelle della divinità. Gli esseri umani non sono, come per i popoli vicino a Israele, una classe subalterna, asservita agli dei. Al contrario, sono stati creati a immagine e somiglianza di Dio. Al tempo stesso, il testo fa chiaramente intendere che gli esseri umani sono diversi da Dio nella misura in cui sono biologicamente differenziati, e perciò uguali a tutte le altre creature che popolano la terra; nella loro sessualità essi non sono affatto uguali al Dio d'Israele; sono simili agli animali. (Si noti che l'esortazione: "Siate fecondi e moltiplicatevi" viene rivolta prima agli animali che agli esseri umani - genesi 1,22) Il passo, quindi, concerne gli esseri umani in quanto creature biologiche in grado di riprodursi. Infatti, quando il maschio e la femmina furono creati fu loro ordinato: "siate fecondi e moltiplicatevi" - esattamente come gli animali (Genesi 1,22). L'esortazione a procreare è una costante della cosiddetta fonte sacerdotale (Genesi 1,22.28; 8,17; 9,1.7; Es. 1,7). Di tutte le cose dette nel racconto sulla creazione, è questo comando a venire reiterato, nel racconto sacerdotale. Questa esposizione della realtà è probabilmente una delibera reazione alla teologia di Babilonia, di cui ci resta traccia nell'Epica di Atrahasis (1700 a.e.v.). Mentre nel racconto babilonese gli dèi sono fermamente intenzionati a porre un freno alla crescita della popolazione umana - mediante siccità, pestilnze, carestie, infertilità, diluvi, ecc. - la prospettiva biblica evidenzia che il proposito del Dio d'Israele è esattamente l'opposto: Dio vuole che gli esseri umani siano fecondi e si moltiplichino. (Secondo l'Epica di Atrahasis, l'umanità si era moltiplicata ed era diventata troppo turbolenta per gli dèi; di quì il desiderio di contenerne lo sviluppo. Cfr. A. Draffkorn Kilmer, The Mesopotamian Concept of Overpopulation and Its Solution as Represented in Mithology, "Orientalia 41, 1972, pp. 160-177, e W.J. MORAN, The Babylonian Story of the Floo, "Biblical" 40, 1971, pp. 51-61.) L'intento dell'autore di Genesi 1 è dunque dichiarare che la crescita della popolazione umana è un fatto positivo. (Contrariamente al proposito distruttivo degli dèi nell'Atrahasis, Dio promette ai figli di Israele: "Nel tuo paese non ci sarà donna che abortisca, nè donna sterile" - Esodo 23,26) Anche da un punto di vista teologico dobbiamo ammettere con la Bibbia che la procreazione è cosa buona e fa parte del progetto creazionale di Dio. Al tempo stesso, però, dobbiamo ammettere che la procreazione non è un elemento essenziale della nostra natura di esseri umani: anche coloro che non hanno figli sono pienamente esseri umani. E neppure l'unione eterosessuale è un elemento indispensabile della natura umana: anche coloro che sono celibi o nubili per scelta o per circostanze indipendenti dalla loro volontà sono pienamente esseri umani. La Genesi, in realtà, non racconta tutta la storia della creazione. Nonostante la chiarezza del testo biblico, noi sappiamo che la procreazione non è un precetto che tutti gli esseri umani possono osservare. Vi sono persone che, per ragioni biologiche, non sono in grado di procreare. E in effetti, in altre parti della Bibbia, il problema della sterilità umana viene preso in considerazione. Nell'orizzonte culturale degli autori della Bibbia la sterilità era considerata una maledizione, e spesso veniva spiegata come conseguenza della collera divina. Ma per molti di noi questa è una spiegazione antiquata, o inadeguata, di una condizione umana. Vi sono poi persone che, per ragioni economiche e pragmatiche, non obbediscono all'imperativo di procreare. Alcune nazioni in epoca moderna hanno ritenuto necessario promulgare apposite leggi per favorire la limitazione delle nascite, imponendo in pratica di contravvenire al precetto biblico. E anche a prescindere da leggi apposite, le realtà sociali ed economiche moderne sono tali da indurre a riconsiderare l'imperativo: "Siate fecondi e moltiplicatevi". Oggi nei paesi occidentali è convinzione comune che una famiglia non molto numerosa costituisca un ambiente migliore in cui crescere i figli, e ono molte le coppie che scelgono di limitare. Questa decisione viene presa in base a considerazioni pragmatiche, non all'autorità di testi inattaccabili. Noi quindi prendiamo sin d'ora queste decisioni prescindendo dal nostro orientamento testuale. I racconti della creazione nella Genesi ci trasmettono ciò che gli autori biblici ritenevano essere tipico: ogni creatura è creata secondo il suo tipo. Non tengono però conto delle eccezioni, che sono anch'esse frutto della creazione. (CONTINUA) |
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