Ali d'aquila
persone cristiane lesbiche, gay, bisessuali, transessuali di Palermo
DALLA "CARTA DEI VALORI" DEL GRUPPO ALI D'AQUILA
Il gruppo "Ali d'Aquila" nasce nel Natale 2008 col desiderio di creare un luogo di accoglienza e di preghiera per le persone omosessuali, per favorire una riconciliazione con se stessi, con Dio e con la Chiesa.
Ci incontriamo nell'ascolto reciproco, nella condivisione delle nostre esperienze, nell'accettazione delle nostre umane diversità, con l'amore dei fratelli, mettendo a frutto quei talenti, doni e carismi che Dio ha donato a ciascuno per la crescita del gruppo.
Poniamo Cristo al centro della nostra stessa esistenza, lasciandoci interrogare dalla Sua Parola per la nostra crescita, umana e spirituale, in una continua e instancabile ricerca della Verità che ci rende liberi.
Vogliamo percorrere un cammino di riconciliazione con la Chiesa, attraverso il dialogo, il confronto e la conoscenza reciproca, nella consapevolezza che la dimensione omoaffettiva è un valore e può ben costituire un percorso di crescita e di approfondimento per vivere, senza pregiudizi, una relazione autentica con l'altro.
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ACCETTAZIONE DI SÈ: RICONCILIARSI CON SE STESSI PER AMARSI
Post n°66 pubblicato il 20 Dicembre 2010 da gruppoalidaquila
Che non ti manchi mai la gioia, anzi che ti nasca in casa; e nascerà, purché essa sia dentro te stesso. Le altre forme di contentezza non riempiono il cuore, sono esteriori e vane. È lo spirito che dev'essere allegro ed ergersi pieno di fiducia al di sopra di ogni evento. Credimi, la vera gioia è austera (…) Ognuno è infelice nella misura in cui crede di esserlo! (Lucio Anneo Seneca) Sapere chi si è, da dove si viene e dove si va, è il percorso di conoscenza che il filosofo pone come domanda fondamentale nella vita di ogni essere umano. Sapere chi siamo significa avere una conoscenza profonda di noi stessi, avere consapevolezza delle paure, ambiguità e contraddizioni che ci abitano, assieme a tutte le nostre risorse positive. Per sapere dove andiamo occorre avere un’esatta “cartina” del proprio mondo, avendo coscienza dei propri limiti e delle proprie capacità, conoscendo il mondo esterno, gli altri, attraverso la conoscenza di me stesso, del mio mondo interiore: l’uno è imprescindibile all’altro. E’ il nostro dialogo interiore che ci dice chi siamo, come siamo, chi sono gli altri, come sono gli altri, come sono le cose, com’è il mondo e la vita. Esistono tante realtà quanti esseri umani ci sono su questo pianeta. Creiamo un nostro mondo interno oltre il mondo esterno, e quest’ultimo lo ricreiamo a nostra immagine e somiglianza. Ciò che noi vediamo non è “la” realtà, uguale per tutti, ma semplicemente “una” realtà, la nostra. Così l’immagine che ci facciamo di noi e degli altri può essere letta diversamente e distorta, specie se non viene accettata nella sua reale complessità, fatta di diversità e problematicità… altrettanto reali! Per questo occorre accettare non solo la propria realtà, ma anche quella degli altri. Accettarsi significa avere una corretta immagine di sé, senza sovrastimarsi nell’esaltazione del proprio ego ne sottostimarsi nell’annichilimento dei propri difetti: si tratta di riconoscere di avere un proprio posto nel mondo e di potersi realizzare, nel rispetto degli altri, dando il giusto peso a se stessi (io) e agli altri (mondo). Solo tu puoi sapere cosa è giusto per te, ascoltando te stesso, lasciandoti guidare da ciò che provi. Nessuno può sentire cosa è giusto per un altro. Abbiamo un corpo fisico che comunica con noi, ci dice chi siamo e cosa vogliamo, e dobbiamo imparare ad ascoltarci dentro.. però nessuno lo può fare al nostro posto. Se sapessimo chi siamo non ci accontenteremmo di meno di quanto meritiamo. La nostra relazione con noi stessi è la più importante della nostra vita. Non solo le persone ci trattano come noi li trattiamo, ma siamo noi a dover sempre convivere con noi stessi. Se non riusciamo a renderci felici da soli non potrà farlo nessun altro al posto nostro! L’accettazione di sè richiede amore per se stessi, ovvero stima e compassione che può attivarsi solo attraverso il perdono di noi stessi, cioè il riconoscimento della nostra storia, fatta di prove che non sempre ci piacciono ed errori che difficilmente accettiamo. Lungo il cammino della nostra vita talvolta ci imbattiamo in cose più grandi di noi, che sfuggono al nostro controllo e alla nostra comprensione e che ci procurano ferite che tendono a non rimarginarsi se non vengono accettate per quello che sono. Troppe volte ci poniamo domande sbagliate che non ci danno risposte sul perché dei nostri dolori. Quanti interrogativi bloccano la nostra vita e ci impediscono di guardare oltre la sofferenza: tutte queste domande non chiedono tanto o soltanto una risposta, ma pretendono anzitutto pace, cioè riconciliazione. Per amare se stessi bisogna prima di tutto rispettarsi nella propria storia, perdonando a noi stessi i mali e le ferite che ci portiamo addosso, per quanto inspiegabili, nella certezza che Dio potrà sanare queste ferite, perché le ferite divengono per Dio feritoie di grazia (Giovanni Paolo II). Accettare se stessi significa onorare l’essere che noi siamo e il viaggio che stiamo compiendo. Non significa rassegnarsi ad una vita sempre uguale, ma, al contrario, impegnarsi per la nostra crescita e realizzazione personale. L’amore incondizionato, la stima, la compassione, possono nascere soltanto nel proprio intimo, nonostante le ambiguità e le contraddizioni che ci portiamo dentro. Amare noi stessi come siamo anzichè giudicarci e criticarci, è il primo grande passo verso il cambiamento e la gioia. Quando amiamo noi stessi amiamo gli altri. Quando giudichiamo gli altri giudichiamo noi stessi. Quando non accettiamo gli altri è perchè non accettiamo noi stessi. Le persone sono uno specchio di come siamo noi, di ciò che abbiamo dentro: tutti noi ci rispecchiamo attraverso gli altri ed il mondo circostante. Accettarsi significa fare verità a se stessi, e solo la verità ci renderà liberi (Giovanni 8,32). L’accettazione porta al cambiamento: l'accettazione della realtà tua, delle persone che ti stanno intorno, del tempo in cui tu vivi. Il cambiamento parte da questa consapevolezza, dall’accettazione rispetto la condizione reale. L’accettazione è la chiave per uscire dalla trappola degli schemi che ci imprigionano nelle nostre sofferenze. E’ indispensabile espandere le proprie credenze e cambiare il proprio stato affinchè avvenga la trasformazione. E questo può succedere quando iniziamo ad accettare tutto di noi, di come siamo, del nostro passato e della nostra vita attuale, accogliendo anche i cambiamenti, senza fatalismo o disfattismo. Attraverso la non accettazione, cioè la resistenza, si diventa prigionieri degli eventi, del mondo esterno, di se stessi e dei propri pensieri limitanti. La resistenza nei confronti di una situazione o di uno stato che non viene accettato crea tensione e ne blocca la possibilità di cambiamento continuando a perpetuare lo stato indesiderato. Essere arrabbiati con sè stessi o col mondo, sentirsi vittime degli eventi, non accettare se stessi non ci daranno mai la vita che desideriamo: solo l’accettazione piena delle cose ci può aprire a noi stessi e agli altri e farci avere uno sguardo riconciliato e benevolo verso il mondo. (riflessione di Fabio) |
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