Ali d'aquila

A Palermo le nozze gay raccontate da "Just married". Evviva la normalità


Articolo di Silvia Lanzi, 6 giugno 2013
Venerdì 14 giugno 2013 alle ore venti al Village del Palermo Pride ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo il gruppo Ali d’Aquila inaugurerà una mostra dal significativo titolo “Just married – Le nozze omo nella società contemporanea”, curata da Giovanni Capizzi con Mininè. Si tratta di un’esposizione di circa 35 foto con didascalie e proiezioni in loop sui matrimoni gay attraverso un video proiettore. Tra le firme ci saranno quelle di Allison Suter, Raph Nogal, Brian Shumway, Mike Lackovich, Robert London, Steven Rosen, Ben Wyeth, Victor Lax e altri.All’evento saranno presenti Massimo Milani e Gino Campanella la coppia palermitana che nel giugno 1993 ha simbolicamente celebrato la propria unione all’esterno del Palazzo delle Aquile, sede del municipio di Palermo e Salvo Schiavo e Marco Carbonaro, palermitani pure loro, sposatisi lo scorso ottobre a New York, ai quali il mensile Cult ha dedicato un ampio servizio, che sarà riprodotto in grande formato a corredo della mostra. “Lo scopo della mostra” afferma Giovanni Capizzi “è quello di evidenziare la normalità del matrimonio gay in paesi dove sposarsi è legale. Le foto ripercorrono diverse forme e ritualità del matrimonio omo e lesbico, mettendo in risalto la bellezza delle varie liturgie di benedizione, con il contributo di fotografi internazionali che hanno donato a titolo gratuito le loro immagini. Sarà un modo per vivere le suggestioni e le emozioni delle cerimonie e di colpire l’immaginario dello spettatore attraverso il fascino e la festosità delle immagini, cercando di trasmettere la gioia delle benedizioni e dei matrimoni gay, diversamente uguali alle nozze eterosessuali”. Tra le coppie fotografate tre sono quelle italiane: Roberto Voltarel e Daniele Calvetto; Salvo Schiavo e Marco Carbonaro, Maria Silvia e Francesca. Tutte e tre si sono raccontate in una breve intervista. Ecco cosa mi hanno detto.   ROBERTO E DANIELE. UNA BENEDIZIONE CHE UNISCECome vi siete incontrati tu e Daniele? Ci conoscevamo di vista, poi un colpo di fulmine in discoteca.Perché avete voluto sposarvi? Perché il considerarsi ed essere considerati "compagni" dopo sei anni di convivenza iniziava ad essere un po’ stretto, il matrimonio da un valore aggiunto alla coppia, solidifica e fortifica. Per noi era importante un impegno pubblico davanti a Dio, alle nostre famiglie ed ai nostri amici.Come siete arrivati al matrimonio? Frequentando la Scala di Giacobbe e con la vicinanza fondamentale di don Franco barbero, che ci è stato vicino nei mesi che hanno preceduto il matrimonio fino ad oggi.Perché avete deciso di chiedere la benedizione di don Franco Barbero? Perché tutti e due siamo cristiani, anche se non è un matrimonio legalmente riconosciuto la celebrazione con don Barbero l'ha reso importante per noi davanti a Dio.Che spazio ha la fede nella vostra vita di coppia? Siamo cristiani, in passato abbiamo sempre frequentato la chiesa. Con il tempo ci siamo allontanati in quanto omosessuali perché ci sentivamo fuori posto, come se non ne avessimo diritto. Don Barbero ci ha regalato la gioia di essere buoni cristiani senza pregiudizi.Avete scritto “Siamo felici che in questi anni abbiamo trovato dei Veri amici, solidali e sinceri... vicini alle nostre scelte... Ne abbiamo persi altri... ma questa la chiamiamo ‘selezione naturale’” Cosa intendete con selezione naturale? È un modo più gentile per dire omofobia? Hai colto nel segno. Dopo tutto il tempo passato a nascondere il nostro essere per paura dei giudizi o degli allontanamenti, abbiamo maturato l'esigenza di vivere in serenità, per quanto sia possibile, cercando di condurre una vita circondati da persone che ci apprezzano per come siamo e non per come ci vorrebbero.Questo ha fatto sì che non nascondendo più la nostra omosessualità le persone che non comprendono o non accettano il nostro essere, vuoi per omofobia o per ignoranza, finiscono per non far più parte della nostra vita.Pensate vostro gesto abbia qualche valenza sociale e politica o è solo un qualcosa di privato? Nel nostro piccolo speriamo di poter essere d'esempio per tantissime altre coppie e magari per spronare le persone che immaginano gli omosessuali per come vengono dipinti attraverso i media.Com'è coronare, seppur in maniera parziale, il vostro sogno? Convivendo già da diversi anni il nostro quotidiano non è variato, la nostra unione si è affermata davanti a Dio ed alle persone che erano presenti quel giorno. Non ci sentiamo più semplici conviventi ma finalmente Marito e Marito!!! Se avremo la fortuna che le unioni gay vengano legalizzate completeremo il nostro percorso godendo finalmente dei diritti civili che hanno le coppie eterosessuali.SALVO E MARCO. RITROVARSI Salvo e Marco si sono incontrati ad una festa a Catania, entrambi reduci da esperienze eterosessuali, ad un certo punto hanno dovuto ammettere la verità: si erano innamorati l’uno dell’altro.È stato difficile ammettere con te stesso di essere gay? Sì, decisamente. Ci sono voluti anni di psicoterapia per farlo.Nella tua intervista all'emittente Trm.Web hai sottolineato come la visibilità tua e di tuo marito serva per far sapere agli altri, soprattutto ai giovani omosessuali, che non sono soli. Insomma, il matrimonio come atto politico? Direi di sì, visto che abbiamo richiesto espressamente al presidente della regione Crocetta l’ufficializzazione del registro degli omosessuali, già esistente nel comune di Palermo e di diffonderlo nelle altre province, affinché la Sicilia, essendo una regione a statuto speciale, possa dare valore giuridico al registro. Sarebbe un grande passo avanti nella lotta per i diritti civili.A celebrare le vostre nozze c'è stato un ministro di culto. Perché questa scelta? Quant’è importante la fede nella vostra vita? Sinceramente non abbiamo scelto noi un ministro di culto per celebrare il matrimonio. Negli Stati Uniti chiunque abbia la fedina penale pulita può farlo. E così ci è capitato lui.E infine. È facile lavorare gomito a gomito, giorno dopo giorno, con il proprio compagno, pardon, marito? Sì perché c’è un affiatamento nella vita privata che si estende anche a quella lavorativa. In questo senso siamo complementari: uno è il braccio e l’altro la mente.MARIA SILVIA E FRANCESCA. DUE MADRI, OGGI SPOSEMaria Silvia (Mary) e Francesca stanno insieme da diciotto anni, hanno quattro figli e si sono sposate in Spagna.Come hanno preso i vostri bimbi il fatto che vi siate sposate? Benissimo! Erano tutti molto felici.Due spose, vestite da spose. Abiti bianchi e vaporosi. E il vecchio cliché della femme e della butch? In realtà è stata Margherita (la figlia più grande) a volerlo. Quanto al cliché butch/femme non esiste più – o per lo meno è in via di estinzione – perché non c’è più bisogno del modello etero, che è un modello essenzialmente maschilista.Perché rilasciare una lunga intervista ad un settimanale diffuso come D - La Repubblica? Per fare cultura. È importante, per demolire i pregiudizi. Siamo una famiglia normale, con una vita normale. Era questo che volevamo far capire.Coppia di fatto, registro civile e, adesso, legalmente sposate in Spagna. A quando un'analoga legge in Italia? La società è pronta. È la classe politica a non esserlo. Troppi scaricabarile. Ci vorrebbe qualcuno pronto a farlo. Come Hollande. Chissà. Allora appuntamento a Palermo dal 14 al 23 giugno con la mostra “Just married”.“Just married – Le nozze omo nella società contemporanea”Dal 14 giugno 2013 al 23 giugno 2013, Sala Bausch -  Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo - Ingresso gratuito Mostra organizzata da Ali d'Aquila, cristiani lgbt di Palermo con il contributo dell'Associazione Fondo Samaria e del Forum dei Cristiani Omosessuali Italiani (FCOI) nell'ambito dell'iniziativa "I Cristiani al Palermo Pride".