Ali d'aquila
persone cristiane lesbiche, gay, bisessuali, transessuali di Palermo
DALLA "CARTA DEI VALORI" DEL GRUPPO ALI D'AQUILA
Il gruppo "Ali d'Aquila" nasce nel Natale 2008 col desiderio di creare un luogo di accoglienza e di preghiera per le persone omosessuali, per favorire una riconciliazione con se stessi, con Dio e con la Chiesa.
Ci incontriamo nell'ascolto reciproco, nella condivisione delle nostre esperienze, nell'accettazione delle nostre umane diversità, con l'amore dei fratelli, mettendo a frutto quei talenti, doni e carismi che Dio ha donato a ciascuno per la crescita del gruppo.
Poniamo Cristo al centro della nostra stessa esistenza, lasciandoci interrogare dalla Sua Parola per la nostra crescita, umana e spirituale, in una continua e instancabile ricerca della Verità che ci rende liberi.
Vogliamo percorrere un cammino di riconciliazione con la Chiesa, attraverso il dialogo, il confronto e la conoscenza reciproca, nella consapevolezza che la dimensione omoaffettiva è un valore e può ben costituire un percorso di crescita e di approfondimento per vivere, senza pregiudizi, una relazione autentica con l'altro.
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Post n°52 pubblicato il 23 Ottobre 2010 da gruppoalidaquila
(tratta da Victor Paul Furnish dal Libro: Bibbia e Omosessualità - Ed. Claudiana) La domanda: "che cosa dice la Bibbia dell'omosessualità?" è per molti aspetti fuorviante. Primo, non prende in considerazione il fatto che il mondo antico non aveva una parola o un concetto che designassero l'"omosessualità". Secondo, non tiene conto del fatto che la Bibbia è in realtà una raccolta di scritti di autori, epoche e luoghi diversi. E' quindi erroneo ritenere che "la Bibbia dica" una sola cosa a proposito di qualsiasi argomento si prenda in considerazione. Terzo, chi pone questa domanda spesso non si rende conto che determinare che cosa dicano gli scritti biblici è solo una parte del suo compito. Indispensabile è anche chiedersi perchè questi scritti dicono ciò che dicono, e questo esige un attento esame di ciascun testo collocandolo nel suo ambiente: letterario, culturale e teologico. Infine, per chi consideri autorevoli gli scritti biblici (li consideri, cioè, "sacra Scrittura"), si pone un quarto problema critico: possono, questi antichi testi, determinare la nostra comprensione e fornirci un orientamento etico nel mondo contemporaneo? E se sì, come? Per affrontare seriamente questi argomenti è necessario prendere in esame, uno dopo l'altro, tutti i passi biblici più frequentemente citati quando si discute di omosessualità. Il nostro obiettivo, in ciascun caso, sarà di comprendere qual era la funzione di quel dato passo nel suo contesto originario, "nelle sue molte dimensioni". In questo modo sarà possibile, in conclusione, giudicare come la Bibbia possa - e non possa - informare quanti vi ricorrono in cerca di direttive sull'omosessualità. I TESTI NEI LORO CONTESTI ANTICHI Prima di iniziare l'esame dei passi, due osservazioni sulla terminologia. Innanzi tutto, quello di "sessualità" è un concetto astratto di cui siamo debitori alle moderne analisi e teorie psicologiche. Lo stesso vale, ovviamente, per i concetti di "eterosessualità", "omosessualità" e "bisessualità": nel mondo antico non esistevano termini per designarli. Era universalmente dato per presupposto che tutti fossero "eterosessuali", nel senso di congenitamente ("naturalmente") predisposti al congiungimento fisico col sesso opposto. Così, non esistono passi biblici sull'"omosessualità" intesa come "condizione" o "orientamento". (la parola "omosessuale" fu coniata soltanto nel 1869 da un medico ungherese, Karoly M. Benkert, che in una pubblicazione in tedesco la usò per designare "individui di sesso maschile e femminile" che "dalla nascita" sono orientati eroticamente verso il proprio sesso. Secondo l'Oxford English Dictionary la parola fece la sua comparsa in Inghilterra soltanto nel 1912. La prima comparsa in una Bibbia inglese si ebbe nel 1946, nella prima edizione della Revised Standard Version - 1Cor.6,9) In secondo luogo, la parola "sodomita" non compare mai nel testo ebraico dell'Antico Testamento, neppure col valore semantico di "abitante di Sodoma". Il termine ebraico che nella King James Version venne tradotto con "sodomite" ("sodomita", Deut. 23,17-18; 1Re 14,22-24; 15,12; 22,46; 2Re 23,7; Gioele 3,3) designa un uomo che esercita la prostituzione sacra, come ammettono, correttamente, quasi tutte le traduzioni inglesi moderne. (Tra le versioni italiane, la N.Riv. ha rispettivamente: Deut. 23,18: "uomo che si prostituisca"; 1Re 14,24: "uomini che si prostituivano"; 1Re 15,12: "quelli che si prostituivano"; 1Re 22,47: "uomini che si prostituivano"; 2Re 23,7: "quelli che si prostituivano"; Gioele 3,3: "hanno dato un ragazzino in cambio di una prostituta". La CEI ha: Deut. 23,18: "uomo dedito alla prostituzione sacra", 1Re 14,24,15,12,22,47 e 2Re 23,7: "prostituti sacri"; Gioele 4,3: "hanno dato un fanciullo in cambio di una prostituta"). La parola "sodomita" non compare mai neppure nel testo greco del Nuovo Testamento, e tuttavia il sostantivo inglese viene usato due volte nella New Revised Standard Version (1Cor. 6,9; 1Tim. 1,10). (Anche in N.Riv. e CEI, quest'ultima in 1 Tim. 1,10 ha "pervertiti") Queste osservazioni dovrebbero ricordarci che le traduzioni possono talvolta essere fuorvianti, e che l'esatto significato di una parola dipende sempre, almeno in parte, dal contesto in cui essa compare. Per questo motivo è indispensabile che ogni testo venga ricollegato nel modo più esauriente possibile nel suo contesto. (CONTINUA) |
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