Creato da gruppoalidaquila il 25/02/2010

Ali d'aquila

persone cristiane lesbiche, gay, bisessuali, transessuali di Palermo

 

 

Veglia di preghiera ecumenica per le vittime dell'omofobia e transfobia

Post n°173 pubblicato il 15 Maggio 2013 da gruppoalidaquila
 


«Non amiamo a parole nè con la lingua, ma coi fatti e nella verità»
(1 Gv 3, 18)

Anche quest’anno cristiani provenienti da diverse confessioni e cammini di fede organizzano insieme la veglia ecumenica di preghiera in ricordo delle vittime dell'omofobia e transfobia.

Il 17 maggio alle ore 20.30, punto di raccolta davanti le Mura delle cattive al Foro Italico (sul marciapiede, angolo delle Mura delle Cattive, di fronte al Palchetto della Musica).
... Di lì, un breve corteo raggiungerà la parrocchia S. Maria della Pietà alla Kalsa, in Via Torremuzza 1 angolo via Alloro.

Lectio Divina su 1 Giovanni 3, 13-18 a cura della Comunità Kairòs (condurrà Alessandra Colonna Romano).
Sermone su Galati 5,1 a cura del pastore luterano Georg Welker.

La Veglia è promossa da:

Gruppo Ali d'Aquila (cristiani LGBT di Palermo)
Chiesa Evangelica Luterana
Chiesa Valdese di via Spezio, Palermo
Chiesa Valdese di Trapani e Marsala
Comunità di San Francesco Saverio all'Albergherìa
Parrocchia di San Gabriele Arcangelo
Parrocchia di San Giuseppe Artigiano
Laici Missionari Comboniani Palermo

con la collaborazione del II Vicariato di zona dell'Arcidiocesi e della Parrocchia di S. Maria della Pietà.

Introduzione alla veglia da parte del Vicario episcopale di zona del II Vicariato dell'Arcidiocesi.

Benvenuto di p. Domenico Barbieri, monaco dei "Ricostruttori nella preghiera", parroco di S. Maria della Pietà.

E' PREVISTO SERVIZIO DI INTERPRETARIATO LIS (Lingua dei segni italiana).

Saranno presenti numerosi ministri culto di varie confessioni cristiane, tra i quali, oltre ai pastori e parroci delle chiese organizzatrici, anche il parroco di S. Teresa del Bambin Gesù, della congregazione dei Missionari del Sacro Cuore, e il pastore luterano di Catania.

Per sapere dove si terranno le veglie contro l'omofobia e la transfobia nelle altre città, visita il sito: www.gionata.org

«Cristo ci ha affrancati perché fossimo liberi; state dunque saldi, e non vi lasciate di nuovo porre sotto il giogo della schiavitù!» (Gal 5,1)

video della veglia di preghiera: http://youtu.be/nUpK5H6h4Z0

 
 
 

"Sogno il giorno in cui non ci sarà più bisogno di una veglia contro l’omofobia"

Post n°172 pubblicato il 05 Maggio 2013 da gruppoalidaquila

Intervista a Fabio del gruppo Ali d'aquila al sito del Progetto Gionata - Portale su fede e omosessualità - www.gionata.org

23 aprile 2013

 

 

Mi chiamo Fabio, ho 30 anni, e faccio parte del gruppo "Ali d'aquila", sorto a Palermo nel 2008 nella Chiesa di San Francesco Saverio di Palermo come luogo di incontro di persone omosessuali credenti che volevano vivere un cammino di fede e riconciliazione. 
Da allora il gruppo si riunisce settimanalmente e condivide con la Comunità di San Francesco Saverio non soltanto lo stesso spazio fisico ma anche la medesima affinità elettiva.

La nostra rettoria, infatti, ospita parecchi gruppi, tra i più diversi, e sebbene non tutti ci conosciamo bene, di certo tutti abbiamo sperimentato in questa chiesa l'abbraccio di una madre accogliente, ritrovando in don Cosimo Scordato il Padre misericordioso della parabola di Gesù. La mia esperienza di fede, però, inizia prima di questo felice incontro e non si esaurisce nell'esperienza del gruppo "Ali d'aquila".

Sono cresciuto in una famiglia di cattolici praticanti e sin dall'infanzia ho preso confidenza con gli ambienti ecclesiali. Si inizia come un "dovere": i tuoi genitori ti conducono ogni domenica a messa, poi ti iscrivono al catechismo e ti chiedono di fare il chierichetto, quindi ci torni per ritrovare gli amici. Così la chiesa, per uno che la pratica sin da bambino, diventa un luogo di socializzazione primaria, oltre la scuola e la famiglia, e in breve tempo finisce per diventare il tuo principale luogo di crescita e di gioco: si forma la squadra di calcetto della tua parrocchia, si fa volontariato, si organizzano i ritiri spirituali, le gite, e gran parte della tua vita ruota attorno alla chiesa. 
Tutta questa inculturazione ha probabilmente influito sul mio essere credente, ma la nostra educazione spiega solo in parte ciò che siamo. E' vero che noi siamo anche tutto ciò che siamo stati, ma è pur vero che l'esperienza della fede e soprattutto dell'amore si fa solo crescendo e vivendo. Così, crescendo e vivendo, mi sono scontrato con i miei desideri intimi e le aspirazioni profonde che apparentemente sembravano andare in opposizione a tutto ciò che avevo appreso sull'omosessualità. 

Da bambino ero omofobo anch'io. Nutrivo in me desideri diversi, l'attrazione per un compagno di classe invece della compagna, ma il senso di colpa per un errata introiezione dell'omosessualità mi faceva sentire sbagliato e rimandava indietro quella richiesta di autenticità. Leggevo per capire, ma più leggevo i documenti della chiesa più aumentava il disagio per le condanne senza appello: la chiesa, da madre, mi era diventava matrigna. 
Sia in casa, sia a scuola, sia in chiesa - ad eccezione del confessionale - non si era mai trattato esplicitamente il tema dell'omosessualità: gli unici riferimenti relativi agli omosessuali erano nelle battute volgari, nelle offese o nelle barzellette. 
Queste accuse non sono rivolte esclusivamente a chi è visto effettivamente come persona omosessuale, ma sono le prime e più ingiuriose diffamazioni rivolte a chiunque venga assunto come nemico, anche solo per scherzo. La prima conoscenza dell'omosessualità avviene perciò in negativo: seppure da bambino non sai bene cosa sia, apprendi inconsciamente che è qualcosa di sbagliato e impari a prenderne le distanze.
Questo fatto denota quanto profondo sia il livello di omofobia, cominciando proprio dalle parole, e ciò spiega anche perché alcuni omosessuali rifiutino le parole stesse che li definiscono, per l'ombra d'infamia legata alla parola. Solo se impari a difenderti e a farti scivolare di dosso le accuse riesci ad andare avanti, altrimenti rischi di crescere con molti complessi, scarsa autostima e frustrazione o depressione. 
Purtroppo c'è chi non ce la fa, chi non regge il dolore, chi pur non arrivando all'estremo gesto, vive una vita nel nascondimento, o peggio senza passione, senza amore, ed è come un fiore che non sboccia e porta frutto, ed è già morto pur essendo ancora vivo. La voglia di vivere mi ha portato ad uscire dal mio guscio, a cercare fuori di casa, fuori la mia chiesa, fuori il mio stesso territorio.

All'inizio era più che altro un desiderio di fuga, per conoscere altri modi di vivere, altri modi di pensare, altre realtà. Ho compiuto così dei viaggi per cercare me stesso. A 21 anni mi sono iscritto ad un campo di volontariato internazionale in Germania, il mio primo viaggio da solo, un'esperienza che ha rafforzato il mio fare e il mio essere, ma è soprattutto negli anni successivi con l'esperienza dei campi "Agape", a Prali e ad Albano Laziale, sui temi di fede e omosessualità, che sono riuscito ad affrontare alcuni nodi importanti della mia vita legati pure all'omofobia. 
Intanto nel 2005 si andava formando anche a Palermo un gruppo di cristiani omosessuali, l'associazione "Koinonia", che poi sarebbe confluita nell'Arcigay, pur mantenendo all'interno la possibilità di vivere e approfondire le tematiche di fede con incontri biblici che si svolgevano presso la chiesa valdese di via Spezio. 
Conoscere la parola di Dio sotto una luce diversa, non più come condanna ma come amore, mi ha fatto scoprire il vero volto del Padre e ha rafforzato il mio essere più autentico.


Come hai scoperto le veglie per le vittime dell'omofobia?

Attraverso Internet siamo venuti a conoscenza della veglia per ricordare le vittime dell'omofobia e della transfobia in alcune città italiane e con il gruppo "Koinonia" abbiamo realizzato la prima veglia nella città di Palermo nel maggio 2007. La scelta della chiesa valdese fu quasi obbligata, poiché lì avevamo accoglienza come gruppo. Nello stesso periodo si chiuse l'esperienza di quell'associazione, ma l'anno successivo fu forte l'esigenza di riproporre una veglia di preghiera per ricordare le vittime della violenza omofobica. 
Alcune delle persone che presero parte a quella prima esperienza, insieme ad altre nuove, organizzarono una nuova veglia, chiedendo ospitalità alla chiesa cattolica di San Francesco Saverio. Da quell'esperienza di preghiera nacque il nuovo gruppo "Ali d'aquila", per la volontà di proseguire un cammino di fede e verità, conoscenza e consapevolezza, e per crescere sia come cristiani che come omosessuali, dando valore alla nostra vita proprio a partire dal nostro essere. In questi anni il gruppo ha cercato di riproporre le veglie in chiese diverse, per non rimanere chiusi nella nostra isola felice ma per gettare questi semi di pace nella chiesa universale. 
Tutto questo ci ha portati a fare passi di visibilità imprevisti e ad avere un'attenzione mediatica non ricercata, soprattutto nel momento in cui il Cardinale ci ha vietato di realizzare la veglia in una chiesa cattolica, chiudendoci la chiesa prescelta sia nel 2010 che nel 2011. Quegli eventi dolorosi hanno poi avviato un dialogo con l'Arcidiocesi e nell'ultima veglia del 2012 abbiamo potuto pregare in un'affollata parrocchia cattolica, la chiesa di S. Gabriele Arcangelo, con la presenza di un delegato arcivescovile, segno visibile della riconciliazione e di un cambiamento che abbiamo sperato e vissuto.


Secondo te quale messaggio importante le veglie di preghiera per le vittime dell'omofobia lanciano a tutti i credenti delle nostre chiese.

Le veglie di preghiera sono un segno di pace, rispetto e fratellanza, che non può non essere accolto da tutte le chiese cristiane. L'amore è ciò che ci accomuna e che ci rende fratelli e simili al Padre. Questa veglia è in particolare contro l'omofobia e la transfobia, ovvero contro la violenza che si ritorce verso le persone omosessuali e transessuali per il solo fatto di essere se stessi ed esistere in quanto tali. 
E' una violenza cieca che aggredisce non tanto e non solo la persona, ma soprattutto ciò che rappresenta, la sua diversità che non viene accettata. La violenza va sempre condannata, e la preghiera si rivolge sia alle vittime che ai carnefici, come ci insegna Gesù: dobbiamo pregare anche per i nostri nemici. Qui non vi sono intenti diversi al di fuori della preghiera, del ricordo e della memoria che deve farsi viva ed attuale. 
La veglia non deve restare confinata all'interno delle chiese, ma incarnarsi nelle nostre vite. Vegliare contro l'omofobia significa anzitutto riconoscere l'omonegatività in tutte le sue forme, e poi assumere ogni iniziativa per contrastarla, prendendo una posizione esplicita e non tacita, poiché il silenzio può essere letto come assenso nei confronti delle discriminazioni. L'omofobia si presenta in diversi modi e la violenza fisica è solo la parte più visibile e forse minoritaria: il più delle volte, l'omofobia che si vive nel nostro paese è una discriminazione che si attua anzitutto nel linguaggio. In ogni contesto di vita, dalla scuola al lavoro, dalla famiglia al gruppo dei pari, dallo Stato alla Chiesa, si vivono spesso discriminazioni che iniziano con il linguaggio e anche se non diventano violenze fisiche restano pur sempre violenze psicologiche, che segnano prima l'anima e poi il corpo stesso della persona, che cresce ripiegato con poca stima di sé, degli altri e della vita. Il linguaggio è una cartina al tornasole del modo di pensare e di vedere la realtà e bisogna stare molto attenti quando si parla, specie se si usano stereotipi. Le parole sono come pietre. 
La discriminazione verso gli omosessuali ha inflitto una condanna a un insieme indistinto di persone, accomunate solo dalla parola "omosessuali", a prescindere poi dai pregi o difetti delle storie di ognuno. La veglia per ricordare le vittime dell'omofobia serve a ridare dignità a umanità violate, dare senso e valore alla specificità di ogni singola vita, in particolar modo se la sua storia è stata denigrata.
Vogliamo convertire l'odio della violenza in una preghiera che possa risanare quelle ferite. Davanti alla violenza e alle offese dell'umanità nel mondo, noi cristiani non possiamo restare fermi o in silenzio ma dobbiamo operare per una trasformazione, e per i credenti il cambiamento avviene anche (ma non solo) attraverso la preghiera con cui entriamo in relazione tra noi e Dio.


Secondo te le veglie di preghiera per le vittimi dell'omofobia hanno favorito un cambiamento nelle persone che hanno condiviso con te questo momento...

Non posso essere certo che le veglie di preghiera cambino gli altri, ma di certo hanno operato un cambiamento in me. In questi anni è aumentata la mia consapevolezza della realtà circostante e di me stesso, ho vissuto un cambiamento di atteggiamento personale e della chiesa, siamo passati dalle decine di persone delle prime veglie alle trecento persone dello scorso anno. Soprattutto, abbiamo la percezione di non essere più soli. 
La veglia di Palermo non è più organizzata solo da un gruppo di credenti omosessuali, ma insieme ad altre comunità cristiane di diverse confessioni, unite nella preghiera, insieme nelle diversità: questa è la chiesa di Cristo.


Con quale speranza parteciperai alla veglia di quest'anno?

Io ho un sogno: il giorno in cui non ci sarà più bisogno di una veglia contro l'omofobia e la transfobia e l'esistenza stessa di un gruppo di omosessuali credenti non sarà più necessaria per portare all'attenzione le problematiche relative alla discriminazione delle persone LGBTIQ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali, queer).
Quello sarà il segno dell'avvento del Regno di Dio, dove non ci sarà più giudeo né greco, né schiavo né libero, né uomo né donna, poiché tutti siamo uno in Cristo Gesù (Galati 3,28). Noi vogliamo vivere nella chiesa come tutti gli altri, e non crearci una nostra chiesa. 
In questo momento storico c'è bisogno di fare gruppo per avere maggiore attenzione e risonanza e non certo per creare ulteriori ghetti o divisioni. La Chiesa di Cristo è una, e anche noi siamo membra del suo corpo: chi disconosce anche una sola delle sue parti, disconosce il tutto, e forse disconosce anche Dio.

 
 
 

Intervento del gruppo "Ali d'aquila" al convegno di "Mondo di comunità e famiglia" a Milano

Post n°171 pubblicato il 06 Febbraio 2013 da gruppoalidaquila
Foto di gruppoalidaquila

Convegno di "Mondo di comunità e famiglia" - Associazione di promozione sociale 

Progetto "Ali per la famiglia" finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento delle politiche per la famiglia

 

Milano, 2 febbraio 2013

 

 "CONDIVISIONE: STRUMENTO PER IL BENESSERE"

Confronto tra esperienze di «accompagnamento alla persona»

in gruppi che utilizzano il metodo del «reciproco ascolto della narrazione di sé»

 

La condivisione di sé nel  gruppo "Ali d'aquila" di Palermo

Testimonianza di Fabio

 

Il gruppo "Ali d'aquila" nasce nel 2008 come luogo di accoglienza e di preghiera per persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali all'interno della Chiesa di San Francesco Saverio, nel quartiere Albergheria di Palermo. La caratteristica del gruppo non è esclusivamente nel condividere un diverso orientamento sessuale, ma anche nel riconoscersi come credenti in Cristo, sebbene le chiese di appartenenza di ciascuno possano essere le più varie, seguendo perciò un cammino interconfessionale. Questa peculiarità ha portato una grande ricchezza nell'unione di diverse sensibilità ed esperienze spirituali, all'interno di un Cristianesimo di base comune, ma è stata anche fonte di divergenze quando non si è sempre riusciti a canalizzare le visioni e le aspettative in una direzione e in un senso comune. L'esperienza del metodo di condivisione è stata adottata dal gruppo circa due anni fa all'interno del suo percorso di crescita umana e spirituale. Fare condivisione, attraverso il metodo del «reciproco ascolto della narrazione di sé», ha rappresentato la possibilità di una maggiore comprensione del vissuto, delle prospettive e delle realtà delle persone. Solo conoscendo a fondo il percorso compiuto da quell'individuo, particolare ed irripetibile, e l'attribuzione di senso che ognuno dà a sé stesso e alla propria storia, è possibile comprendere le motivazioni del suo fare e del suo essere. Per le persone lesbiche-gay-bisessuali-transessuali-intersessuali-queer, parole che definiscono le diverse identità e che nel linguaggio comune non sono differenziate ma incluse nell'unica etichetta di "omosessuale", la difficoltà è data anzitutto dalla possibilità stessa di darsi un nome e di potersi esprimere liberamente in relazione alla propria condizione. Per chi è omosessuale e anche cristiano, specie se vive in una realtà ecclesiale, il disagio rischia di essere ancor più forte per la tendenza a reprimere, se non a colpevolizzare, il diverso orientamento sessuale, visto non come "una variante naturale del comportamento umano", secondo quanto già riconosciuto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che nel 1994 ha tolto l'omosessualità dall'elenco dei disturbi del DSM (The Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), ma, spesso, è percepita ancora come una ricerca di trasgressione se non una malattia.

La possibile esistenza stessa delle diverse identità sessuali in molti casi viene negata, quando non esplicitamente contrastata: se in Russia è appena stata varata una legge che vieta persino di parlare di omosessualità, senza andare lontano, nella nostra cultura spesso le persone lgbtiq non sono considerate nei discorsi oppure vengono incluse in forme d'identità negative, come si impara sin da bambini con la parola "frocio", usata come forma onnicomprensiva di offesa, tale da prenderne le distanze, sino all'aberrazione più assurda delle cosiddette "teorie riparative". E se queste alla fine si sono rivelate inefficaci e non hanno effettivamente convertito gli omosessuali a un'eterosessualità forzata "secondo natura", allorché hanno allevato invece dei fondamentalismi, tutto ciò ha piuttosto prodotto nell'immaginario di molti, omosessuali inclusi, un'idea di natura "intrinsecamente disordinata", come ancora insegna, purtroppo, il Catechismo della Chiesa Cattolica, alimentando dei germi di intolleranza, che quando radicata e rivolta verso se stessi viene definita "omofobia interiorizzata". Le conseguenze di questa omofobia, ovvero l'avversione contro l'omosessualità, propria o altrui, vanno tenute in considerazione nel momento in cui diamo voce ad una persona omosessuale, la cui parola stessa è stata negata per secoli.

Non si può prescindere da queste problematiche quando si fa condivisione con una persona lesbica-gay-bisessuale-transessuale-intersessuale-queer. Al "mondo omosessuale" per tanto tempo è stato vietato il diritto stesso all'esistenza, e oggi che si leva più alta la voce contro le discriminazioni si cerca di rimandare indietro le richieste di uguaglianza spacciandole per diritti privilegiati in più che non possono essere dati a una minoranza. L'uso del linguaggio è esemplificativo: basta cambiare nome alle cose per dargli un significato diverso. Così la "questione omosessuale" viene trattata secondo i diversi opportunismi, senza entrare nelle difficoltà vere delle persone omosessuali. Difficoltà che non sono solo di forma ma soprattutto di sostanza, e che impediscono alle persone lgbtiq una piena libertà di azione, di parola e persino di pensiero, poiché l'autocensura è un meccanismo molto forte e quando si introietta questa negazione di sé, essa stessa diventa il metodo di controllo sociale più sicuro, per cui la vittima si fa carnefice di se stessa, l'individualità è annullata ed il soggetto si è omologato a ciò che gli altri pensano debba essere o fare.

Il metodo di condivisione è stato uno strumento utilissimo anzitutto nel tirare fuori gli spettri e le paure che si nascondono dietro le parole lesbica-gay-bisessuale-transessuale-intersessuale-queer. La prima difficoltà che ha una persona omosessuale nell'accettarsi è anzitutto riconoscersi pienamente per quello che è. La condivisione è uno strumento che permette di dare voce anche a chi solitamente non riesce ad avere voce, a volte neppure in famiglia, per sentire la propria voce interiore. Il metodo del «reciproco ascolto della narrazione di sé» permette di parlare autenticamente ma soprattutto di ascoltare l'altro, che è un altro sé, e tutto questo senza il timore di essere giudicati poiché non vi è un dibattito successivo ma solo l'ascolto, in un donarsi reciproco. Il vivere in un contesto protetto di gruppo, dove tutto quello che si dice rimane all'interno di quel momento, permette a ciascuno di potere raccontare le proprie esperienze, al di là dei ragionamenti mentali, per entrare in comunione con l'altro che ci sta accanto. Per un gruppo cristiano, la condivisione è un altro modo di fare comunione con Cristo. "Dove sono riuniti due o tre nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro" (MT 18,20), dice il Signore. Ma non occorre scomodare Dio per stare insieme: la condivisione è già strumento di benessere tra le donne e gli uomini che la praticano, un modo per esplorare la nostra umanità, e, per noi credenti, per conoscere anche il Dio nascosto in ogni uomo. E' uno spazio/tempo profondamente spirituale, in cui si arrivano a toccare le corde invisibili ma palpabili del cuore. La radice indoeuropea della parola cuore deriva da [skar] che ha il senso di vibrare. Anche il ricordo, esperienza propria della condivisione, ha lo stesso etimo e passa dunque dal cuore, dalle vibrazioni interiori. Condivisione significa partecipare insieme, offrire del proprio ad altri. E' composto di [con] e [dividere], a sua volta dal latino [dis] separazione e [videre] vedere: vedere separato. Fare condivisione è come comporre un mosaico, ove la piccola visione separata non dice tutto a se stessa, ma unita alle visioni degli altri restituisce un quadro con-diviso, ovvero partecipato. Ogni tassello dell'altro aiuta a dare forma e senso al disegno più grande della vita. Ascoltare le esperienze dell'altro, con il loro carico di sofferenze, di gioie e di contraddizioni, permette di alleggerirne il peso e di restituirne una più giusta misura e collocazione. Così anche la parte oscura che ognuno si porta, a prescindere naturalmente dalla propria sessualità, può diventare oggetto di condivisione e, forse, fare meno paura. La luce che l'altro getta sul proprio vissuto illumina anche quelle parti che sono ancora oscure nella propria vita. Quando la condivisione arriva a fare questo, la storia dell'altro non è più riconosciuta come totalmente estranea, ma incorporata nella propria esistenza, sentendola propria pur nella sua diversità ed unicità. Ciò permette di prendersi a cuore il prossimo, percependo le vibrazioni interiori dell'altra persona e compiendo già il Regno dell'Emmanuele, il "Dio-con-noi". Questo stato beato, che noi credenti speriamo in Dio, lo costruiamo però tutti, ora, su questa Terra, tra le donne e gli uomini del nostro tempo, in ogni momento in cui realizziamo questo ben-essere che coinvolge tutti gli aspetti dell'esistenza e che dà maggiore qualità e senso alla vita di ognuno di noi.

 
 
 

Assemblea battista, indignata di fronte a episodi di violenza, invita le chiese a un lavoro educativo contro l'omofobia

Foto di gruppoalidaquila

Da Giovedì 22 a Domenica 25 Novembre 2012 a Chianciano Terme ha avuto luogo la XLII Assemblea dell'Unione Battista (in sigla UCEBI).
Riportiamo dall'agenzia settimanale NEV - NOTIZIE EVANGELICHE (Servizio stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia) di Mercoledì 28 Novembre 2012 - numero 48 dell'anno XXXIII

Omofobia, evangelizzazione e diritti umani
Le chiese invitate a partecipare alle veglie di preghiera contro la violenza omofoba del 17 maggio

"L'Assemblea di fronte ai ripetuti episodi di violenza omofoba, esprime la sua indignazione alla luce dell'amore del Signore Gesù che accoglie e salva". Lo hanno affermato i circa 100 delegati della XLII Assemblea cristiana evangelica battista d'Italia (UCEBI), riuniti a Chianciano dal 22 al 25 novembre scorsi, ribadendo l'impegno delle chiese battiste contro una violenza che si fa sempre più frequente e della quale il legislatore italiano, dopo l'ultima bocciatura in Parlamento di una legge contro l'omofobia, non si fa carico. L'Assemblea ha quindi approvato una mozione che invita i battisti italiani a intraprendere un lavoro educativo contro l'omofobia, invitando esplicitamente le chiese locali ad organizzare o a partecipare alle veglie di preghiera in occasione della giornata mondiale contro l'omofobia, il 17 maggio di ogni anno.

I delegati hanno inoltre approvato una mozione che invita le chiese ad una evangelizzazione che includa nell'annuncio della Buona Novella di Gesù Cristo l'affermazione dei diritti umani. "In questo tempo di crisi economica - si legge nella mozione -, emerge con forza la tentazione di identificare il nemico con lo straniero che ‘ruba il lavoro', e crescono atteggiamenti razzisti e discriminatori". Per questo, l'Assemblea chiama le chiese a vivere "l'evangelizzazione come salvezza integrale della persona" e a "vivere fino in fondo una realtà ecclesiale senza barriere confessionali, economiche ed etniche". In particolare, il testo impegna le chiese a valorizzare la giornata per i diritti umani del 4 aprile, giorno della morte di Martin Luther King jr., istituita in una precedente Assemblea.

LE NOTIZIE NEV POSSONO ESSERE UTILIZZATE LIBERAMENTE, CITANDO LA FONTE
NEV - Notizie Evangeliche, Servizio stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia

 

 
 
 

L'ecumenismo e le persone lgbtiq credenti. Testimonianza di Fabio del gruppo "Ali d'aquila" al convegno REFO di Palermo

Convegno Rete Evangelica Fede Omosessualità

Palermo, 24-25 novembre 2012


"Accoglietevi gli uni gli altri"

L'accoglienza delle persone lgbtiq nelle Chiese Cristiane in Italia.

Nuove prospettive teologico-pastorali

 

L'ecumenismo e le persone lgbtiq credenti. Testimonianza di Fabio del gruppo "Ali d'aquila"


Il gruppo "Ali d'aquila" nasce da una preghiera. E' stata la volontà di ricordare e il bisogno di pregare per tutte quelle persone che subiscono discriminazioni per l'orientamento sessuale. Ciò ha spinto alcuni di noi a realizzare, nell'aprile 2008, una veglia di preghiera per le vittime dell'omofobia e della transfobia nella Chiesa di San Francesco Saverio all'Albergheria, trovando in quella comunità, e in particolare nella persona di Don Cosimo Scordato, un'accoglienza gratuita e totale. Era la prima volta in una chiesa cattolica di Palermo, dopo che l'anno precedente un altro gruppo, "Koinonìa", aveva fatto la prima veglia nella chiesa valdese di via Spezio.

Fin dall'inizio, il gruppo si è posto in una prospettiva interconfessionale poiché le persone che ne facevano parte provenivano da differenti confessioni religiose e molteplici esperienze di fede. Le nostre diversità si ricomponevano in Cristo, centro della nostra fede, e come persone omosessuali abbiamo trovato nel gruppo un luogo, fisico e spirituale al contempo, dove potere anzitutto parlare delle nostre vite e del nostro essere credenti e omosessuali, senza che i termini si ponessero in antitesi ma cercando di valorizzare il dono della fede con "il dono dell'omosessualità", come lo ha definito pubblicamente Don Franco Barbero in occasione del Giubileo degli omosessuali nel 2000.

L'essere poi diversi tra i diversi, ognuno ulteriormente differente dall'altro, per opinioni, sensibilità, prassi, spiritualità diverse, pur credendo nello stesso Dio, da un lato arricchisce la nostra esperienza, ma dall'altro lato rende più complicato trovare delle sintesi, e non nascondiamo le difficoltà, espresse talvolta in estenuanti riunioni e discussioni, che rischiano di provocare delle "impasse" nell'organizzazione del gruppo, per un paradossale eccesso di democrazia interna. Ciò deriva da una scelta di fondo che ci siamo dati agli albori: non delegare le nostre decisioni ad un singolo, che fosse una guida spirituale, un responsabile del gruppo o un consiglio direttivo, ma lasciare ogni volta a tutto il gruppo le scelte, secondo un criterio di presenza e di maggioranza che però tenesse in considerazione pure le posizioni minoritarie. Consapevoli che l'unanimità di una decisione è sempre auspicabile ma non sempre perseguibile, abbiamo tentato di dare spazio alle diverse esigenze, anche attraverso una programmazione differenziata che tenesse insieme i vari possibili percorsi confluenti in un gruppo. La difficile conciliazione delle nostre ineludibili differenze ha condotto a muoverci per piccoli passi, secondo obbiettivi condivisi solo nel breve termine, senza riuscire a fare una programmazione di lungo periodo e a più ampio respiro, anche a causa delle scarse risorse umane e la precarietà dell'organizzazione informale. Sta sempre alla responsabilità di ognuno e di tutti insieme trovare la strada giusta, o almeno quella meno sbagliata.

L'ecumenismo è il campo dove sperimentiamo appieno "la convivialità delle differenze" (Don Antonio Bello),  il terreno in cui proviamo la nostra stessa fede, in relazione all'altro diverso da me. E' una strada percorribile e imprescindibile se non vogliamo che la lotta per i diritti delle persone lgbtiq (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali, queer) resti confinata e rinchiusa nelle sacrestie delle nostre piccole e protette chiese di origine. Le nostre parrocchie dovrebbero essere solo il punto di partenza e mai il punto di arrivo della nostra fede.

Non è semplice né scontato fare determinati passi, anche in relazione alla questioni di visibilità del gruppo e dei singoli, e nel tempo abbiamo affrontato diverse sfide che ci hanno posto al centro dell'attenzione mediatica, in particolar modo per le vicende legate ai veti della chiesa cattolica sulla nostra organizzazione delle veglie interconfessionali contro l'omofobia e la transfobia.

Negli anni, queste veglie sono state vissute in una dimensione sempre più ecumenica che, auspicavamo, potesse unire le diverse chiese cristiane nella preghiera per le vittime di un male che discrimina anche dentro le chiese. Per questo abbiamo dato un valore interconfessionale alla veglia, che da allora è divenuta il momento culminante delle nostre attività annuali. Al di là delle diverse posizioni teologiche verso le persone omosessuali, abbiamo creduto che la preghiera fosse il vettore unificante di tutti i cristiani. Nella preghiera e nella condivisione proviamo a sperimentare la grazia della riconciliazione: una riconciliazione con noi stessi, con le nostre famiglie, con il nostro intorno sociale, con la Chiesa, con Dio... ed anche con i nostri carnefici. Come abbiamo scritto nella nostra "Carta dei valori": 

"Vogliamo percorrere un cammino di riconciliazione con la Chiesa, attraverso il dialogo, il confronto e la conoscenza reciproca, nella consapevolezza che la dimensione omoaffettiva è un valore e può ben costituire un percorso di crescita e di approfondimento per vivere, senza pregiudizi, una relazione autentica con l'altro. Crediamo, infatti, in una Chiesa ove ogni diversa e specifica identità possa trovare riconoscimento e piena realizzazione nell'unità di Cristo e, pertanto, ci adoperiamo affinché si compia una piena accettazione ed accoglienza delle persone omosessuali all'interno delle Chiese."

Questa è la "missione" che ci siamo dati, questo pensiamo sia il "talento" di cui parla Gesù nella parabola: essere pienamente se stessi per vivere una relazione autentica con il prossimo e con Dio, "cercare se stessi per trovare Dio", secondo un'espressione usata da Padre John McNeill. (1)

Nel nostro cammino di gruppo ci siamo rivolti dapprincipio ad alcuni sacerdoti e pastori amici, consapevoli di trovare in loro un porto sicuro su cui potere iniziare a parlare di fede e omosessualità senza timori o censure. All'inizio abbiamo riproposto la veglia per ricordare le vittime dell'omofobia e della transfobia nella nostra chiesa di San Saverio, ma negli anni successivi abbiamo voluto allargare quell'esperienza in altre chiese. Così abbiamo deciso di scrivere una lettera a tutte le parrocchie cattoliche e le comunità protestanti di Palermo, affinché potessero conoscerci. Nella lettera, inviata il 7 aprile 2010, così scrivevamo:

"Siamo un gruppo cristiano che, in relazione alla comune dimensione omoaffettiva, propone un percorso di crescita umana e spirituale. Vorrai tenere presente, nella Tua azione parrocchiale e pastorale, dell'esistenza del Gruppo e, ove lo riterrai opportuno, comunicare alla comunità tutta a Te affidata ed ai giovani in particolare del cammino di crescita umana e spirituale che stiamo percorrendo; ciò al fine di consentire a tutti coloro ai quali ci rivolgiamo o che eventualmente vivono in una situazione particolare e di disagio, di prendere contatti con il Gruppo Ali d'aquila, dove potranno trovare un clima di rispettosa accoglienza e di amichevole aiuto. Ci piacerebbe incontrare anche Te, oltre che gli altri sacerdoti, per instaurare un dialogo proficuo in Cristo."

Su oltre 200 lettere imbustate ed inviate, abbiamo ricevuto meno di 10 risposte, provenienti per lo più da quei sacerdoti e pastori che già ci conoscevano. Nonostante il muro di silenzio, o forse proprio per quello, avevamo deciso di fare la veglia del 2010 in una chiesa cattolica molto centrale e frequentata a Palermo, la Rettoria di Santa Lucia in via Maqueda, nel cosiddetto "salotto buono" della città, uscendo così dai recinti protetti della nostra rettoria periferica. Poche ore prima della veglia, il rettore di quella chiesa, nonostante ci avesse accordato la disponibilità della struttura, ci comunica di alcuni lavori improrogabili al portone della chiesa che ne avrebbero impedito l'accesso e dunque una sua momentanea chiusura. Siamo stati quindi costretti a trasferirci nella vicina chiesa valdese di via Spezio, consapevoli che in quel momento fosse l'unica realtà che ci avrebbe accolti senza problemi, visto che li si era già svolta una veglia analoga nel 2007. Il fatto alquanto singolare fu che la chiesa cattolica che ci era stata negata per un problema d'ingresso al portone principale, vedeva quella sera stessa realizzarsi un'altra veglia, organizzata dalla comunità di sant'Egidio. I motivi della chiusura "ad personam" della chiesa cattolica ci furono presto palesati e in seguito confermati da più fonti: era stata la Curia a mettere un veto alla veglia contro l'omofobia e la transfobia, in quanto organizzata da un gruppo sconosciuto e non autorizzata dall'Arcidiocesi. Forte è stato lo sconforto in quel momento nel vederci chiudere i portoni di una chiesa, semplicemente per pregare. Sembrava che ci fosse negata anche la possibilità di commemorare i morti, come se i morti di omofobia e transfobia fossero meno degni di essere ricordati. Probabilmente questo è stato l'evento più doloroso vissuto dal gruppo, sebbene non si è trattato di un episodio isolato, come noto.  

Uno dei motivi per cui la nostra veglia era stata negata dalla Curia ci dicevano fosse dovuto al fatto che non conoscevano il gruppo "Ali d'aquila". Così l'anno seguente abbiamo deciso di scrivere una lettera al Cardinale, Sua Eminenza Paolo Romeo, e p.c. al Vescovo Ausiliare, Mons. Carmelo Cuttitta, in cui chiedevamo di poterci incontrare. Nella lettera, inviata con raccomandata di ritorno il 5 aprile 2011, abbiamo richiesto anche il consenso e la partecipazione dei nostri pastori alla veglia:

"Ogni anno il nostro gruppo organizza in maggio una veglia interconfessionale di preghiera per le vittime dell'omofobia e della discriminazione per l'orientamento sessuale. Per realizzarla, stiamo coinvolgendo anche altre comunità e laici provenienti da varie realtà ecclesiali di Palermo. Insieme a loro, vorremo preparare questa veglia il 13 maggio, augurandoci di trovare una chiesa che possa accogliere la nostra richiesta, anche attraverso il Vostro consenso. Vorremmo che questo momento di preghiera sia il primo passo per avviare con Voi, pastori di questa diocesi e nostri fratelli in Cristo, un dialogo che sentiamo urgente e imprescindibile per la nostra vita di cristiani. Saremmo profondamente lieti di ricevere la Vostra adesione alla veglia, e auspichiamo altresì un incontro con Voi per poterci conoscere."

Non essendo giunta alcuna risposta dal palazzo Arcivescovile, il gruppo si è mosso autonomamente preparando la veglia insieme alla comunità di San Saverio, la Chiesa Evangelica Luterana e la Chiesa Valdese di via Spezio, con il contributo della Comunità Kairòs per la Lectio Divina. Si pose il problema della chiesa dove fare la veglia: restava il desiderio di pregare in una chiesa cattolica. In quelle settimane abbiamo conosciuto Padre Gianluigi Consonni, comboniano, insediato da meno di un anno a Palermo dopo diciotto anni di missione in Brasile. L'esperienza pastorale di Padre Luigi era sempre stata vicina agli ultimi, in contesti difficili ove si vive ogni giorno la discriminazione e l'emarginazione, perciò non ebbe alcuna esitazione nell'accettare la proposta di fare una veglia contro l'omofobia e la transfobia nella sua chiesa. Tra l'altro la sua parrocchia aveva lo stesso nome della rettoria che ci era stata negata l'anno precedente: era un'altra Chiesa di Santa Lucia, ma questa si trovava nel lungomare della città, in piazza della pace, nei pressi del carcere Ucciardone. Questa parrocchia condivise però le stesse sorti della rettoria di Santa Lucia dell'anno precedente: un nuovo veto dell'Arcidiocesi impedì l'utilizzo di una chiesa cattolica per quella veglia. Ancora una volta espulsi dal tempio. Il gesto diverso fu stavolta la presa di posizione pubblica del sacerdote coinvolto, Padre Luigi, con la sua decisione di non occultare o ritardare la verità su quanto stava accadendo ma scrivendo subito sul sito internet della parrocchia di Santa Lucia quanto comunicato dall'Arcidiocesi il 4 maggio 2011:

"La Curia di Palermo, venuta a conoscenza dell'iniziativa, mi ha invitato al pieno rispetto delle norme date dalla Santa Sede al n.ro 17 del documento "Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali" del 1-10-1986. Quindi mi invita sospendere l'incontro di preghiera del giorno 12 nella parrocchia di Santa Lucia. P. Luigi"

Il documento citato dalla Curia faceva riferimento all'esclusione dei gruppi omosessuali nell'organizzazione di celebrazioni religiose all'interno di una chiesa:

"Dovrà essere ritirato ogni appoggio a qualunque organizzazione che cerchi di sovvertire l'insegnamento della Chiesa, che sia ambigua nei suoi confronti, o che lo trascuri completamente. Un tale appoggio, o anche l'apparenza di esso può dare origine a gravi fraintendimenti. Speciale attenzione dovrebbe essere rivolta alla pratica della programmazione di celebrazioni religiose e all'uso di edifici appartenenti alla Chiesa da parte di questi gruppi, compresa la possibilità di disporre delle scuole e degli istituti cattolici di studi superiori. A qualcuno tale permesso di far uso di una proprietà della Chiesa può sembrare solo un gesto di giustizia e di carità, ma in realtà esso è in contraddizione con gli scopi stessi per i quali queste istituzioni sono state fondate, e può essere fonte di malintesi e di scandalo" (2)

Seguirono riunioni accese tra noi e gli altri organizzatori. La Chiesa Luterana profilò persino un incidente diplomatico-ecumenico per la proibizione di una veglia di preghiera interconfessionale e l'esclusione delle comunità protestanti all'interno di una chiesa cattolica. Si prese la decisione, all'unanimità, di fare ugualmente la veglia nel piazzale antistante la chiesa, in piazza della pace. Eravamo indignati dal veto, come l'anno precedente, ma stavolta non eravamo più soli. In un comunicato diffuso il 5 maggio 2011, il gruppo "Ali d'aquila" ha espresso il suo dolore per il veto, posto dalla Curia e comunicato al gruppo tramite terzi, e affermava la volontà di pregare in qualunque luogo (come ci dice Gesù: "Se due o tre si riuniscono per invocare il mio nome, io sono in mezzo a loro" - Matteo 18, 18-20), ribadendo:

"Poiché la nostra intenzione era, e resta, unicamente quella di esprimere con la preghiera la nostra comunione con quanti soffrono a causa del pregiudizio omofobico, manifestiamo l'intenzione di volere continuare a pregare anche dinanzi ad una porta chiusa."

Due giorni prima della veglia veniamo contattati dalla Curia per essere invitati ad un incontro col Cardinale Romeo per il giorno seguente. Durante il colloquio col Cardinale e il Vescovo Ausiliare, questi non fanno alcun riferimento al documento da cui era tratto il veto ma pongono l'attenzione ad altri aspetti, quali il non aver seguito le corrette procedure presso l'ufficio ecumenico, l'aver agito con ritardo nella richiesta dei locali e non aver firmato la lettera apponendo solo la sigla del gruppo "Ali d'aquila". I paletti teologici sembravano non esistere più, e ora la burocrazia, implacabile, pesava sopra ogni altra cosa. Speravamo che l'incontro potesse essere un modo per riaprire le porte della chiesa negata, ma in verità ci proposero di tornare nella chiesa valdese dove già avevamo fatta la veglia l'anno precedente. Uscimmo da quell'incontro frastornati: da una parte eravamo sereni per esserci mostrati per quello che eravamo, con le nostre storie e la nostra autenticità, dall'altra ci accompagnava un sentimento di amarezza per non essere riusciti a togliere il veto. Ma qualcosa si stava muovendo. Seppure non avevamo ottenuto la chiesa, ci eravamo lasciati con la promessa di rivederci, per avviare un dialogo di reciproca conoscenza. Il rumore causato dalla vicenda ha richiamato l'attenzione dei media, e probabilmente sono essi che ci hanno aperto le porte della Curia, allargando al contempo la visibilità della veglia e del gruppo stesso.

Alla veglia in piazza della pace il 12 maggio 2011 parteciparono oltre duecento persone, tra cui anche alcuni esponenti politici venuti in gesto di solidarietà. Un black-out locale in quelle ore ha reso la piazza totalmente al buio ma particolarmente accesa per il calore dei presenti e delle preghiere. Durante la veglia, Padre Luigi ha compiuto alcuni gesti simbolici che ha così spiegato: "illuminare l'interno della Chiesa: essa, per la presenza del Signore, è luce che illumina tutti. Spalancare la porte del tempio: perché la missione della Chiesa è accogliere tutti coloro che credono nell'opera redentrice di Cristo e ad essa affidano le proprie sofferenze e speranze. Mantenere chiuso il cancello: considerato che, attualmente, sussistono ancora molti ostacoli da superare. (...) L'esposizione di questi segni hanno significato la certezza di un futuro fondato sulla comunione fraterna, in sintonia con le parole del profeta Geremia".

Dopo qualche mese, Padre Luigi Consonni è stato trasferito nel nord Italia per circostanze estranee alla sua volontà. Questo fatto ci ha ulteriormente sconvolti e resi ancora più preoccupati nel coinvolgere sacerdoti, consapevoli dei rischi che questi possono incorrere nell'andare contro i loro superiori. Ma Padre Luigi ci ha sempre e solo ringraziato per l'occasione che gli abbiamo dato di servire con fedeltà il Vangelo. "Anche se abbiamo perso, non siamo sconfitti. A volte per vincere bisogna perdere. Così ci insegna Gesù", ci ripeteva Padre Luigi prima della sua partenza.

All'approssimarsi della preparazione della veglia del 2012, il gruppo ha scritto all'ufficio diocesano per l'ecumenismo e p.c. al Cardinale Romeo e al Vescovo Ausiliare per chiedere all'ufficio preposto di organizzare una veglia di preghiera per le vittime dell'omofobia, come suggerito lo scorso anno dal Cardinale, offrendo la nostra disponibilità ed esperienza per la realizzazione della stessa. Ancora una volta abbiamo cercato una chiesa cattolica, ma stavolta abbiamo avuto una risposta dalla Curia, che ci ha convocati per discutere insieme della veglia. Così il 5 maggio il Vescovo Cuttitta ha incontrato il gruppo insieme ad alcuni esponenti della comunità di San Saverio e Don Carmelo Torcivia, convenendo un testo che liturgicamente potesse andare bene, mettendo in risalto le storie delle vittime ricordate nella veglia e, al contempo, distinguendo la liturgia della parola e la preghiera con un momento specifico rispetto alle testimonianze. L'adesione dell'Arcidiocesi alla veglia ha condotto altre comunità ad aggregarsi in coda a quelle che già vi avevano aderito negli anni precedenti  (Comunità S. Saverio - Parrocchia di S. Gabriele Arcangelo -  Parrocchia di S. Giuseppe Artigiano - Chiesa Luterana - Chiesa Valdese di via Spezio - Chiese Valdesi di Trapani e Marsala - Missionari Laici Comboniani - con la lectio divina a cura della Comunità Kairòs). La veglia si è infine realizzata nella parrocchia di San Gabriele Arcangelo, nella piazza omonima, con la partecipazione di un delegato arcivescovile, Padre Roberto Zambolin, che ci ha accolti con un "benvenuti a casa". Una Chiesa che sia casa per tutti. Dovrebbe essere la normalità, ma solo un anno prima non lo era, e in tanti altri luoghi in Italia e nel mondo non è ancora un discorso pacifico: tante persone, non solo omosessuali o transessuali, vivono ancora la discriminazione e l'emarginazione anche dentro le loro chiese che li hanno cresciuti.

Allargare la veglia di preghiera per le vittime dell'omofobia e della transfobia in una prospettiva interconfessionale, coinvolgendo sempre più comunità ecclesiali e laiche, ci ha permesso oggi di non essere soli nelle nostre lotte e di condividere l'esperienza con altre chiese, in una dimensione realmente ecumenica. Le esperienze vissute ci hanno anzitutto rinforzato i legami con la nostra comunità d'adozione, la comunità di San Saverio, di cui il gruppo "Ali d'aquila" si percepisce non come una costola a sé ma parte integrante dello stesso corpo. In secondo luogo, l'esperienza delle veglie ci ha permessi di esplorare il territorio ecumenico, e scoprire una solidarietà delle piccole comunità protestanti locali e di alcune comunità cattoliche. I veti imposti dalla Curia romana e palermitana, lungi dall'arrestare il nostro cammino, hanno semmai dato maggiore risalto alle nostre rivendicazioni, e probabilmente il coinvolgimento dei vari media nelle vicende ha inciso a nostro favore, portando al cambiamento della posizione dei vertici ecclesiastici. L'ultima veglia del 17 maggio 2012 ha visto una massiccia partecipazione di persone, circa trecento, ed anche stavolta i media hanno dato maggiore visibilità alla veglia, richiamando i veti passati all'insegna del cambiamento.

"La vera profezia del nostro tempo è abitare il tempo, il nostro presente. Con la duplice consapevolezza che si tratta di un tempo con le sue fatiche, le sue paure, ma anche le sue gioie: il nostro tempo" dice Don Luigi Ciotti, che cita spesso anche la metafora delle chiese come un albero, narrata da un parroco milanese, Don Angelo Casati: "Vorrei che le chiese fossero come un albero, che non chiede agli uccelli da dove vengono o dove vanno, ma offre loro ombra e cibo, lasciando poi che volino via" (3)

Il cammino percorso in questi pochi ma intensi anni non è stato sicuramente facile, ma indubbiamente pieno di Spirito Santo, coi suoi tanti doni, incontri di persone, condivisioni, preghiere ed agape. Da soli non avremmo fatto così tanta strada, per questo abbiamo bisogno di una comunità di fede, per sostenerci e andare avanti insieme verso quella "verità che ci rende liberi" (Giovanni 8,32), condividendo gioie e sofferenze che sono le compagne di viaggio di qualunque cammino, ma che se vengono affrontate insieme divengono più leggere, col supporto delle sorelle e dei fratelli di fede.

Un ostacolo alla nostra liberazione è ancora l'omofobia o omonegatività, che non viene soltanto da fuori ma che ognuno si porta dentro, anche in piccole dosi, per le esperienze vissute in una società che resta omonegativa ed eteronormativa. La parola di Dio, se non distorta o travisata per reprimere le aspirazioni delle persone e legittimare le varie forme di schiavitù, può trasformarsi in una parola di liberazione, piuttosto che di condanna. La buona novella è giunta per tutti: questo dobbiamo testimoniare come cristiani alle nostre sorelle e fratelli lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali, queer... eterosessuali. Siamo tutti custodi delle nostre sorelle e dei nostri fratelli. L'evangelo, che ogni essere umano attende per realizzarsi compiutamente, agendo secondo la volontà di Dio, attende anche noi per il compimento. Questa è la nostra proposta di fede: trasformare quella che è ancora vista come la maledizione dell'omosessualità in una benedizione, come abbiamo cercato di fare in uno studio biblico che andasse oltre i versetti incriminati per affermare il progetto d'amore di Dio su ogni donna e ogni uomo, e dire a ogni persona lesbica, gay, bisessuale, transessuale, intersessuale, queer, che non è sbagliata e che - a prescindere da qualunque colpa o merito - Dio li ama per ciò che sono.

Dice il Signore nel libro dell'Esodo: "ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me" (Esodo 19,4). Così il Salmo 90 recita: "egli ti libererà dal laccio del cacciatore, dalla peste che distrugge, ti coprirà con le sue penne, sotto le sue ali troverai rifugio" (Salmo 90, 3-4). Ed ancora nel Deuteronomio si dice di Dio: "come un'aquila che veglia la sua nidiata, lo sollevò sulle sue ali" (Deuteronomio 32,11). Anche il profeta Isaia ci ricorda che "quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile" (Isaia 40,31). Nomen omen. Nel nome del gruppo sta la nostra missione. Ecco, noi vorremmo fare questo, volare alto, per essere messaggeri della buona novella, testimoni del Regno di Dio, seguaci del Cristo Risorto. Noi siamo il sale della terra, noi siamo la luce del mondo che non può restare nascosta, dice il Signore, così risplenda la nostra luce davanti agli uomini, perché vedano le nostre opere buone e rendano gloria al nostro Padre che è nei cieli (Matteo 5, 13-16). Ma per risplendere come cristiani autentici dobbiamo essere autentici, anzitutto con noi stessi. Ogni percorso inizia da se stessi. Come dice Sullivan, a ciascuno il compito di trasformare le proprie ferite in punti di inserimento per le ali.

 

 


NOTE BIBLIOGRAFICHE:

(1) Cfr. Valerio Gigante, Cercare se stessi per trovare Dio. Intervista a John McNeill, Edizioni Piaggie, Firenze, 2011

(2) Art. 17 della "Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali" del 1-10-1986

(3) Maria Antonietta Schiavina, "Don Ciotti. La diversità è il sale della vita", in Il Tirreno. Livorno, del 2 giugno 2012, consultabile su http://altrevite-livorno.blogautore.repubblica.it/2012/06/02/don-ciotti-la-diversita-e-il-sale-della-vita/

 
 
 

Convegno REFO a Palermo sull’accoglienza delle persone LGBTIQ nelle Chiese Cristiane in Italia. Dal 23 al 25 novembre 2012

La REFO, Rete Evangelica Fede e Omosessualità, network di Gruppi e singoli credenti LGBTIQ (Lesbian, Gay, Bisex, Transex, Intersex, Queer) nelle Chiese Valdesi, Metodiste e Battiste continua la sua attività di stimolo al dialogo e all’approfondimento dei temi relativi a fede, orientamento sessuale e diversità di genere, dentro e fuori le Chiese Evangeliche italiane.

Dal 23 al 25 Novembre la REFO organizza a Palermo, presso la Foresteria Valdese in via G.E. di Blasi, il Convegno nazionale “L’accoglienza delle persone LGBTIQ nelle Chiese Cristiane in Italia”: attraverso gli interventi dei Relatori presenti (i Pastori Esposito e Ficara, Giuseppe Pecce della Chiesa Vetero-Cattolica e credenti dai Gruppi LGBTIQ cristiani in Sicilia) e durante lavori di Gruppo con taglio esperienziale, faremo il punto sul rapporto tra le Chiese e le persone LGBTIQ nel nostro paese e sul cammino ancora da percorrere sulla strada di una completa valorizzazione e accoglienza nelle Chiese di tutte le diversità.


Ecco il programma:

“Accoglietevi gli uni gli altri”

L’accoglienza delle persone LGBTIQ nelle Chiese Cristiane in Italia

Nuove prospettive teologico-pastorali


Venerdì 23 novembre

h 18-20: Arrivi

h 20-21: Cena

h 21,30-22,30: Presentazioni

 

Sabato 24 novembre

h 08-09: Colazione

h 09,00 – 09,20: Meditazione

h 09,20 – 09,30: Presentazione e saluti

h 09.30-10,45: “Accoglietevi gli uni gli altri”

L’accoglienza come pratica comunitaria (past. Alessandro Esposito, Chiesa Valdese di Trapani e Marsala)

L’inclusività come accoglienza delle differenze all’interno della Chiesa (past. Giuseppe Ficara, Chiesa Valdese di Palermo)

Dibattito

h 10,45-11,00: Coffee Break

h 11,00 – 12,45: Storie di accoglienza personali e comunitarie

Il Varco e il suo percorso con la Chiesa Valdese di Milano (Rosa Salamone)

La Chiesa Vetero-Cattolica: un’esperienza di pastorale inclusiva (Giuseppe Pecce, Parrocchia vetero-cattolica “Dio Padre Misericordioso” di Roma)

Ecumenismo e le persone lgbtiq credenti (Ali d’Aquila e Fratelli dell’Elpis)

Dibattito

h 13-14: Pranzo

h 15 – 17,30: Workshop

a) Dio è uscito dall’armadio. E tu? Percorsi di riflessioni alternative.

b) Ecumenismo e accoglienza delle persone omo/bi/transsessuali.

h 17,30 – 17,45: Pausa

h 17,45 – 18,45: Discussione plenaria.

h 20,00-21,00: Cena

h 21,30 – 22,30: Serata d’animazione

 

Domenica 25 novembre

h 08,00 – 09,00: Colazione

h 09,15 – 09,30: Meditazione

h 09,30 – 10,30: II discussione plenaria

h 11,00 – 12,15: Culto evangelico presso la Chiesa Metodista e Valdese “La Noce”

h 13,00 – 14,00: Pranzo

h 14,00: Partenze

 

PER INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI CONTATTA LA REFO 

web: http://www.refo.it 

email: segreteriarefo@gmail.com

 
 
 

Palermo 31 ottobre, proiezione del docu-film: 'Taking a Chance on God' ai Cantieri Culturali alla Zisa

Palermo, mercoledì 31 ottobre 2012 alle ore 21.00, presso il Cinema De Seta - Cantieri Culturali alla Zisa - via Paolo Gili 4 

Proiezione del docu-film: ‘TAKING A CHANCE ON GOD’ (Scommettere su Dio) alla presenza del regista Brendan Fay, introduce Franco Barbero. Iniziativa a cura del Gruppo Ali d'Aquila di Palermo in collaborazione con il Sicilia Queer filmfest.

Arriva in Italia, dopo la trionfale prima di New York, “Taking a Chance on God” (Scommettere su Dio), il docufilm del regista irlandese Brendan Fay sulla vita di John McNeill, sacerdote e teologo cattolico gay, pioniere per i diritti civili delle persone omosessuali nella società e nella sua chiesa.
Racconto per immagini della vita straordinaria di John McNeill, nato a Buffalo (Stati Uniti) 85 anni fa, sopravvissuto al campo di prigionia nella Germania nazista, sacerdote gesuita promotore della pace in Vietnam, dell'uguaglianza delle persone omosessuali e autore di opere rivoluzionarie di spiritualità per le persone omosessuali.
Impegnato nell'aiuto della comunità gay durante la crisi dell'AIDS degli anni 1980, rifiutò di essere messo a tacere sui temi dell'omosessualità dall'allora cardinale Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, perciò venne espulso dall'ordine dei Gesuiti nell'aprile 1987.  “Taking a Chance on God” (Scommettere su Dio) racconta l'amore di McNeill per la Chiesa cattolica, la comunità LGBT, i suoi confratelli e per il suo quarantennale compagno. Una storia potente di fede, amore e perseveranza di fronte all'oppressione e al rifiuto.

 

Palermo 31 ottobre: proiezione del docu-film 'Proiezione del docu-film: ‘TAKING A CHANCE _N GOD’ ai Cantieri Culturali alla Zisa

Info: www.siciliaqueerfilmfest.it

 
 
 

Cena di autofinanziamento del Gruppo Ali d'Aquila Cristiani LGBT

Il Gruppo Ali d’Aquila vi invita alla "Cena di autofinanziamento" aperta ad amici, simpatizzanti e sostenitori...


Cena di autofinanziamento del Gruppo Ali d'Aquila Cristiani LGBT

 

Per partecipare occorre prenotarsi entro mercoledì 7 novembre 2012 (TERMINE PROROGATO)
Il costo della cena è di 10 euro.
Per informazioni: gruppoalidaquila@libero.it

Per prenotare ed acquistare il biglietto d’ingresso per la cena, contattare uno dei seguenti numeri telefonici:

- 3297825873 (Ali d’Aquila – Roberto)
- 3295476602 (Fabio)
- 3880905867 (Giovanni)


IL MENU' COMPRENDE:

Aperitivo di benvenuto (omaggio)

Antipasto misto
(panelle, pomodoro ripieno, fungo ripieno con caciocavallo)

Primo Piatto
(a scelta fra: Timballo di pasta o Timballo con broccolo al forno)

Secondo Piatto
(a scelta fra: Sarde a beccafico e patate prezzemolate, polpette di sarde in agrodolce con cipolline,
Tacchino con caponata di mele)

San Martinelli e Moscato

1 Bicchiere di Vino rosso o analcolico

Acqua



Location:
Salone della Chiesa Valdese
Via spezio, 43 - Palermo (dietro Teatro Politeama)

Orario:
20.30


"Conserva le parole del Signore allo stesso modo che conservi il cibo del tuo corpo. Esse infatti sono pane vivo e cibo della mente."
(San Bernardo)

Vi aspettiamo!

 
 
 

25 ottobre/4 Novembre 2012 arriva in Italia il docufilm 'Taking a chance on God' su Chiesa cattolica e omosessualità

Post n°165 pubblicato il 22 Ottobre 2012 da gruppoalidaquila
 





Pubblicato da Gionata. org - Lunedì, 24 settembre 2012

Arriva in Italia, dopo la trionfale prima di New York, "Taking a Chance on God" (Scommettere su Dio), il docufilm del regista irlandese Brendan Fay sulla vita di John McNeill, sacerdote e teologo cattolico gay, pioniere per i diritti civili delle persone omosessuali nella società e nella sua chiesa. 
Racconto per immagini della vita straordinaria di John McNeill, nato a Buffalo (Stati Uniti) 85 anni fa, sopravvissuto al campo di prigionia nella Germania nazista, sacerdote gesuita promotore della pace in Vietnam, dell'uguaglianza delle persone omosessuali e autore di opere rivoluzionarie di spiritualità per le persone omosessuali.
Impegnato nell'aiuto della comunità gay durante la crisi dell'AIDS degli anni 1980, rifiutò di essere messo a tacere sui temi dell'omosessualità dall'allora cardinale Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, perciò venne espulso dall'ordine dei Gesuiti nell'aprile 1987.

"Taking a Chance on God" (Scommettere su Dio) racconta l'amore di McNeill per la Chiesa cattolica, la comunità LGBT, i suoi confratelli e per il suo quarantennale compagno. Una storia potente di fede, amore e perseveranza di fronte all'oppressione e al rifiuto.

"Taking a Chance on God" sarà proiettato in anteprima europea giovedì 25 ottobre, alle 17.00, presso il Cinema Odeon di Firenze in apertura del Florence Queer Festival di Firenze (una versione short del docufilm è stata presentata all'Europride di Roma nel 2011) e nei giorni successivi sarà al centro d'incontri e dibattiti pubblici con il regista Brendan Fay a Milano (26 Ottobre); Roma (28 ottobre); Napoli (30 ottobre); Palermo (31 ottobre ore 21, Cinema De Seta, Cantieri Culturali alla Zisa, alla presenza di Don Barbero); Trapani (2 novembre); Catania (4 novembre).
L'arrivo in Italia di Taking a Chance on God è stato possibile grazie al Florence Queer Festival, organizzato dall'associazione Ireos nell'ambito della 50 giorni di cinema internazionale della Mediateca Regionale Toscana, e all'impegno dei gruppi dei Cristiani omosessuali Italiani, il Forum dei Cristiani Omosessuali Italiani con il patrocinio del Centro Studi e documentazione "Ferruccio Castellano" su Fede, Religione e Omosessualità (Torino), la collaborazione dei volontari del Progetto Gionata e di numerose associazioni locali.

Al cammino di "liberazione" John McNeill la edizioniPiagge ha dedicato recentemente il libro "Cercare se stessi... per trovare Dio. Omosessualità, Chiesa, Fede, Vangelo, Spirito" in cui l'anziano teologo, in una lunga intervista-testamento con il giornalista Valerio Gigante, spiega e approfondisce con grande lucidità il suo pensiero di "liberazione" su chiesa cattolica, fede e omosessualità.

 
 
 

Padre Scordato, un prete “speciale”: “I gay? Dove c’è amore c’è Dio”

Post n°164 pubblicato il 12 Ottobre 2012 da gruppoalidaquila
 

Il parroco della chiesa San Francesco Saverio all'Albergheria, nel centro storico della città, ha parlato in occasione della presentazione del progetto "Prospettiva Queer" prendendo le distanze dalle canoniche posizioni della Chiesa cattolica

Da Palermotoday - Articolo di Piera Zagone - 12 ottobre 2012

Padre Scordato, un prete “speciale”: “I gay? Dove c’è amore c’è Dio”Un sacerdote (è proprio il caso di dirlo) "diverso". Spesso, anzi quasi sempre, la chiesa cattolica prende le distanze dalla prospettiva degli omosessuali e considera i rapporti fra persone dello stesso sesso come "peccati contro natura". Diversamente - appunto - la pensa, invece, padre Cosimo Scordato, parroco della chiesa San Francesco Saverio all'Albergheria, un quartiere nel centro storico della città, che ha parlato in occasione della presentazione del progetto "Prospettiva Queer", una rassegna cinematografica Glbt che si svolgerà da venerdì prossimo a Palermo, con incontri e dibattiti, sul tema dell'omosessualità: "Dove c'é amore c'é Dio - dice Padre Scordato - per questo la Chiesa, soprattutto ai più alti livelli, dovrebbe cambiare radicalmente il proprio pensiero". Il riferimento è al Vaticano e al Pontefice che, secondo il sacerdote, "ancora stentano ad accettare senza pregiudizi gli omosessuali". Poi aggiunge: "I gay vengono trattati con diffidenza se non addirittura con paura. Devo ammettere che anch'io quando ero seminarista, li guardavo con terrore, ma poi frequentandoli ho imparato a vedere le cose dal loro punto di vista e mi sono reso conto che non c'é nulla di sbagliato in loro". Per il parroco dell'Albergheria "sbaglia piuttosto, chi li considera come peccati contro natura e 'anormali'. Sono semplicemente persone che amano e che chiedono di essere amati: l'amore è uno dei principi fondamentali del sentimento cristiano. Per questo la Chiesa sbaglia a non accettarli".

 

 
 
 

"Dalle maledizioni alle benedizioni" - Studio Biblico del gruppo Ali d'aquila

Post n°162 pubblicato il 05 Ottobre 2012 da gruppoalidaquila

Il percorso biblico "Dalle maledizioni alle benedizioni" vuole fare luce su quei passi delle Sacre Scritture divenuti oggetto di fraintendimento e discriminazione verso le persone omosessuali.


In alcuni passi dell'Antico Testamento si mette in relazione l'osservanza o inosservanza della Legge con la benedizione o la conseguente maledizione. Nel Nuovo Testamento la buona novella prende il sopravvento alla Legge: in Cristo si adempie la promessa di salvezza. Il messaggio salvifico non riguarda solo un popolo eletto ma l'umanità intera. 

 

"Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: "maledetto chi pende dal legno", perchè in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede" (Galati 3, 13-14)


Lo studio biblico "Dalle maledizioni alle benedizioni" è promosso dal gruppo "Ali d'aquila", cristiani LGBT di Palermo, e si svolge ogni mese presso la rettoria San Francesco Saverio all'Albergheria di Palermo. Ad ogni incontro viene invitato un diverso animatore che ci aiuta a comprendere meglio il senso e il significato delle Scritture e a discernere la parola di Dio, che chiama ogni essere umano all'Amore, a prescindere da tutto.

 

 

PROGRAMMA:


Studio biblico "Dalle maledizioni alle benedizioni"


1 - giovedì 11 ottobre 2012 ore 21 - "Uomo e donna li creò?" (Genesi) - con Padre Roberto Zambolin

2 - mercoledì 21 novembre 2012 ore 21 - "Sodoma e Gomorra" (Genesi 19,1-25) - con il Pastore Alessandro Esposito

3 - giovedì 13 dicembre 2012 ore21 - "Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna" (Levitico 18) - Lectio Divina con Raffaela Brignola della Comunità Kairos

4 - mercoledì 9 gennaio 2013 ore 21 - "Non illudetevi: ne immorali [...] ne effeminati, ne sodomiti [...] erediteranno il Regno di Dio" (1 Corinzi 6,9) - con il Pastore Giuseppe Ficara

5 - mercoledì 13 febbraio 2013 ore 21 - "Abbandonati alle loro passioni" (Romani 1,26-28) - con Padre Francesco Romano

6 - mercoledì 13 marzo 2013 ore 21 - "Non c'è più alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù" (Romani 8,1) - con Marilina Graziano

7 - mercoledì 10 aprile 2013 ore 21 - "Per un'ermeneutica biblica"  - con Padre Cosimo Scordato

Il programma è suscettibile di variazioni nelle date.
Chiunque è benvenuto. Vi aspettiamo tutte e tutti!

 
 
 

Sulle questioni più "calde" della società e della Chiesa, la voce coraggiosa e profetica del card. Martini

Adista - 31 agosto 2012

Negli ultimi anni, il cardinale Carlo Maria Martini affrontò i temi spinosi della modernità e della Chiesa in numerosi libri, colloqui ed interviste.

Nel volume scritto insieme al medico e senatore del Pd Ignazio Marino nel volume Credere e conoscere, (Einaudi, 2006), affermò sull'omosessualità: «In alcuni casi la buona fede, le esperienze vissute, le abitudini contratte, l'inconscio e forse anche una certa inclinazione nativa possono spingere a scegliere un tipo di vita con un partner dello stesso sesso». «Non è male che, in luogo di rapporti omosessuali occasionali, due persone abbiano una certa stabilità e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli». Matrimonio no, insomma, ma riconoscimento di alcuni diritti fondamentali, sì.

Unioni civili - «Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili»: «Se alcune persone, di sesso diverso oppure dello stesso sesso, ambiscono a firmare un patto per dare una certa stabilità alla loro coppia perché vogliamo assolutamente che non lo sia?».
Per Martini, kermesse come il Gay Pride possono essere giustificate «per il solo fatto che in questo particolare momento storico esiste per questo gruppo di persone il bisogno di autoaffermazione, di mostrare a tutti la propria esistenza, anche a costo di apparire eccessivamente provocatori».

Cardinale Carlo Maria Martini

In un'intervista-colloquio, pubblicata dall'Espresso il 21 aprile 2006, sempre con Ignazio Marino, Martini definisce il profilattico come "male minore" nella lotta all'Aids. La fecondazione eterologa è una questione complessa su cui continuare a interrogarsi, senza "ostentare certezze"; l'adozione di embrioni anche da parte di donne single può essere ipotizzata, se questo serve ad evitare la distruzione di embrioni già fecondati e criocongelati, mentre si apre qualche spiraglio all'adozione di bambini da parte di single, quando non vi sia una migliore possibilità. Il cardinale tocca inoltre i temi dell'eutanasia e dell'aborto. La prima, afferma, "non si può mai approvare", tuttavia Martini non si sente di condannare "le persone che compiono un simile gesto su richiesta di una persona ridotta agli estremi e per puro sentimento di altruismo". Idem per l'aborto: "Ritengo che vada rispettata ogni persona che, magari dopo molta riflessione e sofferenza, in questi casi estremi segue la sua coscienza, anche se si decide per qualcosa che io non mi sento di approvare" .

Sulla Chiesa: il 18 giugno 2009, in un'intervista su La Repubblica con Eugenio Scalfari, afferma che "La struttura diplomatica è fin troppo ridondante e impegna fin troppo le energie della Chiesa. Non è stato sempre così. Nella storia della Chiesa per molti e molti secoli questa struttura non è neppure esistita e potrebbe in futuro essere fortemente ridotta se non addirittura smantellata. Il compito della Chiesa è di testimoniare la parola di Dio".
Sul papa e i vescovi: "Il papa - afferma - è innanzitutto il vescovo di Roma. Per noi cattolici è il vicario di Cristo in terra e gli dobbiamo amore, rispetto ed obbedienza, senza però dimenticare che la Chiesa apostolica si regge su due pilastri, il papa e la sua comunione con i vescovi".

Nel libro Colloqui notturni a Gerusalemme (2009), afferma la necessità di una Riforma della Chiesa: "Ho sognato una Chiesa nella povertà e nell'umiltà, che non dipende dalle potenze di questo mondo. Una Chiesa che concede spazio alla gente che pensa più in là. Una Chiesa che dà coraggio, specialmente a chi si sente piccolo o peccatore. Una Chiesa giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa".
Quanto alla crisi delle vocazioni: "La Chiesa dovrà farsi venire qualche idea", afferma, come ad esempio "la possibilità di ordinare viri probati (uomini sposati ma di provata fede, ndr)" o di riconsiderare il sacerdozio femminile, sul quale riconosce la lungimiranza delle Chiese protestanti. Ricorda persino di aver incoraggiato questa posizione in un incontro con il primate anglicano George Carey: "Gli dissi di farsi coraggio - spiega Martini - che questa audacia poteva aiutare anche noi a valorizzare di più le donne e a capire come andare avanti".

Sessualità e contraccezione: critica l'Humanae Vitae di Paolo VI sulla contraccezione, enciclica scritta "in solitudine" dal papa e che proponeva indicazioni poco lungimiranti. "Questa solitudine decisionale a lungo termine non è stata una premessa positiva per trattare i temi della sessualità e della famiglia". Sarebbe opportuno, afferma, gettare "un nuovo sguardo" sull'argomento. La Bibbia, in definitiva, non condanna a priori né il sesso né l'omosessualità. È la Chiesa, invece, che nella storia ha spesso dimostrato insensibilità nel giudizio della vita delle persone. "Tra i miei conoscenti - ricorda ancora Martini - ci sono coppie omosessuali. Non mi è stato mai domandato né mi sarebbe venuto in mente di condannarli".

Dialogo interreligioso: Il contatto con le altre religioni, saggiato in prima persona durante il lungo soggiorno a Gerusalemme, ha rappresentato per Martini un punto di non ritorno, una scuola di vita e di fede. "Dio non è cattolico", "Dio è al di là delle frontiere che vengono erette". Le istituzioni ecclesiastiche "ci servono nella vita, ma non dobbiamo confonderle con Dio, il cui cuore è sempre più largo". Incontrare e (perché no) pregare insieme all'amico di altra religione, dice, "non ti allontanerà dal cristianesimo, approfondirà al contrario il tuo essere cristiano". E invita: "Non aver paura dell'estraneo". Il grande comandamento invita ad amare l'altro come se stessi. "Ama il tuo prossimo - afferma - perché è come te". Il "giusto" - e in questo caso Martini prende in prestito la II sura del Corano - è colui che "pieno di amore dona i suoi averi ai parenti, agli orfani, ai poveri e ai pellegrini".

Nel 2010, in un'intervista al tedesco Presse am Sonntag, risponde così alla sfida lanciata dallo scandalo pedofilia: «Oggi, nel momento in cui il nostro compito nei confronti dei giovani e gli abusi contro di loro così scandalosamente si contraddicono, non possiamo tirarci indietro ma dobbiamo cercare nuove strade». Secondo Martini, «devono essere poste delle questioni fondamentali» e tra queste «deve essere sottoposto a ripensamento l'obbligo di celibato dei sacerdoti come forma di vita». Vanno inoltre riproposte le «questioni centrali della sessualità con la generazione odierna, con le scienze umane e con gli insegnamenti della Bibbia» perché soltanto «un'aperta discussione può ridare autorevolezza alla Chiesa, portare alla correzione dei fallimenti e rafforzare il servizio della Chiesa nei confronti degli uomini»


Fonte: Linkiesta

 
 
 

Il Comune di Palermo nomina un consulente contro l'omofobia: è Carlo Verri

da: palermo.repubblica.it del 12 agosto 2012

Dopo l'aggressione a un giovane gay in un pub della Vucciria, l'amministrazione decide di affidare un incarico per lanciare una campagna di sensibilizzazione

Il Comune di Palermo nomina un consulente contro l'omofobia: è Carlo Verri

(nella foto: Fulvio Boatta, un giovane gay aggredito qualche giorno fa nel centro di Palermo)

Dopo l'aggressione a un giovane gay avvenuta qualche giorno fa in un pub del centro, il Comune di Palermo nomina un consulente contro l'omofobia: è Carlo Verri, ricercatore di Storia all'Università di Palermo e attivista del movimento Lgbt del capoluogo siciliano. "Episodi di omofobia come quello avvenuto qualche giorno fa nel quartiere della Vucciria, non possono lasciare indifferenti - dice l'assessore comunale al decentramento Giusto Catania - e per questo motivo l'amministrazione comunale ha accolto con favore la proposta, avanzata dalle associazioni omosessuali Arci Gay e Articolo 3, di promuovere una campagna cittadina contro simili manifestazioni di intolleranza e nominare un consulente, a titolo gratuito". La nomina sarà ufficializzata nei prossimi giorni con una determinazione del sindaco.

Venerdì scorso un giovane omosessuale è stato picchiato in un pub nel quartiere storico della Vucciria a Palermo da un uomo che si è poi allontanato. A denunciare l'episodio di omofobia è stata l'Arcigay, che ha messo a disposizione il suo ufficio legale per assistere la vittima.

"Sono andato nel bagno del locale -racconta il giovane aggredito, Fulvio Boatta, in un comunicato- e una volta uscito un uomo di circa 60 anni ha iniziato a insultarmi, insinuando che non avessi risposto mentre lui bussava alla porta, segnalando in tal modo che il bagno era occupato perché, essendo gay, volevo che lui entrasse in bagno mentre c'ero io. Al mio diniego ha iniziato a insultarmi urlando, e dato che
cercavo di allontanarmi, mi ha schiaffeggiato, uscendo poi dal locale e facendo perdere le sue tracce".

Boatta sollecita norme contro l'omofobia: "Deve per forza scappare il morto, affinché vi sia una legge?".

 
 
 

La Vucciria contro l’omofobia. Centinaia per il flash mob – VIDEO

La comunità LGBT non è rimasta a guardare. Al grido di “Palermo libera tutta”, centinaia di persone hanno partecipato al flash mob organizzato da Arcigay e Articolo Tre all’indomani dell’aggressione omofoba alla Vucciria. Poco prima delle 23 piazza Caracciolo, nel cuore del mercato storico del capoluogo siciliano, è stata invasa in segno di solidarietà per Fulvio Boatta, schiaffeggiato all’uscita dal bagno di una taverna perché gay.

“Mi sento confortato dal sostegno di tante persone. Questa è la dimostrazione che Palermo non è la città violenta che a volte si manifesta – dice Boatta – Palermo è la città delle 40 mila persone in piazza per il Pride, è la città delle persone che vogliono cambiarla”.

Il flash mob è cominciato con il suono improvviso di una sirena antiaereo. A tutti i partecipanti è stato chiesto di accovacciarsi come per proteggersi da un pericolo. La voce narrante ha raccontato la storia di Fulvio e altre storie di ordinaria violenza. Poi, tutti in piedi al grido di “Palermo libera tutta!”.

“Non denunciare la violenza fisica che si subisce è la normalità – dice Fulvio – Questa mentalità deve essere cambiata. Siamo qui per questo ma anche per far sapere a tutte le vittime della violenza che non sono sole, che c’è una rete sociale e che devono denunciare, uscire allo scoperto senza paura”.

All’interno della Taverna azzurra, teatro dell’aggressione di giovedì, adesso c’è la bandiera multicolore di Arcigay.

 
 
 

Palermo, ragazzo gay picchiato "Voglio una legge contro l'omofobia"

di Redazione

Palermo, ragazzo gay picchiato 10 agosto 2012 - E’ stato insultato e schiaffeggiato perché gay. L’ennesima violenta aggressione ad un ragazzo ritenuto “diverso”, si è consumata ieri sera nel cuore della movida palermitana, in un noto locale della Vucciria.

Lo rende noto Arcigay Palermo. Racconta Fulvio Boatta, la vittima dell’aggressione: “Sono andato nel bagno del locale, e una volta uscito un uomo di circa 60 anni ha iniziato a insultarmi, insinuando che non avessi risposto mentre lui bussava alla porta, segnalando il tal modo che il bagno era occupato perché, essendo gay, volevo che lui entrasse in bagno mentre c’ero io. Al mio diniego ha iniziato a insultarmi urlando, e dato che cercavo di allontanarmi, mi ha schiaffeggiato, uscendo poi dal locale e facendo perdere le sue tracce”

Continua Fulvio:”Il punto è che queste cose non devono più succedere! Queste cose, nel 2012, sono inconcepibili. Lui non ha diritto di pensare che dal momento che sono gay, può picchiarmi in pieno volto, in un locale pubblico solo perché, a detta sua sono gay. Lui non può farlo, non ha il diritto! Questa si chiama OMOFOBIA… non ha altro nome. Deve per forza scappare il morto, affinché vi sia una legge? Devo per forza avere un occhio nero e il naso rotto (per fortuna sto bene grazie all’intervento dei miei amici) per urlare allo scandalo? Ma lo vogliamo capire o no, che picchiare una persona non è consentito? Ancora di più non è consentito se il movente è l’odio ed il disprezzo verso le persone LGBT, odio e disprezzo che ti spinge a pensare che tanto lo puoi fare… tanto “quelli” (I FROCI) non valgono niente… Voglio una legge contro questi atti di violenza continui e costanti, verbali e fisici, voglio una legge che faccia sentire le persone padrone di uscire per la propria città senza dovere temere di essere aggrediti per il proprio orientamento sessuale o identità di genere, voglio una legge che non consenta più al politico/religioso di turno, di dire tutto quello che gli/le passa per la testa sulle persone LGBT, perché tanto loro non valgono niente… voglio una legge che renda Palermo una città un po’ più civile. Siamo PERSONE, abbiamo gli stessi doveri delle altre, quindi dovremmo avere anche gli stessi diritti delle altre, anche quello di stare alla Taverna Azzurra (il locale dove è avvenuto il pestaggio, ndr) senza paura di subire aggressioni e/o attacchi.”

Articolo Tre e Arcigay Palermo stanno organizzando un flash mob per domani sera alle 23.00 (con incontro alle 22.30) a piazza Caracciolo, nel cuore della Vucciria.

“Per ribadire – scrive Arcigay Palermo – non ci stiamo, non ci facciamo intimidire. Questi episodi nascono dall’idea che le persone LGBT, ed in generale i “diversi” siano deboli, senza difese, che siano delle vittime predestinate. Invece c’è una comunità, e non solo formata da persone LGBT che non ci sta, che reagisce, denuncia, vive gli spazi senza paura e senza nascondersi. Ovviamente la Vucciria, e quel locale in particolare sono dei posti in cui ci sentiamo a casa, frequentati liberamente da persone LGBT: vogliamo che continuino ad esserlo, così come il resto della città e d’italia.

L’episodio verrà denunciato alle forze dell’ordine. Fulvio Boatta verrà assistito dall’ufficio legale di Arcigay Palermo.

ve.fe

 
 
 

Prime nozze gay a Palermo: il sì in una chiesa valdese

dal Corriere del Mezzogiorno del 31 luglio 2012

Già nell'estate del 2010 a Trapani, per la prima volta in Italia, due donne tedesche si sono unite in matrimonio

Prime nozze gay a Palermo: il sì in una chiesa valdese

PALERMO - Prime nozze gay in una chiesa cristiana di Palermo. Un impiegato e un professionista di religione cattolica hanno scelto di consacrare la loro unione in una chiesa vera, quella valdese di via dello Spezio. Sostenuti dal gruppo LGBT interconfessionale "Ali d'aquila", si sono giurati amore eterno alla presenza del celebrante, il presbitero Maria Vittoria Longhitano della parrocchia Gesù di Nazareth di Milano, la prima donna sacerdote d'Italia. Poi i festeggiamenti all'Harira Bistrot di vicolo Gesù e Maria al Palazzo Reale, nel centro storico.

I NEO SPOSI - "Il nostro obiettivo - affermano i neo sposi - era quello di presentarci, a Dio ed alla comunità, insieme, perché ci amiamo veramente. Siamo certi che il passo compiuto da noi può donare speranza a chi, per varie ragioni, ha dovuto rinunciare ad esprimere e ad esternare i propri sentimenti. La nostra felicità è completa: davanti all'altare, insieme a noi, c'erano amici, parenti, intere famiglie con bambini, persone di tutte le età e di vari credo; cattolici, vetero-cattolici, anglicani, valdesi, pentecostali, musulmani, buddisti. È proprio vero che l'amore non può separare".

UNIONI GAY - In Sicilia le unioni gay non sono una novità. Nell'estate del 2010 a Trapani, per la prima volta in Italia, due donne tedesche si sono unite in matrimonio, anche in questo caso in una chiesa valdese. Una celebrazione in italiano e in tedesco, officiata dal pastore della Chiesa valdese di Trapani e Marsala e da altri due pastori, entrambe donne, delle chiese luterana e mennonita. Ai festeggiamenti in quel caso parteciparono duecento ospiti, buona parte dei quali giunti al seguito della coppia dalla Germania.

Fonte Italpress

 
 
 

Riscoprire il corpo alla luce della fede: weekend sul lago, ai piedi delle Dolomiti friulane 7-9 Settembre 2012

Foto di gruppoalidaquila

Il Progetto Ruah annuncia con gioia la Convivenza dal 7 al 9 settembre 2012 sul tema

 

"Glorificate dunque Dio con il vostro corpo"

(1 Corinzi 6,20)

 

Durante il weekend Progetto Ruah propone un mini-percorso biblico e psicologico con esperienze di bio-danza alla riscoperta del corpo alla luce della fede.

glorificare

Ci saranno - tra gli altri - un prete, uno psicoterapeuta e una insegnante di biodanza.

La convivenza avrà luogo presso la casa "San Giovanni" sul lago di Barcis (nel pordenonese), ai piedi delle Dolomiti friulane.

Le iscrizioni sono aperte, scrivendo un'email a progettoruah@gmail.com alla quale potranno essere richieste tutte le informazioni necessarie.

Vi aspettiamo!

 

 
 
 

Laboratorio per una spiritualità liberata per persone omosessuali, fine-settimana 1-2 Settembre 2012

Foto di gruppoalidaquila

Il Gruppo di Ricerca su Spiritualità Omosessuale invita tutti gli omosessuali che condividono un cammino di ricerca spirituale ad un fine-settimana di incontro-laboratorio all'Eremo di Monte Giove, alla ricerca dei modi per sviluppare e vivere una spiritualità omosessuale liberata.
Nella prima fine-settimana di settembre il G.Ri.Sp.Om. propone di confrontarsi con l'ascolto non-giudicante, in particolare di testimonianze di ricerca di senso che gli stessi partecipanti condivideranno.
esegesi biblicaI lavori si terranno negli ambienti della foresteria, in forma di riflessione teologica, esegesi biblica, condivisione, meditazione e preghiera.

Testi di riferimento:

 

Programma (provvisorio)

 

4° Ritiro-laboratorio di spiritualità per persone omosessuali,

Eremo di Monte Giove (Fano, PU)

1-2 Settembre 2012

arco

Sabato 1 settembre


prima delle ore 12: arrivi

12:00 ora media assieme alla comunità monastica

12:30 pranzo

14:15 presentazioni

15:00 - 16:30 introduzione alla Mindfulness e sperimentazione

17:00 - 18:30 ascolto delle testimonianze

19:00 vespri assieme alla comunità monastica

19:30 cena

20:40 - 22:40 preghiera liturgica


Domenica 2 settembre

7:30 lodi assieme alla comunità monastica

8:15 colazione

9:15 prima riflessione o breve laboratorio

10:00 messa della comunità monastica

11:15 seconda riflessione o breve laboratorio

12:30 pranzo

14:15 - 16:00 riflessioni conclusive


Iscrizione

La quota richiesta a persona è di 70 euro (dal pranzo del sabato al pranzo della domenica).

I posti disponibili sono limitati, le iscrizioni si accolgono in ordine di arrivo, dando priorità a coloro che pernotteranno all'Eremo.

Per coloro che non volessero pernottare all'Eremo, ma rimanere ai pasti, il costo sarà di 15 euro per ogni pranzo o cena, con obbligo comunque di iscrizione.

Ci si iscrive compilando il modulo su web (scelta consigliata) sul sito www.grispom.it o via posta elettronica all'indirizzo info@grispom.it, in questo secondo caso bisogna fornire tutti i dati come nel modulo web.

Chi pernotta all'Eremo deve inviare una caparra di 20 euro, quando l'iscrizione viene accettata, tramite carta di credito (via web) o ricarica postepay o bonifico bancario, o altro modo da concordare. La caparra può essere rimborsata solo nel caso in cui il diritto di partecipazione all'incontro venga occupato da altra persona. La restituzione sarà comunque decurtata delle eventuali spese di trasferimento (che dipendono dal canale usato per la restituzione).


Per arrivare all'Eremo

Tra gli aeroporti più vicini e meglio collegati ci sono in primo luogo l'aeroporto di Rimini, con voli diretti da Palermo, Catania, Cagliari, Olbia e Roma, e l'aeroporto di Ancona, con voli diretti da Palermo, Trapani, Cagliari, Alghero e Roma.

L'Eremo di Monte Giove si trova nelle prime colline sopra Fano (PU). Indicazioni stradali si trovano anche nel sito dell'Eremo (www.eremomontegiove.it alla voce "Mappe e Contatti").

Per chi volesse viaggiare in treno, si consiglia di concordare gli orari per avere un passaggio in auto dalla stazione di Fano all'eremo (si devono evitare arrivi o partenze durante lo svolgimento dei lavori).


Informazioni sull'ospitalità

Posti letto in camera doppia, bagni in comune.

Lenzuola e asciugamani sono compresi 

eremo

(non compresi invece telo da bagno o accappatoio e quanto altro necessario per il bagno).

Specificare eventuali esigenze personali al momento dell'iscrizione tramite modulo web o posta elettronica. Per chiedere informazioni, scrivere a: info@grispom.it.


Per rispetto verso la comunità che ci ospita, eviteremo schiamazzi o parlare a voce alta, ed in generale manterremo un clima pacato nei locali comuni e silenzio dalle ore 23 in poi.

 
 
 

Ti chiedo di volermi benedire. Lettera di un figlio gay al proprio padre.

Ti chiedo di volermi benedire papà. Lettera di un figlio gay al proprio padre.

lettera di "Ruben" del Gruppo Ali d'Aquila, Cristiani LGBT di Palermo. _____________________________

_________________________________

Caro papà,

Ciao!

Approfitto di questo scritto per comunicarti qualcosa che per me è importante e che non so per quale motivo non riesco a dirti a voce... forse perché mi vergogno o forse perché non siamo mai riusciti a comunicare profondamente! Credo sia arrivato il momento che anche tu apprenda quella realtà che mi appartiene da sempre, perché in famiglia sei l’unico che non è al corrente poiché la mamma, i miei fratelli e perfino il mio figlioccio sono a conoscenza!

Ciò che sto cercando di comunicarti riguarda la mia identità sessuale! Non so se tu hai mai pensato al perché non sia mai stato fidanzato con una ragazza, forse avrai nutrito qualche dubbio a riguardo ma in ogni caso non mi hai mai detto niente. Quello che volevo comunicare a te che sei mio PADRE è che sono omosessuale. Sai cosa significa, vero? Per anni ho convissuto con questa realtà che mi ha portato alla solitudine, a tanta sofferenza e a pensare che non “ero normale”. Ringraziando Dio è stato proprio Lui che mi ha aiutato nel percorso di accettazione della mia identità non facendomela vedere più con un problema ma come un “dono”. Parole difficili lo so, ma è stato proprio Dio a mettere nel mio cammino persone, frati, monaci che mi hanno rivelato un’ aspetto del tutto diverso della realtà omosessuale che purtroppo contrasta con il pensiero della Chiesa ufficiale, ma sotto sotto segna l’inizio di un cambiamento di mentalità che è già in corso da tanti anni all’interno della Chiesa stessa! Ebbene si, adesso anche tu sei a conoscenza. Spero che questo non sia un problema per te e non sconvolga gli equilibri familiari, ma non potevo tenere all’oscuro di questa situazione la persona che per me è importante nonostante spesso mi fai incazzare soprattutto quando prendi in giro la mamma…. è perché VI VOGLIO TROPPO BENE e mi spiace che tu scarichi sulla mamma quella tensione che magari nel corso degli anni hai accumulato! Anche tu come me sei molto orgoglioso e caratterialmente siamo molto simili per questo spesso litighiamo. Credo che adesso sia arrivato il momento di fare un bel passo avanti e capire che ormai hai dei figli più grandi, maturi e non più dei bambini. Essi hanno una loro libertà che non deve tuttavia intaccare la libertà tua e della mamma. Vi vorrei vedere sempre felici in questa fase della vostra vita, senza nessun pensiero e senza nessun affanno che possa derivare da noi tuoi figli.

Spero che questa notizia segni tra di noi l’inizio di un rapporto ancora più maturo e spero soprattutto che tu voglia la mia felicità che per tanti anni mi è stata negata da circostanze varie e che adesso con fatica sto riscattando. Ringrazia Dio che stai avendo la possibilità di leggere questo scritto… altri genitori di figli omosessuali purtroppo non hanno avuto questa tua stessa possibilità, perdendo per sempre il proprio figlio ucciso dalla discriminazione e dalla non accettazione! Desidero che tutta la mia famiglia sia con me e mi aiuti fregandosene del giudizio altrui! Ciò che conta è innanzitutto l’unione familiare e la serenità tra di noi… tutto il resto è secondario.

Adesso che conosci un altro aspetto molto importante della mia vita ti chiedo di volermi benedire… te lo sto chiedendo con tutto il cuore: bendicimi e prega per me perché ne ho tanto bisogno.

Ti voglio bene! "Ruben"

 
 
 

Il Signore della danza (al Palermo Pride 2012)

Post n°152 pubblicato il 27 Giugno 2012 da gruppoalidaquila
 

Il filosofo Nietzsche ha affermato:
«Potrei credere solo in un Dio che sappia danzare!».

Il Dio della Bibbia, il Dio di Gesù Cristo è il Signore della danza, della gioia. Vuole la nostra gioia, fa di tutto perché la nostra vita sia un banchetto di nozze. Ci guarda negli occhi con sguardo d’amore e ci invita alla festa. Forse siamo noi che non abbiamo il coraggio di addentrarci nell'avventura evangelica e ce ne andiamo via tristi... Ma Lui insiste: "Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena" (Giovanni 15, 1).

Danzate, ovunque voi siate, dice Dio,
perché io sono il Signore della danza:
io guiderò la danza di tutti voi.
Dovunque voi siate,
io guiderò la danza di tutti voi.

Io danzavo
il primo mattino dell'universo,
io danzavo circondato dalla luna,
dalle stelle e dal sole,
disceso dal cielo danzavo sulla terra
e sono venuto al mondo a Betlemme.

Io danzavo per lo scriba e il fariseo,
ma essi non hanno voluto seguirmi;
io danzavo per i peccatori,
per Giacomo e per Giovanni,
ed essi mi hanno seguito
e sono entrati nella danza.

Io danzavo il giorno di sabato,
io ho guarito il paralitico,
la gente diceva che era vergogna.
Mi hanno sferzato
mi hanno lasciato nudo
e mi hanno appeso ben in alto
su una croce per morirvi.

Io danzavo il Venerdì,
quando il cielo divenne tenebre.
Oh, è difficile danzare
con il demonio sulle spalle!
Essi hanno sepolto il mio corpo
e hanno creduto che fosse tutto finito,
ma io sono la danza
e guido sempre il ballo.

Essi hanno voluto sopprimermi
ma io sono balzato ancora più in alto
perché io sono la Vita
che non può morire:
e io vivrò in voi e voi vivrete in me
perché io sono, dice Dio,
il Signore della danza.

Una preghiera scritta da Sydney Carter, che è un vero e proprio inno a Cristo danzatore.

 
 
 

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CRISTIANI OMOSESSUALI

prima parte:

seconda parte:

testimonianza di Mauro Vaiani, cristiano omosessuale:

 

VANGELO E OMOSESSUALITA'

intervista a Padre Alberto Maggi, O.S.M. su Chiesa, Vangelo e Omosessualità:

intervista a Pasquale Quaranta, giornatista e cristiano omosessuale:

 

BIBLIOGRAFIA

L'omosessualità nella Bibbia

Bibbia e Omosessualità

L'omosessualità nella Bibbia e nell'Antico Vicino Oriente

Anime Gay

Fede e Omosessualità

Omosessualità e Vangelo

Omosessualità

Persone Omosessuali

Alle porte di Sion

Le mani del vasaio

 

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TESTI VEGLIE OMOFOBIA:

Testi Veglie contro l'omofobia

Veglia (PDF) 2009

Veglia (PDF) 2010

Veglia (PDF) 2011

 

VEGLIA DI PREGHIERA 2009

"Chi ha paura non è perfetto nell'amore" (1 Gv. 4,18)

incontro Ecumenico di Preghiera per le vittime dell'omofobia

17 maggio 2009

VEGLIA DI PREGHIERA 2011

“Dio ha insegnato a non chiamar profano o impuro alcun uomo” (Atti 10,28)

La Curia di Palermo vieta la veglia

12 maggio 2011

 

SICILIAPRIDE 2009 DI CATANIA

Il Gruppo Ali d'Aquila lesbiche e gay di Palermo, sfidando la paura e il pregiudizio, ha partecipato al SiciliaPride 2009 di Catania. Perchè, "chi ha paura non è perfetto nell'amore" (1 Giovanni 4,18).

chi ha paura non è perfetto nell'amore

40 anni dai Moti di Stonewall

4 luglio 2009

 

PALERMO - STOP OMOFOBIA

La vera malattia è l'omofobia!

per una legge contro l'omofobia, per la libertà di tutti e tutte, per amare senza paura

18 settembre 2009

 

PALERMO PRIDE 2011 - 2012

Il Gruppo Ali d'Aquila, lesbiche e gay cristiani ha partecipato al Palermo Pride del 21 maggio 2011

Il Gruppo Ali d'Aquila al Palermo Pride 2011 con il lenzuolo "storico"

Gruppo Ali d'Aquila al Palermo Pride 2011

Il Gruppo Ali d'Aquila al Palermo Pride 2012 con il nuovo striscione:

Gruppo Ali d'Aquila al Palermo Pride 2012

 

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