Creato da gruppofiaba il 06/04/2012

Fiabe e oltre...

...un non tempo in un non luogo dove incontrare se stessi è possibile...

 

 

I desideri inutili di C.Perrault


C'era una volta un povero boscaiolo che, stanco della sua faticosa vita, aveva una gran voglia, a quanto diceva, di andarsi a riposare nell'altro mondo. Infatti, dal giorno che era nato, la Provvidenza non aveva mai soddisfatto uno solo dei suoi desideri.
Un giorno che si lamentava così nel bosco, ecco apparirgli, con tanto di fulmini in mano, Giove in persona. Figuratevi la paura che ebbe il pover'uomo. "Non desidero nulla" disse lui gettandosi con il naso a terra.
"Niente desideri da parte mia, niente fulmini da parte vostra; signor mio, facciamo come se nulla fosse stato. "Non aver paura" gli rispose Giove, "i tuoi lamenti mi hanno commosso ed io vengo a dimostrarti che mi fai torto. Stammi bene a sentire: io, che sono il padrone del mondo intero, ti prometto di esaudire i primi tre desideri che tu formulerai su qualsiasi soggetto. Cerca quello che ti può rendere felice, cerca quello che ti può dar soddisfazione e, poiché la tua fortuna dipende dalle tue richieste, pensaci bene prima di pronunciarle."
Così detto Giove se ne risalì in cielo e il boscaiolo, tutto allegro, abbracciò in mancanza di meglio le sue fascine, se le mise in spalla per tornare a casa e mai quel peso gli era parso tanto leggero.
"In questa faccenda" diceva fra se trottando sulla via del ritorno, "non bisogna agire alla leggera. Si tratta di un caso interessante e sarà bene che mi consigli con mia moglie."
Perciò appena entrato nella sua capanna di giunchi, incominciò a gridare: "Vieni qua, Beppina, facciamo un bel fuoco e stiamo allegri, ormai siamo ricchi, ci resta solo da esprimere un desiderio! E le raccontò tutto. A sentire il fatto, sua moglie si sentì brulicare in testa un mucchio di desideri, ma capì che l'affare era serio e che bisognava andar cauti.
"Amico Biagio" disse a suo marito, - non sciupiamo l'occasione con la nostra impazienza e riflettiamo bene a qual partito ci dobbiamo rivolgere in simile occorrenza. Qui devi essere serio, prudente e circospetto: rimettiamo a domani il primo desiderio e intanto andiamo a letto." "Giusto" convenne quel brav' uomo di Biagio. "Ma vammi a prendere un pò di vino dietro quelle fascine."
Quando lei fu tornata col vino, Biagio bevve e schioccò la lingua contento allungandosi sulla sedia presso il fuoco. Poi, preso dal piacere del riposo, disse: "Con un così bel fuoco, come verrebbe a proposito una bella focaccia!"
Non aveva ancor finito di parlare che sua moglie, piena di stupore, vide un'enorme focaccia spuntare dall'angolo del camino e avvicinarsi a lei. Diede subito un grido di meraviglia, ma non tardò a capire che quel portento era stato causato dal desiderio espresso da suo marito per pura stupidaggine e allora incominciò a rovesciar vituperi sullo sciagurato sposo. "Come si fa a desiderare una focaccia?" diceva, "quando si possono chiedere imperi, ori, perle, rubini, diamanti grossi come nocciole e abiti da regina?"
"Bé, ho avuto torto" rispose lui, "ho sciupato un desiderio, ho commesso una grande baggianata, farò meglio un' altra volta." "Bel discorso", rimbecco lei. "Per desiderare una cosa simile bisogna essere più bestia di un bue!
Il marito che incominciava ad arrabbiarsi, per poco non espresse entro di se il desiderio di essere vedovo, ma si trattenne. Tuttavia andò fuor dei gangheri lo stesso. "Gli uomini" gridò, son proprio nati per tribolare. Accidenti alla focaccia e a quando l'ho desiderata. Dio volesse, brutta pecora, che ti si attaccasse al naso!"
Subito il Ciel benigno la preghiera ascoltò e Biagio non l'aveva ancor finita che al naso della moglie inviperita quell'enorme focaccia si attaccò.
Al prodigio, egli restò assai male: Beppina era graziosa e, a dirla francamente a chi vuol sapere, quell'ornamento in faccia alla sua sposa non ci faceva punto un bel vedere. Tuttavia, con quel ciondolo sul mento, fu subito evidente che non potea parlar a suo talento: vantaggio così chiaro e manifesto, per uno sposo, che, per un momento, pensò quasi di non chiedere più niente e rinunciare al resto. ' Certo ' pensava tra se, ' dopo una simile disgrazia, col il desiderio che mi rimane potrei diventare re tutto d'un colpo. Nulla eguaglia, è vero, la grandezza di un sovrano, ma bisogna anche pensare alla faccia che avrebbe la regina e al dolore che proverebbe se la mettessi sul trono con un naso lungo quattro spanne.
Bisogna consultarla in proposito e far decidere a lei stessa se preferisce diventare regina tenendosi quel terribile naso o rimanere boscaiola con il naso che aveva prima '. La cosa fu considera da ogni parte, e, sebbene ella conoscesse l'importanza di uno scettro e sapesse che, quando si è incoronati, si ha sempre un bel naso, tuttavia preferì riavere il suo bel nasino che essere brutta e regina.
Così il boscaiolo rimase quello che era, non divenne monarca ne si riempì la borsa di scudi e fu felice di impegnare l'ultimo desiderio che gli restava per rimettere la moglie nella condizione di prima.

 
 
 

La regina delle api - Fiaba dei fratelli Grimm - KHM 062

Foto di gruppofiaba


Due principi se ne andarono in cerca di avventure e finirono col condurre una vita viziosa e dissoluta sicché non fecero più ritorno a casa.
Il più giovane, che era chiamato il Grullo, se ne andò alla ricerca dei fratelli, ma quando li trovò essi lo presero in giro perché con la sua dabbenaggine voleva farsi strada nel mondo, mentre loro non ci erano riusciti pur essendo molto più avveduti. Si misero in cammino tutti e tre insieme e si imbatterono in un formicaio. I due maggiori volevano buttarlo all'aria per vedere le formichine andare qua e là impaurite e portare via le uova, ma il Grullo disse:
- Lasciatele in pace quelle bestie, non sopporto che le disturbiate -. Proseguirono e giunsero a un lago dove nuotavano tante tante anatre. I due fratelli volevano catturarne un paio per farle arrostire, ma il Grullo ripeté‚: -
Lasciate in pace quelle bestie, non tollero che le uccidiate -.
Infine giunsero a un alveare dove c'era tanto miele che colava sul tronco. I due volevano appiccare il fuoco all'albero per soffocare le api e prendere il miele, ma il Grullo tornò a tenerli lontani dicendo:
- Lasciate in pace quelle bestie, non tollero che le bruciate -. I tre fratelli arrivarono a un castello: nelle scuderie c'erano soltanto dei cavalli di pietra e non si vedeva anima viva; attraversarono tutte le sale finché giunsero a una porta con tre serrature e in mezzo uno spioncino attraverso il quale si poteva vedere nella stanza. Videro un omino grigio seduto a un tavolo. Lo chiamarono una, due volte, ma egli non sentì, infine lo chiamarono per la terza volta, allora si alzò e uscì dalla stanza. Senza dire neanche una parola li condusse a una tavola riccamente imbandita e, quand'ebbero mangiato e bevuto, diede a ciascuno di loro una camera da letto. Il mattino dopo l'omino andò dal maggiore, gli fece un cenno con il capo e lo portò a una lapide sulla quale erano scritte le tre imprese che si dovevano compiere per liberare il castello.
La prima consisteva in questo: nel bosco, sotto il muschio, bisognava cercare le mille perle della principessa; ma se al tramonto ne mancava una sola colui che le aveva cercate diventava di pietra. Il maggiore andò e cercò per tutto il giorno, ma al tramonto ne aveva trovate soltanto cento; così accadde ciò che diceva la lapide ed egli fu tramutato in pietra. Il giorno seguente fu il secondo fratello a tentare l'avventura; ma non fu più fortunato del primo, trovò infatti solo duecento perle e anch'egli impietrì. Infine fu la volta del Grullo. Si mise a cercare fra il muschio, ma era così difficile trovare le perle e ci voleva tanto di quel tempo! Sedette allora su di una pietra e si mise a piangere. Mentre se ne stava là arrivò il re delle formiche al quale una volta egli aveva salvato la vita. Lo accompagnavano cinquemila formiche e non trascorse molto tempo che le bestioline avevano trovato tutte le perle riunendole in un mucchio.
Il secondo compito consisteva nel ripescare dal lago la chiave che apriva la camera da letto della principessa. Quando il Grullo arrivò al lago, le anatre che egli aveva salvato accorsero a nuoto, si tuffarono e ripescarono la chiave dal fondo.
Ma la terza impresa era la più difficile: delle tre principesse addormentate bisognava scegliere la più giovane e la più amabile. Esse erano perfettamente uguali e nulla le distingueva se non che la maggiore aveva mangiato un pezzo di zucchero, la seconda un po' di sciroppo e la più giovane un cucchiaio di miele: egli doveva riconoscere dal respiro colei che aveva mangiato il miele! In quella giunse la regina delle api che il Grullo aveva protetto dal fuoco; assaggiò la bocca di tutt'e tre e infine si fermò su quella che aveva mangiato miele così il principe riconobbe quella giusta: l'incanto svanì, ogni cosa fu liberata dal sonno e chi era di pietra riacquistò la forma umana. Il Grullo sposò la più giovane e la più amabile delle principesse e divenne re dopo la morte del padre di lei.
I fratelli invece sposarono le altre due fanciulle.

 

 
 
 

Buona Pasqua!

Foto di gruppofiaba

 

Auguro a tutti una serena e gioiosa Pasqua ricca di sorrisi ed allegria...

 
 
 

Benvenuti...

Foto di gruppofiaba

Scrissero i fratelli Grimm:

"Le Fiabe sono capaci di cogliere i puri pensieri di un'osservazione infantile del mondo, in parte per il modo in cui sono divulgate, in parte per la loro intrinseca natura; nutrono in modo immediato come il latte, leggere e gradevoli, o come il miele, dolci e nutrienti, senza pesantezza terrestre."


A tutti coloro che si trovassero a passare di qua auguro un buon viaggio...

 
 
 

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