J I C K Y

2006. Burberry London.

Bergamotto.

Linalool, predominanza di legno di rosa/palissandro. Non guajaco.

Punta di tabacco foglia.

Effetto caffè e NON pelle come da note compositive, qui non c'è nessun tipo di pelle.

Nel complesso è una colossale noia citrica, la quantità di agrumi copre tutto e lascia spazio solo a una lavanda e palissandro chimici.

Il tabacco è morbido e ricorda Versace Dreamer ma qui c'è una nota caffeica, strana non bella ma diffusa in moltissimi profumi.

Non ravvisiamo opoponax, o siamo tutti raffreddati, o chi ha distribuito la piramide di questo profumo era brillo forte...

Probabilmente questo è un tutto aromachemicals, un gran bordello sintetico che a posteriori è stato scomposto a fantasia in note per "simiglianza".

Agli inglesi piace (mah), per un fatto di patriottismo e per il fatto che in Inghilterra tutto quello che non sa di cul* è considerato un profumo. 

Da quelle parti si disprezzano i profumi da uomo troppo dolci... come la moda li impone oggi.

Procediamo a spanne, ciarlando di quel che rimane di genuinamente inglese nella moderna inghilterra confusa perché multirazziale.

Essendo una enorme componente della popolazione maschile britannica da sempre visceralmente omosessuale, ma parimenti omofoba, ecco i ragazzi di quella landa confusa trovare in questo profumo retrò una specie di copertura olfattiva alla loro indole repressa.

Dopo l'esordio brevissimo ma interessante, rimane sulla pelle un effetto profumo maschile da 10 euro del reparto "profumetti" del supermercato.

Un maschile vecchio stile senza originalità o qualità, come tantissimi altri.

E' una vera fortuna che lo abbiano interrotto, non aveva niente da dire.

Non fa schifo, ma nemmeno ci si venga a dire di corrergli dietro, ne abbiamo uno in uno scatolone sottoscala, là è ritornato e puo colà rimanere fino alla fine dei tempi.

Voto: 1,5/5