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Festa in Paese
Post n°52 pubblicato il 10 Marzo 2013 da Guido.606
Le luci accese sulla piazza del Comune le guardavo fisse, come un traguardo, scendendo dal Paese vecchio e man mano che mi avvicinavo. sentivo il cuore battere forte. Le bancarelle colorate, i palloni, le pistole, le macchinette… Mamma e Papà, l’una accanto all’altro: Mamma me la compri? Si dopo, adesso andiamo e non ti allontanare. Neanche a dirlo: correvamo a rincorrerci felici, liberi sfrecciando fra le gambe degli adulti. Le bambine tenute per mano dalle nonne che ci guardavano… senza dire nulla! Poi il cantante visto in TV, i palloncini che volavano via e le corse fino a quella… bambina! Questo era il mio Paese, questa la festa del patrono, questa la mia infanzia. E ora che sono imbiancato e stanco ripeto ancora a me stesso che: “Un Paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Di lasciare tutto e tutti, ma avere la certezza che un Paese vuol dire anche non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo che, anche quando non ci sei… resta ad aspettarti”! Un Paese allora ci vuole se non altro per tornarci e ricordare tutte queste cose. Tornare e guardare gli occhi della gente, i volti di chi non c’è più, le mani di chi le porge e dice: “ciao, sei tornato. Come stai”? E cercare ancora l’abbraccio e il bacio di chi è rimasta sempre nel cuore. |