Alle barricate

Giulia Cingerte


Poi qualcosa nel mio cuore si spezzò, e con immenso sforzo io dovetti ridisegnare la mappa dei miei sentimenti. Così quella che è la loro cima più alta, l'epicentro del loro più intenso e intimo espandersi, ora più non aveva un suo nome. Ora brillava di una luce indefinibile e a me distante, incolore e a me irreale. Ora mi era diventata amabilmente accessibile, con la facoltà di ripresentarmisi con un'identità e un colore, solamente attraverso lo sguardo vago del sogno. Non è certo nei vasti panorami del sogno, tuttavia, che io sarei disposta a cercarle e a trovarle un nuovo nome. Non è neppure in alcuna inconsistente promessa. Ma se, così facendo, così ignorandola, su quella cima poi andasse ad addensarsi un cumulo di nubi minacciose, eclissandola alla mia vista, non ne farei una tragedia. Con curiosità, piuttosto, mi porrei una domanda. Una domanda per ora puramente astratta. Per quanto tempo, per quanti trattenuti sospiri, essa dovrà ancora rimanere in quello stato, prima di poter tornare ai suoi splendori? Rimanere lì, confusa tra le pallide cime minori, incorporata nell'indistinto fondale di quel magnifico e a volte doloroso e a volte assurdo teatro, quel teatro assolutamente irrinunciabile che è la mia vita?