GUZZIBIKERS

“QUESTURESE”. Sì. E allora?


 Non c’era gran che d’interessante in televisione, ieri sera. Un po’ per curiosità, un po’ per  tendenza istintiva, un po’ per la presenza della bella e giovane giornalista, il mio zapping convulso si è interrotto indugiando sul canale che trasmetteva  un programma di approfondimento di cold case, di casi di cronaca nera e di vicende giudiziarie. Per intenderci: uno di quei programmi caratterizzati dalla presenza costante ed inevitabile di psichiatri, psicologi, giornalisti, saccenti vari ed opinionisti. Spesso anche avvocati o consulenti di parte. Ad un certo punto hanno preso a trattare del caso di Brembate ed in particolare delle vicende che hanno riguardato, in tempi più o meno recenti, il sig. Bossetti. Inizialmente ho  evitato di cambiare canale solo  per cercare di capire dove (e fino a che punto) volessero arrivare. Imprevedibilmente, poi, sono stati riportati stralci di interrogatori e di sommarie dichiarazioni testimoniali. Anche su aspetti e fatti inequivocabilmente riguardanti la sfera personale, privata e familiare di alcuni dei soggetti. Dal mio punto di vista: fatto indecente e disdicevole. Raccapricciante, direi quasi. Non riesco a capire come diffusione e pubblicazione di atti processuali e di polizia giudiziaria possano essere accettate e permesse, ormai sempre più frequentemente e tranquillamente. Diritto di cronaca? Non lo so. Certo è che in Italia, ma solo per alcuni, i diritti sono sempre e ad oltranza riconosciuti. Come a coloro che, nello stesso programma televisivo, hanno cercato di sminuire l’operato di Procura e Polizia Giudiziaria, ironizzando  - del tutto inopportunamente - sul linguaggio utilizzato nel corso dell’attività investigativa, definito (con neologismo apparentemente dispregiativo) “questurese”. Preoccupatevi di quelli che parlano “politichese” o “burocratese”, semmai… Personalmente, io che sono abituato a rispettare le persone per bene e quelle che lavorano, sto con quelli che parlano “questurese”.Vincenzo "Gandalf il nero"