ORDINARIA FOLLIA

ILLUSIONE

Era scuro in quello studio, la poca luce dava un senso come di stretto, di addosso, sembrava che la stanza mi abbracciasse. In realtà speravo che fosse la dottoressa tettona ad abbracciarmi, non delle fredde pareti. Ma tant’è, all’immaginazione non si comanda. Se ora vi chiedessi di NON immaginare un elefante blu, voi cosa avete appena fatto? Non serve che rispondiate, lo so già, avete immaginato quello che in realtà non avete mai visto. Bene, la stanza mi abbracciava e almeno potevo contare sul fatto che con essa si sarebbe avvicinata anche la dottoressa. Sempre immaginariamente parlando.

“Dunque signor Tosto, cosa la spinge a chiedere questa seduta?” mi chiese accavallando le gambe. Si può sognare anche ad occhi aperti e mente lucida.

“Bello stacco di gambe dottoressa, mi sono sentito meno inutile in questo momento, può chiamarmi Nick.”

“Dunque è di questo che stiamo parlando, Nick. Lei si sente inutile. E perchè crede di essere inutile?”

“Ho fatto un brutto sogno, io ero io, la mia vita era più o meno quella di sempre e anche le persone che conosco sembravano le stesse. Ad un certo punto credevo di fare qualcosa di buono per gli altri, ed invece erano tutti Giuda che mi baciavano e tradivano senza ritegno.”

“Cerchi di essere più chiaro” disse lei. Quella scollatura a V non smetteva di farmi l’occhiolino, era troppo simpatica.

“Ci proverò. Durante la mia solita vita, nel sogno, ad un certo punto decido di voler fare qualcosa di buono per gli altri, di cambiargli la vita e convoco un incontro fuori città per tutti. Chiamo gente su gente, prendo accordi e poi inizio a pensare a cosa devo fare, a come devo farlo e quando devo farlo. Ovviamente organizzare un raduno del genere non era semplice e avevo solo pochi ritagli di tempo in giorni che se fossero durati 48 ore anzichè 24, non sarebbero bastati lo stesso. Ma sono così, mi piacciono le sfide e mi ci butto a capo chino quando è ora. “

“ Vada avanti, la prego.”

“Faccio ricerche su libri, su pagine elettroniche, chiedo alla gente. Tutto il materiale che poteva servire lo stavo mettendo in fila, carattere su carattere. Un lavoro duro, duro. Ma la cosa funzionava, di minuto in minuto arrivavano telefonate, messaggi, proposte di intervento. Stava per arrivare l’incontro dell’anno, dopo tanti anni. Dovevo solo organizzare le idee e cercare cercare cercare materiale e il tempo non c’era.”

“Si sentiva ossessionato dunque. La pressione della responsabilità sulle sue spalle, perchè non ha cercato aiuto?”

“Non c’erano aiuti, ovvero, ognuno aiutava a modo suo e tempi sui. Ma il giorno era vicino. Avevo preso un grosso spiazzale in un parco fuori città, l’amplificazione, il palco, le luci. Avevo conferme da tutte le parti e non è stato poco per la mia autostima, ricevere tutto questo apprezzamento.”

“Però alla fine non cel’ha fatta, non ha avuto abbastanza tempo, lo so, è tipico delle.....”

“Si sbaglia, ce l’avevo fatta era tutto come volevo.”

“Ma allora non capisco, dov’è il problema?”
“Avevo perso tempo, sonno, soldi, vita e il parco era pieno.........pieno le dico, c’erano tutti, ma proprio tutti. Solo che erano finti, di cartone.... e avevano scritto in fronte IPOCRISIA.”

P.S. Ho trovato proprio un bel nome per il mio personaggio, Nick Tosto, sono contento.