Il sole va spegnendosi alle spalle dei monti, che, immortali, si stagliano all'orizzonte, alcuni canti popolari come in una nenia accompagnano l'arrivo della luna che piena di sé brilla di luce riflessa. Intanto le stelle iniziano la propria veglia sulla popolazione che, rassegnata, trascina le proprie speranze, tra decine di incubi, sotto le coperte...un altro giorno muore nella savana africana portando con se' centinaia di bambini, donne, uomini che non lo vedranno più splendere... centinaia di persone che, forse, non hanno neanche avuto la possibilità di vivere un giorno senza agognare il buio della morte e un altro sole domani sorgerà per baciare poeticamente tutti, un giorno muore, centinaia di vite con lui. Troppo poco quello che c'è, troppo poco anche per vivere di stenti, migliaia di immagini di povertà, di miseria, di ingiustizia si incrociano nei miei pensieri più intimi, si scontrano con i miei valori più forti: come è possibile che qui si sprechi, tanto è il benessere, e lì si muoia, tanto è la miseria? Può essere solo fatalità? non credo alla fatalità. Perché chiamare ''civile'' questa società barbara?
Siamo stati noi schiavi del padrone a rendere realtà tutto ciò e...non basterà un manganello e non basterà dire ''non ho tempo'' e non basterà vedere i telegiornali di regime, perché ho imparato a distinguere il vero dal verosimile, ma soprattutto ho imparato ad avere uno spirito critico, una coscienza che non mi faccia cadere negli intrighi, che mi faccia capire il silenzio delle cose non dette e il silenzio delle cose nascoste, delle cose insabbiate e di quelle per sempre dimenticate; una coscienza che non mi faccia seguire verità che portano a strade chiuse, a bivi inesistenti, a domande inutili...