Hideto no Sekai

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Post N° 30

Post n°30 pubblicato il 26 Ottobre 2008 da hidetomatsumoto

Appena tornato dal compleanno di mia zia.
Non dovevo neanche andarci, ma per un semplice fatto di educazione ho deciso di dare quella forza necessaria alle mie gambe per salire in macchina ed andare al Cycas Giò, uno dei miei locali preferiti, così malamente profanato.
Al mio arrivo non sapevo se mi trovavo ad un museo degli orrori o in uno zoo: circa trenta persone in avanzato (quasi massimo) stato di sovrappeso fare una specie di grand prix intorno ad una tavolinata piena di ogni possibile schifezza che non si vorrebbe mai trovare ad un compleanno: melanzane, frittura di pesce cotta male, un misto di tonno ed insalate, panini vuoti, tramezzini, dolciumi vari e per finire l'immancabile porchetta, un gastronomico trofeo che mio zio mostrava con orgoglio, un maiale morto, mummificato, ancora con la sofferenza nel muso, con quei denti in quella bocca spalancata e quegli occhi chiusi con una forza forza tale che chiunque poteva figurarsi i dolori che aveva dovuto patire, una vista che stava per far diventare vegetariano un amante della tavola come me.
Non ho nulla contro le persone in sovrappeso, anzi, alcune di esse le stimo anche; semplicemente odio quelle che la sera prima mangiano, anzi, infilano nel loro stomaco, cibo per quasi sei ore di fila, e la mattina dopo le si trovano davanti allo specchio che piangono vergognandosi del loro fisico, mentre guardano la foto di una modella di Dolce e Gabbana.
E' stata una festa penosa, dove l'età media si aggirava intorno ai 50 anni, età della festeggiata - odio usare questo termine per una donna che ha mezzo secolo di vita, è un termine giovanile a mio avviso -, dove ogni cosa sembrava vecchia e di cattivo gusto, anche i pochi giovani presenti, cosi banali e superficialmente idioti.
Immancabile ogni sorta di personaggio, ogni personalità precostruita che sembrava quasi creata apposta per svolgere il suo copione in feste del genere.
C'era la ragazza che portava 20 chili in più della norma che faceva battute sulla sua linea sperando di sentirsi dire risposte del tipo "ma ti sbagli, non è vero, sei cosi snella e bella", mentre si doveva accontentare di risate; nessuno avrebbe potuto dire "magra" ad una ragazza in cui ogni singola particella di grasso strabordava da quei pantaloni fin troppo stretti. Mi ha pure rivolto la parola con una battuta: "Avverto che la porchetta è quella sul tavolo, non io"; avevo voglia di ringraziarla per avermi fatto notare la differenza, ma sarei sembrato troppo scortese e falso, dato che la porchetta era visibilmente più magra di lei.
Non mancava, poi, il "bonaccione" che faceva il giro dei tavoli facendosi vedere simpatico ed alla mano, un tipo paffuto che cercava di nascondere i propri difetti in ogni modo e che passava il tempo tra battute e sigarette, ovviamente per farsi vedere, perchè "fumare fa figo".
Il Cycas brulicava anche di finti sommelier, i tipici uomini di mezz'età che credono di recuperare la loro virilità perduta cercando di analizzare un vino semplicemente dal colore, consigliandolo allle donne di mezz'età e, chiamati loro stessi ad analizzare il vino, dopo averlo leggermente annusato e bevuto un sorso dicevano sempre "buono buono" con una grazia tale che un vero sommelier sarebbe diventato astemio solo a sentirli.
C'erano anche quelle signore anziane che, pur avendomi visto diverse volte, fingevano sempre di sorprendersi quando vedevano che avevo un fratello gemello e, dopo aver tentato di indovinare il mio nome - sbagliando ovviamente - si mettevano a ridere dicendo che eravamo troppo uguali; la cosa che mi lasciava sorpreso era la loro incredibile maleducazione nell'entrare in quei pochi discorsi che tenevo con i miei familiari, senza neanche presentarsi o salutare, e sputare dalle loro corde vocali un "Ma tu chi sei?" carico di invadenza e di scherno. Persone come loro mi fanno sentire un fenomeno da baraccone.
Ogni tanto mi imbattevo in ragazzi intorno ai venticinque anni che passavano la serata a fumare e chattare - ormai è difficile trovare qualcuno che pronunci parole degni di una conversazione - riguardo nuove amicizie su Badoo, test fatti su internet ed ultime canzoni ascoltate su "aitiuns" o sul "nuovo aipod-a-sedici-giga", con intermezzi di battute una più triste dell'altra - una delle più drammatiche è stata: "E' nata in Giappone la donna più brutta del mondo: Sonnata Nakakata", probabilmente letta durante una ricerca su "gugol"-.
Ma forse il momento più triste, che farebbe sfiorare quasi le lacrime, è stato il momento della torta: una schifosissima classica torta alla panna che si trova in ogni compleanno, quelle impossibili da mangiare, con stampato sopra un uomo seminudo, una sottospecie di Adamo, per rendere la neocinquantenne un pochino più giovane: Vista la torta e finiti i finti sguardi sorpresi e divertiti è partito il classico jingle, e giuro, stavo per andarmene per non assistere alla scena: ammassi di carne che cantavano nella maniera più stonata possibile, un lamento di maiali sgozzati che si levava lentamente, per terminare in un appaluso, con altri ammassi di carne che salticchiavano battendo le mani.
Ricordo che durante i miei compleanni questo momento non mi sembrava così tanto imbarazzante, forse il protagonismo mascherava la vergogna; stasera, invece, avevo pena per mia zia, non vorrei mai essere stato al suo posto.
Una cosa che mi lascia sempre stupito è vedere come certe persone che vedevo da quando ero piccino non siano invecchiate, sempre identiche, in aspetto e carattere, forse è una reazione del loro corpo per voler sembrare giovane e pimpante, nascondendo in realtà quelle malattie che inaspettatamente li porteranno via dal mondo, anche se mi sto sempre più convincendo che siano immortali.
A fine "torta" - ormai con la parola "torta" si accosta l'intero arco di tempo che va dal mostrare la torta di compleanno alle foto idiote piene di finti sorrisi - ci sono stati i primi congedi, probabilmente si trattava di persone che erano cosi stufe di quella monotonia che prefrivano andarsene per trovare - facilmente, a mio avviso - qualcosa di meglio da fare; e così ci si salutava con un "ci si vede una di queste sere" per poi sparirsene velocemente e rivedersi con molta fortuna a natale quei cinque minuti che bastano per sapere "come va e come non va".
Mi sono sentito completamente estraneo, forse sarei stato molto di più a mio agio se di colpo mi avessero preso e portato nel cuore dell'africa nera.
Mi hanno anche scattato una foto, forse due. Non riuscivo a sorridere, mi sarei sentito cosi idiota a fingere un sorriso divertito, e, se permettete, ho ancora un briciolo di orgoglio.
Forse mio babbo aveva ragione quando oggi mi disse che sembro un'intellettuale, che sono una di quelle persone che parla di "problematiche" anzichè di "problemi" e di "tematiche" anzichè di "temi", forse sono davvero un disadattato sociale, o semplicemente ero nel posto sbagliato al momento sbagliato.
So solo che appena tornato a casa avevo un pensiero fisso per la testa: non ho paura di invecchiare...ne sono completamente terrorizzato.
Non voglio diventare come uno di quei signori con i pantaloni a vita alta con le guance sempre rosse per via del troppo vino - "di quello buono", come direbbero loro -, con camicie a quadretti marroni che non fanno altro che parlare di calcio e di politica, fumandosi Diana Blu e cercando di rincorrere i nipoti dei loro amici per provare almeno una volta ancora l'ebbrezza della gioventù. Ma forse questo timore farà si che non diventerò cosi...forse la mia "crisi del pensionato" sta lentamente svanendo.
Ed ancora ho pena per quella povera porchetta, e per tutte quelle persone, imprigionate in quella vita stereotipatamente monotona.
Mi dispiace.

 
 
 
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Data di creazione: 22/07/2008
 

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