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Squinzi, brusco risveglio da crisi irreversibile

Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervenendo al convegno "Europa federale, unica via d'uscita" si esprime con fermezza sottolineando la gravit della situazione che l’Italia e il resto d’Europa stanno affrontando nel momento attuale. Secondo Squinzi, l’Unione Europea si trova di fronte a un bivio e se vuole un futuro deve essere pronta a condividere con coraggio politiche economiche, di bilancio e fiscali.

Ribadisce l’importanza dei trattati, specificando quanto sia vitale definire regole chiare e attribuire agli organismi europei le giuste competenze. Il rigore e la stabilit devono essere al primo posto senza però soffocare l’economia. Le proposte non mancano, ma sono necessarie misure concrete che portino alla conclusione di un "accordo sull’unione di bilancio che coniughi l’equilibrio dei conti pubblici con il controllo sempre più integrato delle politiche di spesa".

Ma anche a un accordo "sull’unione bancaria che combini la vigilanza centralizzata degli istituti di credito con una garanzia comune sui depositi, sulla graduale armonizzazione delle politiche fiscali, sulle riforme strutturali, in particolare quella del mercato del lavoro per favorire la ripresa dell'occupazione e sull’emissione dei project bond".

A parer di Squinzi il modello della Bce è anacronistico e sarebbe opportuno importare il modello della Federal Reserve attraverso una federalizzazione del debito e l’introduzione di eurobond che potrebbero rappresentare il via per la crescita. Avverte però che, su una materia così complessa, ritiene il dialogo possibile solo nell'ordine di parole come "Europa unit " e "Stati uniti d'Europa" ma se il dialogo, invece, avviene su terminologie come "supervisione bancaria" e "spread", significa che "curiamo il tumore con l'aspirina".

"La crisi economica si accompagna oggi in Europa a una profonda crisi di carattere istituzionale, cioè all'insufficienza del progetto politico di una Europa unita. C'è un deficit democratico, determinato dalla macchinosit della nascita delle decisioni politiche", aggiunge il presidente di Confindustria.

Non vede una soluzione intermedia, un "si salvi chi può", in quanto ritiene che o ci salviamo tutti o non si salva nessuno. Il confronto con i grandi del pianeta può reggere solo se si compete come sistema nella sua interezza e integrit , su questo il leader di viale Astronomia ha una certezza: "nessuno Stato, nemmeno la Germania, potr avere ruoli attivi nelle nuove configurazioni che si stanno costruendo nell'economia mondiale".

Le parole di Squinzi si fanno più pesanti quando parla di "crisi irreversibile" e "brusco risveglio" innescato dalla stessa ed è ancor più pessimista quando si arrende dicendo che "il modello occidentale non ha saputo tutelarsi o reagire al virus della crisi". Con i numeri non va più cauto e spiega che secondo le stime del centro studi sulle quattro maggiori economie della zona euro, l'eventuale default porterebbe, soltanto nel primo anno, a un crollo del Pil tra il 25% e il 50%. Sconfortato conclude: "se non si agisce subito con fermezza, l'alternativa che si prospetta è delle più nere".