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Patologie virali, sieropositivi e PMA

Post n°23 pubblicato il 12 Ottobre 2007 da LAVITAINROSA
 

 

La legge 40 del 2004, non penalizza solo le coppie sterili, ma anche i portatori di patologie virali, i sieropositivi che non sono sterili. Per una migliore comprensione della reale portata della legge 40, riportiamo qui di seguito, in neretto, i punti essenziali che vietano l’accesso alle tecniche di fecondazione assistita alle categorie di malati sopra menzionate:

Art. 1. (Finalita).

Comma 2. Il ricorso alla procreazione medicalmente assistita e' consentito qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilita' o infertilita'. Art. 4. (Accesso alle tecniche). 1. Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita e' consentito solo quando sia accertata l'impossibilita' di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed e' comunque circoscritto ai casi di sterilita' o di infertilita' inspiegate documentate da atto medico nonche' ai casi di sterilita' o di infertilita' da causa accertata e certificata da atto medico.

La condizione di portatrice di malattie genetiche e virali NON rientra fra queste possibilità.

L’accesso alla PMA (procreazione medicalmente assistita) viene così negato alle famiglie con casi di emofilia, coppie sierodiscordanti,in generale ai portatori di patologie virali e a coppie portatori di patologie genetiche.

Questo perché molte di loro non sono in possesso dei "requisiti" di sterilità o di infertilità imposti dal nuovo testo di legge. Nel caso di coppie con infezioni sessualmente trasmissibili, per cui non esistono ancora trattamenti risolutivi per il partner affetto o protettivi per il partner indenne, l’utilizzazione di tecniche di fecondazione assistita permette di eliminare la componente infettiva riducendo o eliminando il rischio di contagio.

Queste coppie non possono essere definite come sterili o infertili, perché non possono verificare con ripetuti rapporti spontanei le possibilità di concepimento, dato che questo comporta un elevato rischio di infezione.

Un’interpretazione stringente della legge impedisce quindi a queste coppie di avvalersi di tecniche di lavaggio seminale che permettano loro di realizzare il desiderio di avere un figlio senza trasmettere l’infezione al partner, se non in quella percentuale di coppie in cui siano presenti fattori di infertilità maschile o femminile così gravi da definire la coppia come infertile ab initio. Nelle coppie sierodiscordanti infatti, per consentire una gravidanza senza rischi alla donna sieronegativa, è necessario ricorrere ad un processo di lavaggio del seme del soggetto emofilico HIV positivo, a tale tecnica, per aumentare le possibilità di successo di gravidanza, si fa seguire una fecondazione extra-corporea dell’ovulo (FIVET e/o ICSI). A persone che hanno già subito danni gravissimi senza colpa alcuna viene in questo modo negata anche la possibilità di avere figli senza mettere a rischio la salute del partner

 
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Commenti al Post:
raven.sas
raven.sas il 13/10/07 alle 15:52 via WEB
certo, molto discriminante...sono d'accordo con te...a volte chi non è dentro al problema non pensa a certe cose...se davvero un lavaggio seminale può essere una soluzione,si dovrebbe far qualcosa al riguardo.sono ignorante in materia, ma la cosa è interessante e da portare alla luce..ciao
(Rispondi)
 
LAVITAINROSA
LAVITAINROSA il 14/10/07 alle 18:57 via WEB
esatto è bene smuovere gli animi e far conoscere argomenti che per tanti nn esistono ....
(Rispondi)
 
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ALCUNE DOMANDE

Che dimensioni ha oggi il problema della sterilità?
La sterilità di coppia ha una prevalenza di circa il 15% in Italia e in Europa, per cui una coppia su sette ha difficoltà a raggiungere una gravidanza. Si parla di sterilità quando la coppia non ottiene la gravidanza dopo 1-2 anni di rapporti liberi.

Dopo quanto tempo è opportuno che la coppia si rivolga ad uno specialista?
Dopo due anni se la coppia è di giovane età e non vi sono fattori di rischio, dopo un anno o meno se l'età della donna è superiore ai 35 anni o in presenza di fattori di rischio (pregressa malattia infiammatoria pelvica, storia di endometriosi o pregressi interventi di chirurgia addominale).

Quali sono le cause più frequenti di sterilità per la coppia?
Circa un 40% della sterilità è legato al fattore maschile, il 50% al fattore femminile e in un 10% si tratta di sterilità inspiegata. All'interno della sterilità femminile un 40% è legato ad alterazioni ormonali o anomalie dell'ovulazione, un 25-35% a fattore tubarico, un 15% ad endometriosi e per il resto a cause inspiegate.

Quali i risultati finora ottenuti in questo che, mi sembra di capire, sia un aspetto preponderante della sterilità femminile?
Una donna su tre di quelle inviate all'unità chirurgica ha ottenuto la gravidanza. Alcune di esse hanno concepito anche più di una volta a riprova dell'effetto duraturo del trattamento chirurgico.

Qual è il tasso di gravidanza su tutta la casistica trattata?
Abbiamo riscontrato finora un tasso di gravidanza pari al 25%, vale a dire una donna su quattro ha ottenuto la gravidanza. È un risultato molto incoraggiante considerando l'approccio esclusivamente naturale al problema.

Vige ancora una vecchia mentalità per cui gli uomini sono più restii delle donne a sottoporsi a eventuali trattamenti quando si tratta d'infertilità?
In realtà no. Inizialmente gli esami riguardano i due componenti della coppia in egual misura: si effettuano preliminarmente tanto il controllo dell'ovulazione femminile che quello del liquido seminale. Se si trova un problema nell'uomo s'interviene e, dalla mia esperienza, posso dire che sotto questo profilo la mentalità è profondamente cambiata negli anni. Oggi si riscontra la massima disponibilità anche da parte maschile.

 
 

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