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Post n°14 pubblicato il 03 Marzo 2014 da orizzonte.dei.sogni

Eccolo lì, il suo amico fidato, il suo confessore, il detentore di tutti i suoi segreti più intimi. Si conoscevano da tanto tempo o forse no, non era poi così tanto, ma lei si sentiva a suo agio con lui. Lui le era piaciuto da subito, ma non come uomo; non aveva ma pensato a lui in quel modo. Le piaceva il suo modo di parlare, la sua pacatezza, la maniera in cui la portava a riflettere. Le erano sempre piaciuti gli uomini più grandi, il senso di protezione che riuscivano a trasmetterle. Lui dal canto suo non si era mai scomposto, mai sbilanciato; era rimasto sempre lì, pronto ad ascoltarla, pronto a confortarla dopo l’ennesimo amore finito. Sì, perché lei ne aveva avuti di amori finiti… tanti. Solo con lui si sentiva a proprio agio. Non si sentiva minacciata. Ora erano uno di fronte all’altro, per la prima volta. Avevano parlato tanto, si erano scritti, si erano visti in foto, tramite webcam, ma non si erano mai incontrati, non fino a quel momento. Lui era tranquillo, come sempre, con la sua espressione pacata, il suo sorriso disincantato e quel suo modo di alzare le sopracciglia e gli occhi al cielo che le piaceva tanto. Lei, quasi timorosa, per la prima volta si sentiva in imbarazzo di fronte al suo “amico fidato”. Lui sapeva tutto di lei, ogni suo segreto, cose che in pochi conoscevano e questo la imbarazzava. Adesso quella voce aveva un corpo vero, un corpo di uomo, mani da toccare, labbra da sfiorare, braccia nelle quali farsi stingere. Adesso erano lì, seduti in un caffè non lontano dal mare, seduti così vicini da sentire l’uno il respiro dell’altro, così vicini da sfiorarsi con le ginocchia. Fu in quel momento, nell’attimo in cui le loro ginocchia si sfiorarono, che accadde. Fu in quel preciso istante che lei si rese conto che quello che aveva di fronte non era il suo amico fidato. Lui era l’uomo che desiderava, che voleva, in quel momento. La mano di lei scivolò sotto il tavolo ad accarezzare la coscia di lui. L’uomo la guardò, lo sguardo tra il sorpreso e il divertito. Lei non era sicura che il suo desiderio fosse corrisposto. Lui si accorse di quella muta domanda negli occhi della donna, le prese la mano e se la portò sul suo sesso gonfio; la guidò al centro del suo piacere senza staccarle gli occhi dagli occhi. La mano di lei iniziò ad accarezzarlo incurante di quanti avrebbero potuto vederla: era bello sentire la sua voglia crescere sotto le sue dita, immaginarlo nudo, la pelle morbida e liscia, tesa sotto il gonfiore della sua eccitazione. Il respiro dell’uomo si fece più corto, la mascella contratta, le pupille dilatate. L’aria era diventata pesante, il piccolo caffè era diventato troppo stretto per loro due. “Seguimi” disse lui alzandosi e togliendole la mano dai pantaloni. Lei non oppose resistenza; non aspettava altro. L’unica cosa che voleva era quell’uomo, quell’uomo che una volta era stato il suo amico fidato, quell’uomo che adesso accendeva il suo desiderio, quell’uomo che conosceva tutte le sue più intime voglie. Non ci misero molto a raggiungere la spiaggia; gli stabilimenti erano vuoti in quel periodo dell’anno. L’uomo e la donna erano uno di fronte all’altro. La mano di lui iniziò a stringerle i seni gonfi, a pizzicarne i capezzoli inturgiditi; la sua bocca cominciò ad accarezzarle il collo sussurrandole tutta la voglia che aveva di lei. La donna era poggiata alla parete di una cabina, la gonna tirata fino a sopra i fianchi, le gambe leggermente divaricate, il bacino proteso verso quello di lui. La bocca di lui scivolò lentamente dal collo ai seni mentre la mano iniziava ad accarezzare i punti più sensibili della sua femminilità repressa. Le sembrava di impazzire sotto il tocco di quelle dita che con sapienza la accarezzavano, la prendevano per poi lasciarla andare, si muovevano assecondando ogni sua muta richiesta, seguendo perfettamente i suoi ritmi. Fu solo quando si rese conto che lei stava per raggiungere il massimo del piacere che l’uomo la prese, dolcemente ma al tempo stesso con decisione. Sapeva quello che le piaceva. Sapeva che quella donna di fronte a lui voleva sentirsi invasa dal suo sesso, voleva darsi completamente, voleva abbandonarsi alla sua forza, alla sua virilità. E lui l’accontentò. Iniziò a muoversi dentro di lei prima piano, dolcemente, poi in maniera sempre più decisa, fino quasi a farle male. Voleva che lei si sentisse piena di lui; voleva che le appartenesse. Voleva soddisfare le voglie di cui lei gli aveva sempre parlato riferendosi ad altri uomini. Voleva farla sentire un po’ principessa e un po’ puttana; padrona del suo uomo, schiava del suo stesso desiderio. Voleva che godesse di lui e per lui. Quello che l’uomo voleva era vederla appagata e libera, finalmente, da quelle catene che imbrigliavano la sua sessualità, il suo corpo, la sua mente. Voleva vederla libera di volare, libera di esprimersi, libera di amare innanzitutto se stessa. Questo era il suo principale desiderio, il suo maggior appagamento. La donna percepì tutto questo, il suo non chiedere nulla per sé, il suo darsi per compiacerla, per godere a sua volta dell’appagamento di lei. Per l’uomo era importante che lei si fidasse, che si abbandonasse a lui. Non chiedeva altro. E fu così che lei raggiunse il suo piacere; fu nell’attimo in cui si rese conto che lui, il suo amico, era in quel momento il suo uomo, l’uomo che le stava rendendo la sua libertà di donna. Fu allora che tutto il suo piacere esplose come un vulcano da troppo tempo assopito, come un fiume che rompe gli argini e travolge tutto ciò che incontra. E fu in quel momento che l’uomo la strinse più forte a sé, esausta, col viso di bambina, il corpo madido di sudore abbandonato contro quello di lui. Fu allora che l’uomo la baciò sugli occhi chiusi, cullandola teneramente, in silenzio, come si fa con un bimbo che si affaccia alla vita. Sì, perché era in quel momento che la donna, tra le braccia del suo amico, era nata un’altra volta.

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Commenti al Post:
arthur0100
arthur0100 il 12/03/14 alle 17:53 via WEB
molto bella...coinvolgente complimenti
 
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