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Visco: A fusioni bancarie non ha fatto seguito snellimento gruppi
(ASCA) - Roma, 31 mag - ''Alle aggregazioni tra banche non
hanno fatto seguito snellimenti incisivi dell'articolazione
societaria dei gruppi e una riduzione nel numero dei
componenti degli organi amministrativi. I primi 10 gruppi
contano complessivamente 1.136 cariche, escludendo le
societa' estere; oltre 700 per le sole banche controllate.
Anche tra gli altri intermediari si osservano spesso
composizioni pletoriche, che deresponsabilizzano i singoli
consiglieri e si riflettono negativamente sulla funzionalita'
degli organi collegiali. Questi assetti sono di per se'
costosi e non giustificati dalle competenze professionali
necessarie all'efficace gestione del gruppo o della banca. Il
recente divieto di detenere cariche incrociate tra imprese
del settore finanziario e' un'occasione anche per intervenire
sulla numerosita' dei consigli di amministrazione''. Lo ha
detto il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco,
nelle sue Considerazioni Finali, lette davanti ad un parterre
di banchieri, economisti, rappresentanti del mondo politico e
imprenditoriale, a Palazzo Koch in occasione dell'Assemblea
annuale. Visco ha sottolineato che ''strategie ambiziose
devono essere volte ad aumentare significativamente
l'efficienza dei processi produttivi e distributivi, a
valorizzare il contributo delle nuove tecnologie''. Alla fine
del 2011 erano abilitati a effettuare operazioni bancarie on
line 14,3 milioni di conti bancari intestati a famiglie e 1,7
intestati a imprese, valori pari rispettivamente a 5 e 3
volte quelli registrati dieci anni prima. Tra il 2001 e il
2008 il numero degli sportelli e' cresciuto di circa il 20% ;
successivamente ha registrato solo una modesta flessione, ha
evidenziato il governatore.
L'attivita' delle banche nell'allocazione delle risorse deve
trovare complemento in un piu' ampio sviluppo dei mercati dei
capitali. ''Per le imprese, ha poi detto, i bassi livelli di
patrimonializzazione e la stretta dipendenza dal credito
bancario quale fonte pressoche' unica di finanza esterna
rappresentano un elemento di fragilita' nel breve termine, un
freno alle potenzialita' di sviluppo. Per non poche aziende
le difficolta' di accesso al credito sperimentate dall'inizio
della crisi dipendono anche da strutture finanziarie non
equilibrate, con livelli di debito eccessivi''.
''Il capitale di rischio e' lo strumento idoneo per
finanziare l'innovazione'', ha rilevato ancora, e a questo
proposito ha anche ricordato che ''vanno nella giusta
direzione gli incentivi per aumentare le risorse patrimoniali
delle imprese contenuti nelle misure adottate dal Governo per
favorire la crescita.
Il rafforzamento della struttura finanziaria delle imprese
richiede cambiamenti anche nei rapporti con le banche''.
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