Creato da: MICHELEALESSANDRO il 15/07/2012
PREISTORIA UMANA E TRADIZIONALISMO INTEGRALE

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IL SONNO DI ADAMO

 

In effetti, è proprio il significato di una “caduta”, che, in questa fase, sembra assumere lo sprofondamento di Adamo nel sonno, quasi a rappresentare, secondo l’ottica cristiana, un primo segno di discontinuità rispetto al momento precedente; non a caso, Onorio da Ratisbona considera tale intorpidimento, più che da Dio (come indicato nel testo biblico) indotto dal diavolo “separatore”, ad ulteriore testimonianza, riteniamo, di come possano essere labili le distinzioni di ruolo nelle narrazioni dei tempi aurorali. Jakob Bohme considera infatti il sonno di Adamo già come un primo indebolimento della coscienza, antecedente a quello definitivo e legato al noto episodio della mela e del serpente, che implicherà la “Caduta dell’Uomo” e la perdita dell’Eden; accenni in questa stessa direzione si trovano anche in Leopold Ziegler ed in Mircea Eliade.  

Analogamente può essere considerato l’evento della divisione dell’Androgine in due metà distinte, citato nel Simposio di Platone e da Evola ricordato come una mutilazione punitiva e “depotenziante” dell’Uomo primordiale, che arrivava ad incutere paura agli stessi dei; vedremo secondo quali percorsi si arriverà, in definitiva, ad un nuovo significato della figura di Adamo rispetto a quello iniziale plasmato dalla polvere: intanto ci basti tener presente, come peraltro già sottolineato da diversi esegeti biblici, che Adamo effettivamente si “umanizza” nel momento in cui, dopo essersi ridestato dal sonno, conosce direttamente la dualità, l’alterità, ed è quindi grazie alla creazione della donna che egli si trasforma, da essere privo di genere, a uomo. E’ ora la stessa, intorpidita, condizione umana (con evidente riferimento al sonno fatto scendere su Adamo), a farne ormai un essere di questo mondo, sottoposto a tutte le condizioni proprie al nostro piano dell’esistenza.

Precedentemente avevamo accennato all’azione del Raja guna ed all’opera di “dinamizzazione” che questo esercita in ambito antropo-cosmico; Frithjof Schuon ricorda come ad esso vi corrisponda l’elemento passionale, che però costituisce anche uno dei maggiori ostacoli spirituali dell’uomo. Tuttavia, mentre la passione induce l’uomo a preferire il mondo a Dio, vi è un’altro ostacolo, l’orgoglio, che invece spinge ad anteporvi se stessi, fino addirittura ad ergersi contro di Lui, e chiaramente è ben più grave. Su quest’ultimo aspetto ritorneremo più avanti, ma intanto riteniamo utile ricordare anche la nota di Guenon che delinea, a nostro avviso, un’analoga distinzione tra luciferismo e satanismo: il primo non riconosce un’autorità superiore, mentre il secondo effettua un rovesciamento dei normali rapporti gerarchici e dell’ordine regolare.

Ciò posto, riteniamo quindi che un parallelo tra l’azione rajasica e l’avvento del sonno di Adamo possa essere calzante.  

In rapporto alla funzione demiurgica già analizzata alcuni post fa, è probabile che sussista una certa analogia con la fase primordiale in cui Lucifero, precipitando, portò alla creazione di tutto l’ampio ventaglio della materia, dall’Etere (corrispondente all’Adamo sottile) fino a quella più bassa e grossolana (che avevamo posto in relazione ai gruppi subumani). Adesso però è lecito supporre che il “campo di variazione” di quanto, analogamente, verrà alla luce, si estenderà tra limiti notevolmente più ristretti; ciò, sia perché il punto di partenza del movimento discendente è ora pur sempre costituito dall’Adamo sottile ed androginico, conforme all’immagine divina, sia perché, come già ricordato, in questa fase è presumibile ritenere relativamente contenuta l’influenza di Tamas. La separazione “precoce” del guna inferiore, trova infatti numerosi accenni in diversi autori: Evola ricorda le “potenzialità animali” che l’uomo delle origini avrebbe in qualche modo “lasciato dietro di sé”, mentre Guenon rimarca, in termini più generali, la predominanza di Tamas nel momento aurorale di ogni ciclo, come se rispondesse ad una certa logica cosmica la necessità di dare corso, prima di tutte le altre, alle più basse modalità di manifestazione, esaurendole così in larga misura. Sulla stessa linea, riteniamo, anche Mircea Eliade sottolinea come nei tempi primordiali le specie viventi generate da Urano si caratterizzavano per una certa fluidità e mostruosità.  

Nella sua nascita, quindi, l’umanità sembra andare ad occupare uno spazio geometricamente “orizzontale”, in conformità alla tendenza rajasica che infatti Guenon ci ricorda corrispondere proprio al “mondo dell’uomo” (manava loka), e che, come vedremo più avanti, predomina nettamente nella casta Kshatriya.

E, per continuare a ragionare in termini geometrici, è proprio il dato della “perifericità” che, in diverse fonti, trova una certa conferma come rappresentazione dell’ambito individuale posto in posizione decentrata rispetto al nucleo più interno e “principiale” dell’aggregato umano.

Guenon evidenzia infatti come nella visuale taoista, Yin, il femminile, si ponga all’esterno, mentre Yang, il maschile, all’interno; analogamente, Meister Eckhart segnala che al di fuori dell’intellettivo si trova il sensibile, al di fuori dello spirito c’è la carne, al di fuori del maschio c’è la femmina. Anche da Coomaraswamy vengono indicazioni similari, quando significativamente collega l’origine laterale di Eva da Adamo a quella del Budda nato dal fianco della madre, ponendo questa, a sua volta, in relazione alla comparsa dell’immagine antropomorfica; lo studioso indiano, inoltre, ricorda come il “Sé”, che nasce dal seno divino, corrisponda all’Uomo interiore e costituisca la Persona vera, sovra individuale, mentre quello che chiama Uomo esteriore – cioè l’aggregato psichico-fisico – nasce dalla donna. Rileviamo che qui l’esteriore corrisponde alla femmina interpretata nel suo senso più ampio, cioè l’insieme della manifestazione formale tutta, ma, a maggior ragione, l’analogia ci sembra valida anche secondo una lettura più ridotta, ovvero con il sottile inteso come “psichico” e posto all’interno, ed il puramente corporeo che si situa all’esterno.

In ogni caso, l’individualità esteriore di un essere umano (maschio o femmina) appare sempre di natura femminile rispetto all’interiore, che rappresenta la parte maschile del composto.

Infine, possiamo dire che anche in relazione alla parola ebraica tradotta con “costola”, dalla quale venne poi tratta Eva, sarebbero sviluppabili considerazioni analoghe, in quanto il termine è semanticamente abbastanza vago e può anche venire tradotto con “fianco” (p.es. di una montagna): siccome nella narrazione biblica Eva origina da una costola / fianco di Adamo, a questo punto ci sentiamo già di ipotizzare che ciò possa alludere alla nascita dell’umanità fisicizzata in una posizione cosmologicamente decentrata rispetto al suo Adamo, ovvero il principio sottile e più “interno”.

 

 

 

 
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