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(S)BILANCIO DI FINE ANNO


Ecco arrivato il nuovo anno, il tanto atteso 2009.. Già, perchè a sentire la maggior parte della gente, "il 2008 è stato un anno di merda, ma si sa, anno bisesto anno funesto!".. E così si autoconvincono che basti terminare un calendario ed iniziarne un altro perchè tutto -magicamente- si trasformi in meglio. Fosse così facile... Sarebbe un po' triste pero', perchè vorrebbe dire che siamo completamente in balia degli eventi, e che in base alla posizione astrologica, mitologica e vattelapescologica della Terra, saremmo costretti a subire in modo passivo e inellutabile ogni qulasiasi cosa accada, bella o brutta che sia. Ma -sempre secondo
gli stessi che non vedevano l'ora di cambiare il calendario- il fato tende ad essere bastardello, per cui "sicuramente ci riserverà delle brutte sorprese anche quest'anno.. ma speriamo sia meno peggio di quello passato!". A me a questo punto cadono simbolicamente le braccia, una alla volta, pesantemente, rotolando in mezzo alla strada e venendo travolte da un camion a rimorchio altamente inquinante. Poi mi riprendo dal positivismo appena udito e provo a dire la mia concentrandomi
su qualcosa di diverso dallo sguardo del mio interlocutore, perchè la sua espressione quasi sconvolta/schifata/incredula mi urta quel tanto che basta per far fare marcia indietro al camion a rimorchio per rispappolarmi quelle che io ho simbolicamente chiamato "braccia" ma che sarebbero degli organi sferici situati un po' piu' in basso.. Se fossimo costretti a subire cio' che accade, già deciso da non si sa chi nè dove nè perchè, la nostra Vita avrebbe un non-senso piu' che un senso, perchè saremmo delle marionette appese a dei fili e costrette a muoversi e comportarsi in modo non spontaneo ma dettato da qualcosa di superiore che -per quanto ci sforziamo- non possiamo cambiare. Questo discorso, piu' che essere frutto del pessimismo, credo sia
frutto di una non voglia di prendersi le proprie responsabilità. Si, perchè è moooolto piu' facile dire "tanto non ci posso fare niente" e crogiolarsi in un vittimismo cronico piuttosto che dire "io voglio fare qualcosa" e conseguentemente tirarsi su le maniche facendo delle scelte, correndo dei rischi, costruendo progetti concreti sui propri sogni e mettendosi veramente in gioco. " SII  TU IL CAMBIAMENTO CHE VUOI VEDER AVVENIRE. " Questo implica fatica e impegno, implica il fatto di puntare in alto ma di non arrivare sempre così in alto come si vorrebbe, implica avere una
stima di sè sufficientemente solida che ti fa dire "io posso" e che non ti fa bloccare davanti ai mille ostacoli che certamente incontrerai sulla tua strada, ma che non servono per insegnarti a cambiare strada ogni volta, bensì per imparare a saltare ancora piu' alto di come sapevi fare per superarli.. Non esiste una strada piana che porti sulla cima di una
montagna.. no, non esiste in nessuna parte del mondo.. Bisogna forzatamente percorrere almeno una strada irta per innalzarsi, e meno strade irte si percorrono, tanto piu' lo sarà quell'unica che si affronta. Il fatto è che mettersi in gioco vuol dire che se mi pongo un obiettivo e non riesco a raggiungerlo, so che in buona parte la "colpa" è mia, mentre è piu' facile vivere passivamente dando la colpa agli altri per cio' che fanno, cio' che sbagliano, cio' che
ti causano.. Ma cazzarola l'omissione è la maggior colpa! Il non provarci neanche, il non fare, il non sporcarsi le mani! Non basta stare seduti in disparte per esonerarsi dalle responsabilità del Mondo, come se il lavarsene le mani non fosse a sua volta un'azione o una scelta con tanto di conseguenze su se stessi e sugli altri! Se non hai fatto niente perchè quella cosa spiacevole sia accaduta, cosa hai fatto perchè non accadesse? E se la risposta è "nulla", allora come puoi pensare che un anno vada meglio di un altro? Sei tu che fai la differenza... Ci tengo a precisare che non dico queste cose perchè ho avuto un anno meraviglioso e allora me la prendo con chi ci sputa sopra. Faccio un esempio: toccando solo
l'ambito famigliare, nel 2008 mi sono morti entrambi i nonni materni e ho scoperto che mio nonno paterno è gravemente malato, ha subìto vari interventi e lo vedo spegnersi in modo tutt'altro che sereno. Questi eventi basterebbero per dire "che anno di merda", ma io non posso considerarlo tale, perchè nonostante la morte sia l'unica cosa alla quale non c'è rimedio, cio' non significa che essa non possa portare qualcosa di positivo nella nostra Vita. La morte dei miei nonni mi ha fatta avvicinare ancor piu' a mia mamma, mi ha dato l'opportunità di conoscere meglio (in bene o in male) delle persone che avevo sempre frequentato in determinati contesti felici, e che si sono rivelate l'opposto di cio' che credevo. Mi ha dato la possibilità di pregare in modo piu' intenso di come facevo ultimante, mi ha dato la possibilità di scoprire episodi della loro Vita che non conoscevo e che mi hanno
impartito una lezione.. La malattia di mio nonno mi ha e mi sta insegnando a mantenere la calma anche quando vorresti urlare e strapparti i capelli per il dolore, mi ha insegnato a costruirmi una corazza dura che prima non avevo, e che non mi ha indurito il cuore ma solo la voce, così che io riesca (spero) a portare conforto e coraggio laddove la voce trema già agli altri per il pianto, e pagherebbero con un loro polmone per avere un pugno di speranza.. Mi ha insegnato che la Vita non vale di meno solo perchè puo' far male.. Queste esperienze mi hanno insegnato altre migliaia di cose, ma avrebbero potuto non farlo. Se io mi fossi concentrata solo sulla mia sofferenza e su quella altrui, se mi fossi incazzata con Dio perchè ho visto mia
mamma piangere e perdere entrambi i genitori in meno di un mese, se continuassi a ripetermi che mio nonno è una persona stupenda e non si merita di fare questo calvario mentre tanti altri stronzi si, non imparerei nulla. Ma soprattutto, farei del male a me e a chi mi sta attorno. E arrivando alla fine dell'anno mi direi che forse in quello nuovo ci sarnno meno cose brutte. Il fatto è che le cose non sono mai brutte, ma i nostri occhi le vedono come tali. Le cose posso essere spiacevoli, dolorose, piacevoli, intense e tante altre cose, ma non brutte. Le cose e gli eventi sono cio' che noi le rendiamo, sono il modo in cui le viviamo. Le emozioni
fortunatamente ce le abbiamo tutti, ma dobbiamo educare queste emozioni a trasformarsi in azioni positive, così che tutto -morte compresa- diventi un'occasione di crescita, non di autodemolizione. E soprattutto, non concentriamoci solo su cio' che ci ha dato emozioni dolorose!
Sicuramente l'anno appena passato ci ha regalato tante giornate felici, che si tendono a "dimenticare" quando si fanno i famosi "bilanci di fine anno", come se la tristezza pesasse piu' dell'allegria.. Coehlo dice che "la nostra gioia è il nostro dolore senza maschera. E il pozzo da cui scaturisce il nostro riso è stato sovente riempito dalle nostre lacrime. Tanto piu' a fondo ci scava il dolore, tanta piu' gioia potremo contenere". Questa non è una visione masochistica della Vita, bensì un invito a ricordarsi che gioia e dolore fanno in ugual modo parte dei nostri giorni ma che dipende da noi se convirci o Viverli...