iHAVEaDREAM

VENTO


Stasera il vento picchia forte sulle persiane… scompiglia gli alberi, li prende per i capelli e li trascina qua e là, abbandonandoli tra strade desolate dove solo un lampione ha il coraggio di guardare.Le luci di Natale  altalenano inermi appese a fili invisibili, oscillando dall’alto sulla testa dei passanti incappottati con gli occhi pieni di freddo.Il vento è imprevedibile, come la vita. Lo segui con lo sguardo, immagini roteanti percorsi nell’aria, immagini la direzione della sua furiosa danza. Ma non ci azzecchi mai. Non puoi precederlo, e nemmeno seguirlo. Puoi solo lasciarti trasportare, in balia del nulla. Già..l’aria è nulla, eppure è tutto.. e ti accorgi che respiri grazie a qualcosa che nemmeno puoi vedere, che non puoi tenere in mano, che non puoi produrre né distruggere. Puoi distruggere te stesso ma lei no. Lei rimane. Quasi a ricordare che l’opportunità di vivere è per tutti. Sta lì sul bordo del marciapiede come un banchetto di limonata in cima ad una salita, d’estate. Ti disseti per ricominciare a camminare, e sai che camminando la sete tornerà, e la vita ti sembra così strana, talvolta assurda..Siamo in balìa di eventi che ci illudiamo di poter controllare, che possiamo tenere a bada, che possiamo far cessare quando vogliamo. Padroni del mondo, padroni di telecomandi che ci fanno dirigere qualsiasi cosa premendo un tasto. Con un tasto crei. Con un tasto distruggi. E tutta questa potenza ti fa illudere che controllerai ogni cosa nella tua vita, ma in realtà non controlli quasi un cazzo. Puoi reagire agli eventi, ma spesso non puoi evitarli.. il pianoforte ti piomba addosso dall’alto, mentre cammini sognando dove portarla a cena quella sera e quale vestito indossare per sentire che i suoi occhi sanno ancora scaldarti più di una coperta. E di colpo centinaia di chili di legno tenuti insieme da tasti neri e bianchi ti travolgono, fottendosene del fatto che stavi sognando, che stavi amando, che ci stavi credendo. Crolli al suolo, a pancia all’aria come qualsiasi animale morente, e la vedi. E’ affacciata al davanzale, lo stesso da cui il pianoforte è precipitato. E ti guarda sorridendo. D’altronde non è colpa sua se tu passavi da quelle parti proprio in quel momento. Non è colpa sua se cammini a testa china invece che guardare dove metti i sogni. E non riesci a muoverti, a evitare quel ghigno che fa più male del corpo sfondato. E chiedi a Dio di farti risorgere,perché anche se non te ne accorgi ci credi ancora che ti puoi rialzare, che potrai correre nuovamente anche se adesso hai le gambe spezzate. E chissà, magari proprio per inseguire con un pistola ad acqua quella stronza che adesso ti punta addosso una pistola vera. Gli chiedi di farti risorgere, oppure di farti morire del tutto. Perché il limbo dell’Amore è un luogo inesistente, perché esso è fatto di acqua calda o fredda, ma mai tiepida.Il vento stasera picchia forte sulle finestre, solleva la terra e te la lancia negli occhi per farteli chiudere, per farti riposare dall’inverno del cuore.  E attorno cerchi la tua sveglia sperando che suoni, sperando di svegliarti di botto e dirle “abbracciami, ho fatto un sogno di merda”. E il suo abbraccio frantuma il pianoforte prima che ti sfiori, e ricominci a volare.