Post n°1076 pubblicato il
19 Marzo 2012 da
ibisco9
Parlo del momento storico attuale, dato che sulla guerra e sulla pace ci sono migliaia di grandi scrittori come ad esempio Tostoy che ne hanno parlato ad abundantiam. Io vedo spesso accorati appelli per la guerra in Sudan, o in Libia, o in ognuno di quei paesi vittime del colonialismo durato secoli specialmente in Africa da parte dei nostri amabili antenati. I confini degli stati sono quelli che hanno tracciato i colonialisti col tiralinee, e la conseguenza la vediamo. Resta un fatto. Se noi europei, eredi di una splendida civiltà che ci ha portato a quello che siamo, abbiamo fatto due guerre spaventose che sono costate ottanta milioni di morti, come si fa a pensare che non sia normale nel continente africano, povero, sfruttato, politicamente a zero, non possano succedere conflitti locali? E' bello vedere che ci siano persone come me, che anno vissuto la guerra, pacifista convinto, che si diano da fare per cercare soluzioni atte a evitare situazioni violente, ma alla mia età ho l'impressione che non serva assolutamente a nulla. Noi siamo arrivati alla democrazia dopo secoli di guerre terribili, di rivoluzioni sanguinose, e non sappiamo ancora se la democrazia sia il meglio. Io penso di sì, ma molti non sono d'accordo. In ogni caso è utopistico esportarla altrove come stiamo facendo, portandola in paesi a struttura tribale. Con un pizzico di cinismo, che a volte non guasta, mi sembra che ognuno deve arrangiarsi in casa propria nel creare un progresso basato sulle tradizioni locali. Quando noi eravamo bifolchi nei grigi castelli medioevali, gli arabi hanno creato una splendente civiltà, e basta vedere l'Alhambra per capire. Inutile illudersi, l'Africa avrà un medioevo di sangue, e noi non potremo far nulla per impedirlo. L'esempio lampante attuale è la Libia, che ha tre milioni di abitanti, e non riusciamo a cavare un ragno dal buco, figuriamo quando esploderà la Nigeria, con cento milioni di abitanti in condizioni di estrema povertà. Cosa facciamo? Una guerra al mese? Mi rendo conto che quello che dico non sia molto popolare, ma mi sono stancato di fare il povero illuso. A mio avviso gli interventi nostrani sono accettabili solo su persone singole. La nigeriana salvata dalla lapidazione ci fa sentire buoni, ma quante altre migliaia di donne sono state lapidate? Si tratta di processi di massa che non possono in alcun modo essere influenzati da fuori. Le donne afgane le vedo ancora con il burka, dopo dieci anni di sangue. Forse sono troppo pessimista, ma attualmente la penso così, e non sono solo io, basta vedere "Viridiana" di Bunuel per capire cosa vado dicendo.
eugen
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