Filosofo da osteria

Non sono ubriaco, ma diversamente sobrio

 

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Dal buio verso la luce

Post n°1 pubblicato il 20 Novembre 2012 da ichbinnihil

L'alba, nella stagione fredda, si annuncia sempre uguale, il cielo rischiara e poi s'infiamma marcando la linea scura della nebbia che copre la pianura, i raggi del sole accarezzano le montagne e poi scendono a cercare le case degli uomini mentre a occidente un cielo freddo metallo accoglie le ultime stelle.

Abitando per lungo tempo sotto le montagne viene naturale alzare lo sguardo a cercare il cielo, viene naturale porsi di fronte a questi spettacoli con la domanda regina di ogni vita "ma che ci faccio qui?" .

Religioni, filosofie hanno sempre cercato di dare una risposta peraltro quasi sempre senza riuscirci perchè non esiste una sola risposta, ma tante quante sono le vite che alitano sulla terra, eppure una cosa in comune l'abbiamo tutti ed è la ricerca di qualcosa "altro", vorrei dire qualcosa oltre, ma forse ancora una volta sbaglierei subito direzione.

Nel momento in cui il primo ominide ha calmato i suoi istinti primari di sopravvivenza  è cambiata la sua storia, nel momento in cui  ha alzato lo sguardo verso il cielo  ed ha sentito il bisogno di rizzarsi sugli arti posteriori per guardare più lontano è cambiata la nostra storia.

La nostra storia, la storia dell'Uomo è una continua ricerca, un continuo procedere verso una soddisfazione dello spirito che passa anche attraverso l'appagamento di sensi che non si limiti solo al placarne la fame e la sete, ma diano anche emozioni.

Non ci accontentiamo di nutrirci, nel nostro concetto di mangiare c'è il piacere della scoperta dei sapori, non ci basta sentire, vogliamo musica, armonia, non è sufficente vedere, ma vogliamo cogliere la bellezza.

Nel profumo della pelle della mia donna percepisco il legame con lei, nel toccarla voglio sentire la morbidezza della sua pelle, la dolce consistenza della carne, non mi accontento di percepire la sua presenza fisica, ho bisogno di sentire qualcosa che va al di là di lei e del noi.

Tutti sappiamo cosa vuole dire quando non si percepisce quel "qualcos'altro"

Religioni e discipline filosofiche hanno spesso condannato questa contaminazione dello spirito con la carne ritenendo che la purezza, l'intima essenza sia ciò che rimane dopo che la carne ha smesso di farsi sentire eppure credo che se il mondo è a colori ci deve essere un motivo, se il sole non si limita a sorgere e tramontare ma ci regala emozioni, se guardando la luna in una notte d'estate ci sentiamo illanguidire non può essere solo frutto di fenomeni fisici e chimici, ma debba esserci qualcosa di più, qualcosa che vada al di là del tangibile.

Io, mi sento un IO , completo, fatto della mia carne, le mie pulsioni le mie passioni, in cui alberga uno spirito che a sua volta ha delle pulsioni e passioni, che spesso ha fame e sete di vedere, conoscere, capire.

Entrambe queste mie componenti VIVONO, (e non ci sarebbe altro termine per indicare quell'insieme di azioni, scelte, errori, successi e fallimenti che caratterizza la vita di ogni uomo), ma sono anche inscindibili.

Il nostro vivere, acquistare consapevolezza è un cammino personale, ma è anche immerso nel percorso di altri come noi, di tutti gli altri esseri viventi, io non sono un entità a se stante, ma sono cellula, parte di un organsmo molto più complesso.

Non potrei essere qui oggi a scrivere, a riflettere se dovessi occuparmi di procurarmi il cibo, di ripararmi dal freddo ed ovviamente avessi il problema di non riuscire ad accudire a quanti mi sono stati affidati, per questo se esiste un fine ultimo a cui tutti tendiamo , ognuno a suo modo, con il suo passo e le sue capacità, ognuno per se, abbiamo anche il compito e l'obbligo di aiutare gli altri a fare la propria strada.

Da questo lato la società moderna ha fallito, ha riempito la vita di un materialismo senza anima, di oggetti che non hanno un'intrinseca bellezza, che non danno emozione, ma sono solo funzionali ed efficaci allo scopo per cui sono state ideate, un po' come i palazzoni del dopoguerra che oggi stonano con il nostro concetto di grazia ed armonia.

Eppure, per conservare questi oggetti, per poterceli procurare e mantenere abbiamo fatto in modo che gli oggetti stessi acquistassero un valore che va oltre , molto oltre i loro componenti.

Che senso ha che un appartamento costi centinaia di migliaia di euro? Non si pone forse un'asticella a demarcare chi può e chi non può permetterselo?

Che senso ha che il fare la spesa mi svuoti ogni volta il portafoglio? Mi si dice che il costo del venduto deve coprire i costi dell'invenduto e di ciò che va gettato.

E' una legge commerciale, ma di fronte alla miseria ed ai mendicanti che affollano le nostre città non ha alcun senso e mi parla solo di una mancata pianificazione.

Non c'è il senso di un cammino comune condiviso, di una liberazione universale, non stiamo crescendo ed infatti non esistono più i filosofi, ma solo i sociologi che ci spiegano o almeno tentano di farlo, perchè siamo sempre insoddisfatti e perchè ciò che ci è intorno stia diventando sempre più brutto suscitando spesso emozioni negative e , peggio, a comando.

In questa mattina fredda, mentre il sole non è ancora arrivato a riscaldare le mie dita mi guardo intorno e non sono per niente soddisfatto di ciò che vedo.


Alex

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