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« Dal buio verso la luceMa a Dio piacciono le donne? »

Eden

Post n°2 pubblicato il 21 Novembre 2012 da ichbinnihil

Non sai di appartenere ad un luogo fino a che non impari a conoscerlo in profondità, fino a che la luce non attraversa tutto il suo spettro e lo colora di tutte le tinte contenute nei pastelli di un bambino e tu sai riconoscerle ad una una , sai distinguerne i cambiamenti lungo le ore del giorno

Ritornavo a casa questa sera passeggiando lungo la sponda del Tresinaro, il sole tramontava e la luce radente allungava le ombre. In Piemonte non succede, il sole si caccia in fretta dietro le montagne e non hai l'impressione di essere il punto separatore tra la luce  e le ombre, qui invece la pianura che si allarga tutto intorno si colora nel tramonto ed i colori assumono tinte calde che puntano all'arancione, improvvisamente un airone si è levato in volo proprio davanti a me sfiorando quasi l'acqua del rio, immediatamente seguito da un altro, forse la compagna. Immerso in quella pace , bagnato di quella luce ho avuto uno di quei momenti di profonda appartenenza, uno di quegli attimi di consapevolezza in cui senti di riuscire ad abbracciare il tutto, a capire il mistero del mondo il suo scopo,ciò che i greci  chiamano Telos.
Nell'armonia di quell'istante, seguendo il volo di due aironi, sono stato parte del sogno di Dio, del suo progetto , della sua idea.

Ci hanno detto che nella Genesi c'è scritto che Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, poi lo ha messo nel giardino dell'Eden e gli ha dato una compagna,
Quindi si è rivolto a loro e benedicendoli ha detto "Siate fecondi e moltiplicatevi,  riempite la terra; soggiogatela  e dominate  sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra". (Gn 1,28)

Su questa frase si è sempre basata la visione antropocentrica dell'universo il credere, quasi il pretendere che l'universo sia stato creato in funzione dell'uomo, al suo servizio ed egli ne possa disporre in piena libertà, senza alcun obbligo, proprio come il padrone dispone delle sue proprietà.

Sono quelle due parole "soggiogatela" e "dominate" ad aver costituito per millenni il perno attorno a cui si è sviluppato un pensiero che non ha rivelato tutto il suo potenziale distruttivo fino a che l'evoluzione, il progresso dell'uomo non ha iniziato davvero ad interferire nell'equilibrio naturale incamminandosi verso il punto di non ritorno.

Il verbo "kavash", tradotto semplicisticamente con "soggiogare", ha in realtà un etimo più complesso, significa possedere la terra, coltivandola e custodendola, avendone cura in un rapporto armonico ed è infatti ciò che vedo, i campi coltivati, i fossi che portano acqua e vita, i papaveri che crescono lungo il bordo, gli alberi. L'uomo ha saputo aver cura della terra nei tempi passati e ne è stato ricambiato.
Il termine "radah", solitamente tradotto con dominare, significa effettivamente regnare, ma non come il dittatore a cui tutto è dovuto, piuttosto come il pastore che ha cura del suo gregge, ancora una volta ne ha cura, lo governa tenendo in considerazione le esigenze di tutti perchè solo dal rispetto globale si può custodire e vivere lo shalom: la pace.

Dio ci ha dunque dato un mondo ed un disegno, ci ha creato un luogo in cui la vita fosse armonia e gioia.
Non è vero che nell' Eden non ci fosse il lavoro, anzi proprio nella genesi si legge ancora  "E dio pose l'uomo nel giardino dell'Eden perchè lo coltivasse e lo custodisse" (Gn 2,15) nei due verbi Coltivare (avad) e custodire (shamar), c'è il senso del lavoro che è però pacifico.
Da coltivare deriva culto, onorare la divinità ed il verbo "avad" in un certo senso significa anche servire , lavorando come una preghiera, prendendosi cura di ciò che è stato affidato, cercando di renderlo migliore.

Che differenza con l'idea disarmonica del lavoro di oggi che appare più come una bestemmia che come una preghiera.
Oggi il lavoro non è più il mezzo con cui ci si mette al servizio della comunità, non è la via all'armonia nella vita e con la vita, ma è stress, dolore, rinuncia, fatica spesso inutile perchè bruciata nella ricerca di una felicità apparente, una felicità che si crede di poter conquistare con il possedere, con l'acquistare.
La musica è ordine, il rumore disordine ed oggi viviamo nel disordine assordante delle città delle fabbriche.
L'uomo si è messo al centro del creato, ha pensato di poter essere il direttore d'orchestra, ma ha sbagliato spartito, non conosceva la sinfonia, si è messo a cantare da solo senza capire di essere solo una voce nel coro.

Ed in tutto questo è ovvio che Dio scompare e si cerca di rimpiazzarlo in tutti i modi.
Da tempo sono convinto che Dio sia  musica, bellezza, vibrazione che genera armonia, da tempo sono convinto che Dio esista, ma non sia quello del catechismo, non interviene direttamente nella vita di ogni creatura decidendone la sorte e neppure è indifferente. Dio è nel cammino che si fa ogni giorno quando cerchiamo di ritornare nell'Eden.

 
 
 
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Un blog di: ichbinnihil
Data di creazione: 20/11/2012
 

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