A che cosa ci servono questi due super-aerei dei quali, secondo
quanto scrive Il Fatto quotidiano, sono stati prodotti in 15 anni
appena 200 esemplari, in buona misura adoperati per trasportare,
con tutti i lussi, capi di Stato e dignitari vari?
Ci servono, parola del ministro ammiraglio Di Paola, per fare la
guerra elettronica.
Cosa significhi non lo sa nessuno ma ci deve bastare, perché
al ministro non piace che le informazioni circolino troppo.
La sua visione della democrazia è che meno cose si sanno
meglio è.
Infatti persino il prezzo dei due gioiellini volanti lo si ricava andando
a leggere i comunicati di chi ce li vende, l’industria aerospaziale
israeliana perché, nel comunicato del ministero della Difesa italiana,
a quel prezzo non si fa proprio cenno.
Si vede che al ministro sembrava poco patriottico
parlare di soldi quando c’è di mezzo addirittura la guerra
elettronica.
Ora, però, qualcosa in più dovrà dirla per forza. L’Italia dei Valori ha
già presentato una interrogazione e ci aspettiamo una risposta
esaustiva, tale da spiegare perché si possono lasciare senza un
soldo gli esodati e perché, invece, alle armi ultramoderne proprio non
possiamo rinunciare.
Non parlo solo di questi due aerei. E’ vero che il governo Monti ha portato
da 131 a 90 l’ordinazione degli aerei da guerra F35 Lockheed Martin,
i più costosi del mondo, ordinati, prima di essere nominato ministro,
proprio dall’ammiraglio Di Paola.
Ma anche così si tratta di una spesa di ben 12 miliardi di euro,
del tutto inspiegabile e inspiegata.
Soprattutto in un momento in cui si tagliano risorse
preziose per scuola pubblica, sanità e
occupazione.
Rinunciando a 10 caccia bombardieri si sarebbero potuti
salvare 18 mila posti letto in ospedale.
Inoltre il costo di un solo F-35 equivale a 387 asili nido, oppure
alla messa in sicurezza di 258 scuole o alla copertura di
un’indennità di disoccupazione per 17.200 lavoratori precari.
Ma all’ammiraglio-ministro, primo militare a ricoprire l’incarico di ministro
della Difesa nella storia repubblicana, questi conti non piacciono e la
sola idea di dare spiegazioni al Parlamento e ai cittadini gli fa
venire l’orticaria.
Infatti ha presentato al Senato un progetto di riforma delle forze armate
che, invece di dire cosa vuole fare, si limita a dare al governo, cioè a se
stesso, carta bianca.
Tra le poche cose che si sanno di questa riforma c’è che, dopo i tagli
previsti nell’ordine di 30mila militari su 180mila e 10mila civili su 30mila,
l’equilibrio tra personale civile e militare sarà tra i più sbilanciati del mondo
a favore del personale in divisa. Che, tra l’altro, costa circa il doppio di
quello in abiti civili".
Meditate, gente, mediatate.
Francoleober