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GIANFRANCO FINI: UN UOMO RIDICOLO?

Post n°226 pubblicato il 22 Aprile 2010 da hagerstrom
 

E' assurto agli onori della cronaca politica nazionale, negli ultimi giorni, il contrasto tra il leader del cosiddetto "Popolo della Libertà", nonché Presidente p.t. del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, il Dott. Silvio Berlusconi, laureato in giurisprudenza nel 1961 con una tesi in Diritto Industriale sulla pubblicità, e il Presidente della Camera dei Deputati della medesima Repubblica, Gianfranco Fini, ex di Daniela Di Sotto e attualmente legato all'Avv. Elisabetta Tulliani.

E' opportuno esaminare un po' da vicino il "dissenso" che Fini ha manifestato nei confronti del lìder maximo del "Popolo della Libertà", esaminando alcune delle sue esternazioni in questi ultimi giorni.

E' stato riportato da più quotidiani che Fini, ad esempio, incontrando i suoi seguaci in preparazione della "Direzione Nazionale" del PDL in data odierna, avrebbe tra l'altro stigmatizzato la recente e notoria uscita di Berlusconi sul giornalista e scrittore Roberto Saviano e sulla sua opera "Gomorra". Vediamo un po': si tratta indubbiamente di una delle innumerevoli fesserie che dice Berlusconi, una delle tante che suscita l'indignazione delle persone oneste e di buonsenso, dal momento che Saviano, con i suoi scritti, non fa che riflettere una realtà che non può essere negata e certo a nulla vale l'uso puerile della statistica da parte di Berlusconi, dal momento che il fatto che la criminalità organizzata italiana sia soltanto la sesta al mondo (questo pare abbia richiamato il "Premier" nella sua tirata d'orecchie a Saviano; ed è comunque un'ottima posizione) nulla toglie al potere e alla temibilità della camorra e di altre organizzazioni criminali italiane.

Peraltro, l'uscita di Berlusconi su Saviano lascia il tempo che trova: se anche, per ipotesi, Saviano dovesse "rompere" con la Mondadori, casa editrice berlusconiana, non faticherebbe affatto a trovare altri editori, che sarebbero ben contenti di averlo come loro autore, e continuerebbe a vendere, avendo ormai raggiunto una fama internazionale.

Secondo punto. Durante il suo intervento alla odierna riunione della "Direzione Nazionale" del PDL, Gianfranco Fini ha attaccato Berlusconi sulla questione della "prescrizione breve" (in realtà nota come "processo breve"), sostenendo che si tratta di una riforma incongrua e irrazionale, perché manderebbe in fumo centinaia migliaia di processi.

Riflettiamo un momento: il disegno di legge sul "processo breve" è al momento arenato, avendo Berlusconi sopperito alle sue necessità con il "legittimo impedimento"; il "processo breve" non è più una questione all'ordine del giorno della politica, né probabilmente lo diverrà di nuovo. E' certamente servito a Berlusconi come "spada di Damocle" per far accettare altri e meno "invasivi" provvedimenti che comunque lo "salvaguardassero", come appunto il legittimo impedimento, ma, al momento, è legittimo supporre che a Berlusconi del "processo breve" non freghi più di tanto, anzi non freghi più nulla.

Quindi, nei due esempi che abbiamo fatto, Fini si è soffermato su questioni in realtà prive di rilevanza: uno dei tanti flatus vocis berlusconiani (Saviano che fa cattiva pubblicità all'Italia) e un progetto in materia di giustizia che non è più nell'agenda della politica e dell'attività parlamentare.

A quanto pare, Fini non si è invece intrattenuto su questioni di ben altra rilevanza.

Ad esempio: la demenziale "riforma" delle intercettazioni, che, ponendo una serie nutritissima di limiti e di paletti, di fatto castra questo importantissimo strumento d'indagine. Molteplici sono i profili sotto i quali è stata contestata l'irragionevolezza di questo disegno di legge, di recente addirittura accentuata da alcuni emendamenti. E non basta "l'intralcio alla giustizia": ci si mette anche il bavaglio all'informazione, con la previsione di sanzioni penali carcerarie e pecuniarie per chi pubblichi le intercettazioni prima del dibattimento. Si tratta di un grave colpo alla libertà d'informazione, al diritto d'informare e di essere informati.

Chiediamoci: Gianfranco Fini ha aperto bocca sulla questione della riforma delle intercettazioni, così come ha fatto per la fesseria di Berlusconi su Saviano e su "Gomorra" e per un "processo breve" di cui, ora come ora, non fotte più nulla a nessuno?

Pare di no. E non vale opporre il riferimento al "finiano" o alla "finiana" che hanno frenato il corso della "riforma" delle intercettazioni in sede di Commissione parlamentare: quello che qui interessa è proprio la mancanza di dichiarazioni pubbliche, nette, inequivoche su questi punti da parte di Fini.

Nel suo discorso alla Direzione Nazionale del PDL, pare che Fini abbia evocato l'abolizione della province, che i leghisti non vogliono perché toglierebbe di mezzo un serbatoio di posti da devolvere, al Nord, agli emergenti della casta locale.

Ora, l'orientamento contrario all'abolizione delle province esiste ed è solido anche nel centrosinistra, perché sono tante anche le province "di sinistra".

Di conseguenza, Fini sa bene che l'abolizione delle province ha tutte le chances di non passare.

Perché, invece, Fini non prende posizione in modo netto, chiaro e inequivoco sulla legge elettorale attuale (peraltro votata anche da AN quando fu  varata), che non prevede preferenze e che consente la "nomina" dei parlamentari direttamente da parte di chi ha potere sulla lista, cioè da parte del capo carismatico o delle oligarchie partitiche?

Quindi, Fini alimenta la sua polemica con riferimento a tematiche che non sono affatto quelle attualmente e veramente d'interesse, mentre tace su punti della massima rilevanza, assai cari al Capo del PDL, come le intercettazioni e  la legge elettorale.

Adesso che si è scoperto dove ha portato la svolta della "fusione" tra AN e Forza Italia nel "Popolo della Libertà", e cioè al 161-11 di oggi a sfavore di Fini nella "Direzione Nazionale", è lecito dubitare anche della lungimiranza e della furbizia di Fini.

Fini incentra le sue critiche su vicende e aspetti privi di attuale rilevanza e si guarda bene dal sollevarle con riguardo a tematiche di effettivo e attuale interesse per l'attuale Presidente del Consiglio. Inoltre, "cofondando" il PDL egli di fatto ha svenduto il suo partito (AN) al PDL e ora lui, ex leader incontrastato di AN, si ritrova con undici persone al seguito nella Direzione Nazionale del PDL, circa il 6%.

Senz'altro un bel risultato.

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Commenti al Post:
ercole.etrusco
ercole.etrusco il 24/04/10 alle 01:48 via WEB
ERCOLE.ERCOLE11@LIBERO.IT Egr. on. Gianfranco Fini, pur non aderendo alle Sue convinzioni elinee politiche, essendo simpatizzante ed elettore del Centro Sinistra, credo giusto e doveroso darle atto,( democraticamente,cavallerescamente ed onestamente), che in questi giorni Ella ha dato prova di essere un uomo amante della libertà, della autonomia politica e del rigore intellettuale, avendo dato inizio, (finalmente), ad una nuova stagione di serietà nella vita pubblica del nostro Paese. Nel confronto con quello che è divenuto, sgangheratamente, un suo antagonista le risulta ampiamente essere il vincitore morale, anche se i numeri non sembrano darle il primato. Ma credo lo stesso che Ella abbia reso un servizio alla Politica, innalzandone di molto il livello. Le auguro di avere, insieme a quei Parlamentari che vorranno seguirla, il successo che meritato ed il giusto riconoscimento da parte di quella parte del popolo Italiano che condivide i Vostri Ideali. … Un saluto cordiale, … Ercole Etrusco.
 
ercole.etrusco
ercole.etrusco il 24/04/10 alle 01:49 via WEB
ERCOLE.ERCOLE11@LIBERO.IT Sig. Silvio Berlusconi, nel rivolgermi a Lei, ometto preamboli od espressioni di riverenza, che Lei non merita in nessuna misura. Comprenderà quindi che non la penso come Lei e che non la stimo, né nella Sua azione politica, né nella condotta delle sue attività economiche e commerciali, né tantomeno in quella morale e personale. Sono invece interessato a farle sapere che nella contesa con l’On. Gianfranco Fini, Lei è ampiamente il perdente, sia sul piano morale, sia su quello politico. L’On Fini le ha dato una grande lezione di dignità, di interpretazione della dialettica e della sapienza politica, oltre che di deontologia comportamentale nella sfera delle cariche dello Stato e delle Istituzioni. Se c’è qualcuno che se ne deve andare, non è certamente l’On. Fini.che ha titolo e rappresentanza per restare a svolgere i compiti istituzionali e politici, che ha condotto con serietà e rispetto delle Istituzioni Pubbliche. E’ molto meglio che se ne vada Lei, che ha infangato ed insultato ripetutamente tutto quello che ha toccato, con le parole e con i fatti. Lei è molto ricco, nel senso che è detentore di grandi ricchezze economiche di dubbia e legittima provenienza, costituite con scarsissimo rispetto delle norme e regole della nostra Nazione: ma non è lo stesso un “signore”. Anzi, la considero un “Pover Uomo”. E non si vanti dei numeri che ha spuntato in queste ore all’interno del suo partito, ( non si potrebbe nemmeno chiamare tale): C’è un grande olezzo ti teste comprate, a suon di soldi, ( per lei è niente, …. Se ne “procura” poi tanti altri, con le proprie facilitazioni ed imbrogli), o di poltrone, o di altre regalie di vario tipo. … Un saluto anche alle sue cortigiane, prostitute, escort, veline e quagliette varie, delle quali Lei ama tanto circondarsi. … Non me ne voglia, … e si consoli, ..almeno quello: … Ercole.Etrusco
 
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