Creato da ilaedo il 12/03/2012

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Il primo caffè

Post n°38 pubblicato il 16 Settembre 2018 da ilaedo
 
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Prendo il primo caffè del mattino, guardo fuori dalla finestra e vedo la città dove sono nato, cresciuto e dove tuttora vivo e penso quanto era bella e vivibile. La gioventù passata al lido azzurro, le serate con Tonino d’Ischia e altri gruppi locali ad allietarle. Gente che ricordo venivano dal Vomero per le serate con grandi cantanti. Qualche pastificio ancora a ricordare la nobile arte della pasta di cui Torre era capofila, le grandi e piccole officine che lavoravano a pieno ritmo, gli scavi Oplontini a ricordare il passato, le terme, i nomi di illustri uomini torresi ricordati dai nomi alle strade, dalle lapidi al cimitero, avevamo un distaccamento del VV.FF, l’INPS, l’Ospedale, etc… insomma vedevi una città laboriosa, una città che aveva qualcosa da mettere in mostra, da raccontare del suo passato, dell’allora presente e poi…e poi man mano questi pezzi uno per volta è stato lasciato andare via e sono stati permessi altri insediamenti, le cisterne dei veleni sempre di più al porto alimentate da liquidi cancerogeni che ci arrivano da chissà dove, da dove nessuno li vuole a casa propria, ora sento parlare di stoccaggio di rifiuti, altre cose che nessuno vuole a casa propria che probabilmente saranno imbarcati su altre navi grigie per chissà quali destinazioni. Intanto alzi lo sguardo e vedi il porto di Castellammare che ospita yacht transoceanici, panfili e tante bellissime barche da diporto. A Torre la sera scende il coprifuoco, tutti a casa o nelle città vicine che pullulano di negozi luccicanti, bar aperti dove si continua a vivere fino a tardi. E non credo che sia colpa dei nostri “politici”, non li credo capaci di produrre tutto questo, non per il bene per la loro città ma per incapacità anche a saper distruggere. E mi riferisco a quelli di sinistra, di destra e di centro, nessun sussulto e se mai qualcuno avesse dato un flebile segnale, subito messo a tacere. Lo dimostra il fatto, fateci caso sfogliando i giornali, solo ad accapigliarsi per un posto in giunta, per espropriare gli eletti, per cacciare il sindaco, visto solo in campagna elettorale, altrimenti nemmeno lo conoscerei, eppure sono spesso per strada. Proprio per questa loro incapacità comunque a fare qualcosa nel bene e nel male ho sempre pensato che la cosa non mi tornava, ho sempre pensato a “ordini superiori”, Torre deve morire facendo anche, se possibile, scomparire dalle carte geografiche il suo nome mentre chi passa sentirà il lezzo dell’immondizia stoccata e dei vapori cancerogeni che esaleranno dalle cisterne. Nei libri scriveranno qui esisteva una ridente cittadina dagli illustri passati, poi caduta in disgrazia. E vorrei, per non trascurare un altro aspetto negativo di Torre, ricordare a tutti, me compreso, la totale mancanza di senso civico e di amor proprio verso la città che fa parte del DNA dei torresi che risuona un po’ così…. “che teng’a verè” che la dice proprio tutta.

Alfredo Maiolino

 
 
 

Le magliette rosse, le magliette dell’ipocrisia e niente più!

Post n°37 pubblicato il 09 Luglio 2018 da ilaedo
 

 

La mancanza di senso dell’accoglienza nel nostro paese è stata definita “emorragia di umanità che è in corso…”. E ancora “l’emigrazione non è reato, ma speranza”…e io mi/vi chiedo speranza di che o in che cosa?!?

Il vento politico che tira suscita portando con se sentimenti diversi, ora pro, ora contro con manifestazioni e lacrime per far credere di voler cambiare le cose.

Gli africani devono stare a casa loro, vivere i loro territori, le loro culture, le loro religioni, i loro credi, continuare le loro storie.

Basta sradicarli dai loro ambienti impoverendo quei territori della prima linfa vitale, l’essere umano che ci sta sopra.

Basta portare  a casa nostra, in Europa quei giovanottoni con cellulari e cuffie per la musica che per la maggior parte hanno forza e braccia per poter fare a casa loro.

Chi avrebbe realmente bisogno di essere aiutato lo vediamo solo nei documentari, affamato, stremato, in fin di vita che non abbiamo mai visto scendere dai barconi tranne qualche raro caso.

Strumenti e tecnologie per coltivare deserti, per sviluppare diversi settori di questa parte del mondo oggi potrebbero stare pure lì. Questo è quello che se avessimo realmente a cuore quella gente si sarebbe potuto e dovuto fare ma non si è fatto, né si farà. NO, questo no!

Convogli “umanitari” portano farina, riso, altri alimenti ma non i semi. I semi mai!

E così si promette l’eldorado ai più forti, a quelli che se lo possono permettere per poi schiavizzarli a casa nostra. Si, schiavizzarli come succede nella moltitudine dei casi favorendo caporalato e manodopera a basto costo.

Il mondo di sopra intanto sta lì a casa loro a trivellare e saccheggiare materie prime e di valore col consenso di piccoli gruppi di potere che fanno il bello e cattivo tempo.

Invece di fare manifestazioni, una tantum, si incominci a ragionare seriamente su come aiutarli a casa loro evitando di snaturare un tessuto sociale, costringendo quelli che arrivano a una vita che non è la loro in mezzo a noi.

Andate a spiegare a chi vive in macchina con la famiglia, a chi ha perso il posto di lavoro, a chi non ha mai avuto un reddito per sopravvivere, a chi si suicida che nella sua terra ad altri perché immigrati si da da mangiare, dormire, qualche soldo e il cellulare….Su, andateglielo a spiegare!!!

Magliette rosse, fate un bell’esame di coscienza, non spalleggiate più le lobby che sono lì, dimostrate di voler realmente fare qualcosa per loro…o rimarrete solo ipocriti e niente più!

 
 
 

“M5S stretta sugli eletti per fermare l’incubo della fuga a destra”

Post n°36 pubblicato il 10 Marzo 2018 da ilaedo
 

Prendo in prestito alcune parole dell’articolo di Luca De Carolis su Ilfattoquotidiano di mercoledì 7 marzo 2018

“M5S stretta sugli eletti per fermare l’incubo della fuga a destra”

“Però nell’attesa il M5S che è di tutto un po’ deve guardarsi in casa propria” – “Perché ora il timore è quello che il centro-destra provi a imbarcare alcuni degli eletti a 5Stelle, un esercito di 333 persone. E la prima urgenza allora è controllare deputati e senatori, soprattutto al Sud, granaio dei voti a 5Stelle. Così è già scattato il controllo incrociato sui nomi a rischio.” – “Mentre c’è fretta di soppesare i nuovi eletti, per blindarli da offerte esterne.” – “Mentre sta partendo il lavoro di controllo sui nomi”.

Un articolo che mi rimanda alla mente le modalità utilizzate per selezionare i nomi già ancora prima delle parlamentarie. Già perché ancor prima di queste è stata fatta a ragione o torto una scrematura; infatti in molti si sono visti negare la possibilità di partecipare anche avendone titolo e altri che non avendone, sono stati inseriti. Non risulta che sia stata data una spiegazione sul perché, capita spesso, se non sempre di non avere risposte. Mentre si festeggiava il nuovo anno in fretta e furia siamo stati costretti a una maratona per convertire l’iscrizione dal blog di Beppe Grillo al Movimentocinquestelle e contestualmente presentare eventuale candidatura. Che tutti ne sapessero quanto me, cioè niente ne dubito! Quel che è successo un attimo dopo è rimasto un mistero. Silenzi, silenzi e poi sono spuntati i nomi per le parlamentarie, diversi dei quali dal nulla. Gente mai vista in riunioni, né ai gazebi.

Da quel che si è capito tutto il lavoro dei meetup, strutture portanti che hanno permesso questa crescita esponenziale del Movimento è stato messo da parte. Il portavoce numero uno chiaramente non potendo controllare tutto si è dovuto fidare dei capetti sui territori. Capetti che, da quel che si è visto, hanno avuto un ruolo importante e probabilmente più umorale che tecnico e forse anche dettato da simpatie o antipatie personali. La politica, nonostante tutto è una cosa seria e chi la deve fare non può essere decisa in un modo che oserei definire pericoloso. E’ osceno pensare che sia possibile che neo-eletti si debbano controllare, che si debba blindarli, che ci possono essere pericoli di migrazione in altri partiti; vuol dire che esistono eletti che del Movimento incarnano niente!

Ma chi abbiamo eletto nelle parlamentarie e poi nel segreto delle urne? Nel primo caso potevamo scegliere da quelli in lista; nel secondo caso, peggio ancora – ma questo era il sistema elettorale – chi ha votato sul simbolo ha votato anche i nomi, spesso tappandosi il naso.

Questa repentina conversione dell’uno vale uno in una struttura piramidale che della politica dal basso ne è rimasto solo un vago ricordo riducendo i meetup a meri serbatoi di voti non credo che sia stato tanto digerito nonostante gli eccellenti risultati elettorali. Spero che sia fatta una seria riflessione, basta poco per mandare tutto in rovina. Cullarsi sugli allori potrebbe essere pericoloso. Alfredo Maiolino

 
 
 

Pensione a 67 anni per tutti…è giusto?

Post n°35 pubblicato il 04 Novembre 2017 da ilaedo
 
Foto di ilaedo

L’aumento dell’aspettativa di vita per la legge Fornero fa scattare periodicamente un innalzamento automatico dell’età in cui si potrà andare in pensione. L’aspettativa di vita secondo il Rapporto Osservatorio Salute 2015 evidenzia come questo dato è diverso da Regione e Regione.

Un esempio è dato dall’osservazione di due importanti  Regioni del Sud. Oggi i cittadini di Campania e Sicilia hanno un’aspettativa di quattro anni in meno di vita rispetto a chi vive nelle Marche o in Trentino.

Quindi i piani di uscita dal lavoro dovrebbero tener conto di questo e modularne le date in modo da mettere sullo stesso piano tutti gli italiani – se siamo ancora un unico paese e vogliamo essere trattati tutti allo stesso modo. Fare dell’erba tutto un fascio penalizza una parte della popolazione per cui a parità di versamenti dei contributi ai fini pensionistici i benefici – si capisce – sono diversi a seconda della Regione in cui si vive e si lavora.

Riporto i dati relativi alla CAMPANIA E AL TRENTINO A LTO ADIGE PER FAR MEGLIO CAPIRE.

CAMPANIA

La speranza di vita alla nascita, nel 2015 (dati provvisori), è pari a 78,3 anni per gli uomini ed a 82,9 anni per le donne (valore nazionale: uomini 80,1 anni e donne 84,7 anni), valori minimi tra le regioni italiane. Evidente è il vantaggio femminile in termini di sopravvivenza, ma il divario continua a ridursi pur risultando ancora consistente (+4,6 anni) a favore delle donne. Nel periodo 2002-2015, si osserva, per il genere maschile, un trend in aumento (+2,4 anni), con andamento simile a quello nazionale, ma con valori nettamente inferiori. Anche per il genere femminile si osserva un trend in aumento (+1,5 anni) ed i valori sono tutti inferiori rispetto ai valori Italia. A livello nazionale, inoltre, l’incremento nel periodo temporale considerato è stato pari a +2,9 anni per gli uomini e +1,7 anni per le donne. È da evidenziare come nel 2015 si registrino valori in diminuzione per entrambi i generi, sia a livello regionale che nazionale (in Italia il valore del 2015 risulta essere il primo valore in diminuzione dal 2002 per gli uomini e dal 2005 per le donne).

TRENTINO ALTO ADIGE

La speranza di vita alla nascita, nel 2015 (dati provvisori), è pari a 80,9 anni per gli uomini ed a 85,6 anni per le donne (valore nazionale: uomini 80,1 anni e donne 84,7 anni). Evidente è il vantaggio femminile in termini di sopravvivenza, ma il divario continua a ridursi pur risultando ancora consistente (+4,7 anni) a favore delle donne. Nel periodo 2002-2015, si osserva, per il genere maschile, un trend in aumento (+3,1 anni), non costante e con valori tutti superiori al dato nazionale. Anche per il genere femminile si osserva un trend in aumento (+1,5 anni), altalenante e con valori maggiori rispetto ai valori italiani. È da evidenziare come nel 2015, a livello nazionale, si registrino valori in diminuzione per entrambi i generi (in Italia il valore del 2015 risulta essere il primo valore in diminuzione dal 2002 per gli uomini e dal 2005 per le donne). Nella PA di Bolzano, solo per il genere femminile, i valori registrati nell’ultimo anno sono invece in aumento. A livello nazionale, inoltre, l’incremento nel periodo temporale considerato è stato pari a +2,9 anni per gli uomini e +1,7 anni per le donne.

 

E non si capisce perché il Governo e le OO.SS. parlano di tutto e di questo – che è sotto gli occhi di tutti – per niente. E nemmeno l’INPS ne fa parola. Zitti e muti. Insomma il Sud del Paese dai tempi dell’unità d’Italia sono costretti a sopportare il disagio ed essere nel contempo penalizzati in ogni modo. Non è giusto e non è giusto!!!

 
 
 

Le accise sulla benzina...una truffa!

Post n°34 pubblicato il 01 Novembre 2016 da ilaedo
 
Foto di ilaedo

 

Ecco l'elenco delle accise che pesano sul prezzo dei carburanti nel nostro paese:

€ 0,000981: finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936;
€ 0,00723: finanziamento della crisi di Suez del 1956;
€ 0,00516: ricostruzione post disastro del Vajont del 1963;
€ 0,00516: ricostruzione post alluvione di Firenze del 1966;
€ 0,00516: ricostruzione post terremoto del Belice del 1968;
€ 0,0511: ricostruzione post terremoto del Friuli del 1976;
€ 0,0387: ricostruzione post terremoto dell’Irpinia del 1980;

 

€ 0,106: finanziamento della guerra in Libano del 1983;
€ 0,0114: finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
€ 0,02: rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
€ 0,005: acquisto di autobus ecologici nel 2005;
€ 0,0051: terremoto dell’Aquila del 2009;
€ 0,0073: finanziamento della manutenzione e la conservazione dei beni culturali, di enti ed istituzioni culturali nel 2011;
€ 0,04: arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
€ 0,0089: alluvione in Liguria e Toscana nel novembre 2011;
€ 0,082 (€ 0,113 sul diesel): decreto “Salva Italia” del governo Monti nel dicembre 2011;
€ 0,02: finanziamento post terremoti dell’Emilia del 2012.


Ma quanto guadagna lo Stato?: i conti sono facili, ogni centesimo di aumento sul carburante comporta un maggiore introito di circa 20 milioni di euro al mese per le casse dello Stato. Secondo i dati dell’Unione petrolifera nel 2007, le entrate fiscali alimentate dai prodotti petroliferi sono state superiori ai 35 miliardi (24,7 derivanti dalle accise e 10,5 dall’Iva).

Dai dati riportati sopra ogni accisa ha un nome. Una corretta amministrazione dovrebbe prevedere in bilancio le voci all’interno delle quali accantonare gli introiti da cui attingere poi, per lo scopo per cui sono state attivate e abolirle quando non sono più necessarie. Ridicolo leggere che si paga ancora l’accisa per la guerra di Etiopia o la crisi del canale di Suez, tanto per citarne alcune.

E invece i 20 milioni al mese che le casse dello Stato incamerano finiscono in un unico calderone che poi sono usati secondo necessità più disparate ma che niente hanno a che fare con le specifiche voci. Checchè se ne dica ogni disastro è una manna dal cielo per le categorie che ne beneficieranno. E non sto qui a specificare, ci si arriva da soli. Ricordo un addetto ai lavori, che a valle del terremoto dell’Irpinia, disse candidamente che ci vorrebbe un terremoto ogni dieci anni!

Oggi siamo in presenza di un altro dramma di grandi proporzioni che sta coinvolgendo il centro Italia, c’è chi sta vivendo momenti di sofferenza e chi si sta già sfregandosi le mani pensando a quanto reddito questo produrrà per le proprie tasche. Nelle TV chiedono ai cittadini di fare una donazione a favore dei terremotati; ma non basta quanto paghiamo ogni volta che facciamo benzina? Cos’altro si inventeranno per spillarci altri soldi? Perché di quelle accise non si fa un progetto organico che valga nel tempo per mettere in sicurezza case, fiumi, ponti etc…? lasciando una volta per tutte la TAV e il ponte di Messina? Forse non vale la pena perché non genera voti essendo una operazione a lungo termine? Il 23 maggio 2014, l'attuale presidente del consiglio Matteo Renzi aveva dichiarato di voler abolire tutte le vecchie accise, considerate ridicole. Eppure a oggi, le accise siano ancora lì e incidono per oltre il 50% sul prezzo della benzina. Un'altra presa per i fondelli nei confronti degli italiani.

 

 
 
 
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