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Il primo caffè

Post n°38 pubblicato il 16 Settembre 2018 da ilaedo
 
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Prendo il primo caffè del mattino, guardo fuori dalla finestra e vedo la città dove sono nato, cresciuto e dove tuttora vivo e penso quanto era bella e vivibile. La gioventù passata al lido azzurro, le serate con Tonino d’Ischia e altri gruppi locali ad allietarle. Gente che ricordo venivano dal Vomero per le serate con grandi cantanti. Qualche pastificio ancora a ricordare la nobile arte della pasta di cui Torre era capofila, le grandi e piccole officine che lavoravano a pieno ritmo, gli scavi Oplontini a ricordare il passato, le terme, i nomi di illustri uomini torresi ricordati dai nomi alle strade, dalle lapidi al cimitero, avevamo un distaccamento del VV.FF, l’INPS, l’Ospedale, etc… insomma vedevi una città laboriosa, una città che aveva qualcosa da mettere in mostra, da raccontare del suo passato, dell’allora presente e poi…e poi man mano questi pezzi uno per volta è stato lasciato andare via e sono stati permessi altri insediamenti, le cisterne dei veleni sempre di più al porto alimentate da liquidi cancerogeni che ci arrivano da chissà dove, da dove nessuno li vuole a casa propria, ora sento parlare di stoccaggio di rifiuti, altre cose che nessuno vuole a casa propria che probabilmente saranno imbarcati su altre navi grigie per chissà quali destinazioni. Intanto alzi lo sguardo e vedi il porto di Castellammare che ospita yacht transoceanici, panfili e tante bellissime barche da diporto. A Torre la sera scende il coprifuoco, tutti a casa o nelle città vicine che pullulano di negozi luccicanti, bar aperti dove si continua a vivere fino a tardi. E non credo che sia colpa dei nostri “politici”, non li credo capaci di produrre tutto questo, non per il bene per la loro città ma per incapacità anche a saper distruggere. E mi riferisco a quelli di sinistra, di destra e di centro, nessun sussulto e se mai qualcuno avesse dato un flebile segnale, subito messo a tacere. Lo dimostra il fatto, fateci caso sfogliando i giornali, solo ad accapigliarsi per un posto in giunta, per espropriare gli eletti, per cacciare il sindaco, visto solo in campagna elettorale, altrimenti nemmeno lo conoscerei, eppure sono spesso per strada. Proprio per questa loro incapacità comunque a fare qualcosa nel bene e nel male ho sempre pensato che la cosa non mi tornava, ho sempre pensato a “ordini superiori”, Torre deve morire facendo anche, se possibile, scomparire dalle carte geografiche il suo nome mentre chi passa sentirà il lezzo dell’immondizia stoccata e dei vapori cancerogeni che esaleranno dalle cisterne. Nei libri scriveranno qui esisteva una ridente cittadina dagli illustri passati, poi caduta in disgrazia. E vorrei, per non trascurare un altro aspetto negativo di Torre, ricordare a tutti, me compreso, la totale mancanza di senso civico e di amor proprio verso la città che fa parte del DNA dei torresi che risuona un po’ così…. “che teng’a verè” che la dice proprio tutta.

Alfredo Maiolino

 
 
 
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