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A proposito di cervelli in fugaIl giovane cervello in fuga, di bell’aspetto e dalla parlantina simpatica, a me ha fatto venire in mente una scenetta, memorabile, della Smorfia dell’indimenticato Massimo Troisi. Se non ricordo male Lello Arena interpretava giornalista, uno studioso , che faceva una inchiesta su chi viveva nei bassi di Napoli, in miseria ed in mezzo ai topi, non ricordo per conto di chi, se fosse un tentativo di risolvere il problema da parte dell’autorità . Massimo era l’abitante dei bassi, raccontava le difficoltà e le problematiche del disoccupato costretto a vivere in quelle condizioni, a modo suo ci raccontava le miserie di una vita del genere ed, ad ogni contestazione dei fatti, lo studioso Lello Arena, si irritava sempre di più sino ad arrivare alla battuta finale: Che cosa ne vuoi sapere tu dei tuoi problemi, quando noi li studiamo da vent’anni e non li abbiamo ancora capiti? Più o meno la sostanza della scenetta era questa. Che cosa ne sanno i lavoratori della Fiat, dell’ Alitalia, i ferrovieri, le commesse dei grandi magazzini dei loro problemi, quando ci sono cervelli in fuga che li studiano da Londra proponendo soluzioni che noi, poveri tapini lavoratori, proponevamo trent’anni fa? Il problema, allora come adesso, è che a governare la politica e l’economia c’ l’alta finanza, le banche, e la borghesia. I palazzinari, la nuova nobiltà economica, che andrebbe trattata come hanno fatto i francesi con la rivoluzione, con le ghigliottine in piazza. La propaganda mediatica imperialista è riuscita a mettere i giovani contro i vecchi, un massacro tra poveri che giova al sistema dove i giovani, non tutti ma sempre troppi, non si dedicano alla battaglia per i propri diritti ma a quella contro i diritti che ci siamo conquistati con lacrime, sacrifici e sangue. Certamente non alludo alle baby pensioni o alle clientele e privilegi elargiti dal potere per crearsi lo zoccolo duro elettorale. Io ho avuto la mia zecca personale che mi attaccava tutti i giorni, e tornerà, perchè difendevo al mai pensione dopo 43 anni di contributi nel settore privato, senza privilegi. Non c’è niente da fare, secondo lui sono un parassita, secondo me è un imbecille. P.S. Si parla tutti i giorni di laureati disoccupati, precari, senza prospettive, costretti per pochi euro ad ore nei call center. Lo sanno che a lavare le auto, fare il meccanico, lavare le scale si può guadagnare di più? Non che lo debbano fare tutta la vita, ci mancherebbe altro, ma i lavori manuali che non fanno parte della grande fabbrica, della grande distribuzione, chi li deve fare? Tra l’altro un lavoro di questo tipo, di sacrificio, sarebbe utile per farsi una coscienza sul valore del lavoro e della democrazia rappresentativa sindacale ed aiuterebbe a realizzare un ragionamento molto semplice, l’attacco all’art. 18 non è un problema economico, se una azienda è in crisi chiude e licenzia quando e come vuole. E’ un problema di diritti, democrazia, Costituzione, libertà. In parole povere è il regime economico che tenta di imporre il regime autoritario, fascista, aiutato dai banditi della politica e dai banchieri.
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