Il Blog del Mar

Timbro e scappo


Di Chiara ManfrediniIeri alle “Iene Show” il solito servizio sul malcostume dei dipendenti pubblici che timbrano il cartellino e poi escono per farsi beatamente gli affari propri. Ce né per tutti i gusti: chi va al bar e si degusta cappuccino e brioche seduto al tavalo, chi né approfitta per fare un salto in farmacia o in banca o al supermercato, o tutte e tre, chi timbra anche tre cartellini contemporaneamente di colleghi che si fingono in servizio e chi addirittura arriva in compagnia di figli piccoli o nipoti e, sbrigato solertemente il consueto rituale, riprende il portone d’ingresso e si allontana. Il tutto filmato dalle telecamere con tanto di insulti all’inviato e spregiudicata negazione da parte dei dirigenti. Come in un ritratto perfetto del malcostume all’italiana non sono mancate le dichiarazioni degli onorevoli, due, tutti e due naturalmente all’oscuro di tutto. E certo. La rivoluzione della pubblica amministrazione annunciata dall’ex ministro Brunetta sembra non aver portato ai risultati sperati. Nonostante le sanzioni e le vicende giudiziarie in corso gli “instancabili” funzionari statali perseverano nelle loro abitudini. E non parlategli di eccessivo garantismo statale, di privilegi non più supportabili nell’attuale congiuntura economica. I loro sono tutti diritti sacrosanti, conquistati con anni e anni di lotte sindacali. Si, tutti diritti e nessun dovere sembrerebbe. Guai a ritoccare il paniere dei loro privilegi, dicono di essere gli unici a pagare le tasse e che la rovina dell’Italia sono gli evasori fiscali che girano con macchine lussuose e portano i propri soldi all’estero. Ma l’amarezza non è tanto per il tentativo di fregare sempre il prossimo, questa ahimè è una consuetudine alla quale siamo abituati, ma piuttosto il fatto che questo esercito di funzionari sono i nostri padri e le nostre madri. Mi domando come sia possibile insegnare ai propri figli il senso del dovere e del rispetto delle regole timbrando un cartellino e scappando. L’apparato di funzionari pubblici fannulloni costa allo Stato migliaia di euro con risultati spesso deludenti. Siamo uno dei Paesi con la burocrazia più lenta e con i servizi pubblici più scadenti. Un articolo di ieri de “Il Giornale” parlava degli sprechi del sistema sanitario nazionale. Beh a sentire il comandante generale della Gdf, Nino Di Paolo:  «La lotta all’evasione e agli sprechi della pubblica amministrazione sono due facce della stessa medaglia». Superiore ai due miliardi di euro è il valore degli sprechi nella sanità. Ma lo sapete chi amministra i soldi che lo Stato elargisce alle strutture sanitarie? Sono i primari, i direttori sanitari, i medici. E in base a quale logica, mi chiedo, dovrebbero essere anche dei bravi manager? E’ necessario liberalizzare la gestione delle pubbliche amministrazioni secondo logiche imprenditoriali, ripensare le assunzioni sulla base di un quadro reale di  necessità e produttività ma questo si può fare soltanto in un modo: allentando le maglie contrattuali esistenti e riorganizzando la gestione delle competenze e degli affidamenti. Vorrei dire ai nostri padri e alle nostre madri che timbrano il cartellino e poi scappano che l’aria deve necessariamente cambiare, che la scusa degli ingiusti privilegi della casta o degli illeciti finanziari degli imprenditori non rappresentano una scusa sufficiente a giustificare abitudini inaccettabili. Bisogna mettersi in testa che è necessario rinunciare a superdiritti completamente al di fuori da logiche di crescita economica.E’ vero che le lobby economiche e finanziarie sembrano volare sopra le nostre teste decidendo le nostri sorti ma è altrettanto vero che un rinnovamento culturale ha il poter di aprire le nostri menti, capire cosa ci conviene e in che modo ottenerlo. Qualcuno diceva "la consapevolezza è un’arma"