Il Blog del Mar

IL CINICO NON E’ ADATTO A QUESTO MESTIERE


Di Chiara Manfredini In questi anni affamati di scoop scandalistici, di inchieste giudiziarie nate e compiute sui giornali, condite di particolari piccanti, per soddisfare un voyeurismo diffuso; in questi anni di plastici esaminati in Tv, alla corte di improvvisati commentatori di delitti in diretta; in questi anni in cui anche l’attività investigativa sembra aver rinunciato ad una parte della sua segretezza per accontentare un’opinione pubblica alla continua ricerca di prove e indizi; in questi anni di serializzazione delle tragedie (per dirla come Aldo Grasso); in questi anni di eccessi in cui sembra non esistano più limiti alla smania di sapere, mi è tornata alla mente la lezione di una delle più grandi firme del giornalismo internazionale, Ryszard Kapuściński. La semplicità e irreprensibilità delle sue analisi sul mestiere del giornalista. L'Etica nel giornalismo non è un codice fatto di articoli per imbrigliare la libertà di stampa entro limiti invalicabili, l’Etica è la nostra coscienza, un interlocutore al quale appellarsi nell’esercizio, a volte critico, di questo mestiere. Quella che Kapuściński interiorizza nelle qualità dell’essere umano, in quella netta discriminante tra un bravo e un cattivo giornalista. Il cinico non è adatto a questo mestiere. Ne era convinto Kapuściński, che pensava che per essere dei buoni giornalisti bisogna essere dei buoni esseri umani. Perché soltanto se si è una buona persona si può tentare di capire gli altri, le loro intenzioni, le loro tragedie e diventare immediatamente, fin dal primo momento, parte del loro destino. “Senza questa qualità potrete essere dei buoni direttori, ma non dei buoni giornalisti” – diceva.