Il Blog del Mar

IL PAKISTAN FA SPALLUCCE SUL DOSSIER NATO CHE LO ACCUSA DI SOSTENERE I TALEBANI


Il rapporto, per la prima volta, accusa l'intelligence di Islamabad di “manipolare” la resistenza afgana. Il ministro degli Esteri pachistano: “Non abbiamo piani segreti e vogliamo un Afghanistan stabile”. Secondo lo studio, gli studenti coranici non hanno nessuna intenzione di deporre le armi Il ministro degli Esteri del Pakistan, Hina Rabbani Khar, ha definito “vino vecchio in una bottiglia ancora più vecchia” il rapporto confidenziale della Nato sui talebani afgani che ieri mattina è apparso sul sito della Bbc. Mentre sul web cominciava e estendersi il contagio telematico che proiettava il dossier segreto del 6 gennaio scorso sui pc di mezzo mondo, Hina Rabbani Khar si trovava Kabul per un incontro con Hamid Karzai.I rapporti tra i due Paesi non sono mai stati facili e in questo momento i nervi sono tesi nelle due capitali: a Kabul il governo di Karzai teme di essere tagliato fuori da negoziati diretti tra talebani, americani e Nato. A Islamabad, un governo civile fragile e con scarso consenso, fa i conti quotidianamente con rumors che attribuiscono alla potente casta militare l’intenzione di tornare a un vecchio refrain: il colpo di stato. Così il capo della diplomazia di Islamabad ha dovuto correre ai ripari proprio per via di un dossier che ribadisce, per la prima volta in maniera chiara, diretta e circostanziata, che dietro i talebani afgani c’è l’Isi, i servizi di sicurezza di Islamabad. Che frequentano e sostengono una leadership che dal Pakistan comanda le operazioni in Afghanistan e che vive in residenze il cui domicilio è ben conosciuto dai servizi pachistani.Hina Rabbani Khar ha dovuto reiterare che il Pakistan “non ha piani segreti” e che Islamabad ha interesse in un “Afghanistan stabile”, dove ogni decisione sul futuro del Paese deve essere soprattutto “afgana”. Ma il siluro contenuto nel dossier di Bruxelles non si può ignorare. Non sono i file “rubati” di wikileaks, le mezze frasi di un diplomatico o le accuse ufficiali al Pakistan – specie americane – che devono sempre però essere fatte nel linguaggio asettico e blando delle cancellerie. Il siluro viene da una fonte importante e istituzionale – la Nato – impegnata in Afghanistan con oltre 130mila soldati.Cosa dice il rapporto. Il dossier della Nato dice in sostanza due cose: che i talebani guadagnano consenso e forza e che il ritiro della Nato potrebbe essere fatale al governo di Kabul. Un’ammissione scomoda, specie la prima (e che la Nato non ha interesse a che venga divulgata). Aggiunge poi che l’Isi continua, nonostante le promesse, ad aiutare l’insurrezione afgana: ne conosce uomini e domicilio in Pakistan. E le fonti, questa volta, non sono solo barbe finte occidentali: il rapporto si basa su migliaia di interviste (o interrogatori), quattromila delle quali fatte a talebani afgani e jihadisti di vara provenienza, più o meno affiliati ad Al Qaeda. Sono queste fonti a raccontare una scomoda verità, confermata poi da opinioni e indagini, con nomi e cognomi. In generale il dossier accusa l’Isi di manipolare la dirigenza talebana ma dice anche che alcuni gruppi (segnatamente la cosiddetta Rete Haqqani, quella più radicale e ritenuta più vicina al Pakistan) sono più che solo ospiti: alcune residenze della famiglia Haqqani, una potente lobby di ex mujaheddin dell’epoca della lotta contro l’Urss, sono a pochi passi da una base dell’Isi in Waziristan. E’ il caso di Nasiruddin Haqqani, uno dei figli del fondatore della Rete.di Emanuele Giordana